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La folla degli studenti di Hogwarts quel diciannove aprile si aprì come il Mar Rosso, al passaggio della dea che si era abbassata a camminare fra loro comuni mortali.
Occhiate adoranti e innamorate dai maschi, invidia e ammirazione dalle studentesse.
Lady Lucilla del casato dei Lancaster attraversò le arcate del giardino avvolta in un leggero mantello dall'interno a stampa damascata, su un abito color lavanda, apparentemente impalpabile come una piuma.
I lunghi capelli bruni ondeggiavano come animati di vita propria, i lineamenti squisitamente perfetti serrati in una maschera che anche il più esperto osservatore avrebbe giudicato d'indifferenza.
Eppure nell'anima di Lady Lucilla si agitava qualcosa.
In lei si annidava il serpente del sospetto, della collera, della frustrazione.
Sentimenti che da tempo non provava.
Da anni.
Era incredibile. Sentimenti che aveva provato da ragazzina, una misera mezzodemone, ora che era un essere tanto potente si rigettavano su di lei quasi triplicati.
A cosa serviva essere tanto potenti e immortali se era riuscita a fallire nel compito che anche la più misera donna mortale sapeva portare a termine con dignità e onore?
Il compito di madre...si, lei aveva miseramente fallito.
La sua forza, la sua conoscenza, la sua grandezza...non erano state sufficienti.
Per sei lunghi anni aveva taciuto, covando dentro la paura che la promessa fatta a un bambino undicenne un giorno le si sarebbe rivoltata contro. E ora quella paura aveva preso forma nella durezza dell'anima di un ragazzo che si estraniava dalla vita ogni giorno di più.
Quanta determinazione in un singolo piccolo e mortale essere umano.
Cosa portava a fare la disperazione.
Cosa portava a fare l'onore, il coraggio, la riconoscenza.
Solo gli umani conoscevano il sacrificio per simili concetti.
Lo pensò di nuovo quando sulla soglia della sala riunioni della Torre Oscura vide Harry Potter sgattaiolare da sotto la tavola, gattonando per afferrare il piccolo Lucas che scorrazzava in giro con le mani tutte sporche di cioccolata.
Il bambino sopravvissuto.
Così tanto colpito duramente dalla vita...ma sempre in piedi.
- Ciao Lucilla.- Harry le sorrise dolcemente, afferrando suo figlio per il bordo del maglioncino che indossava.
- Ciao.- salutò, chiudendosi la porta alle spalle - Tutto bene?-
- Abbastanza.- replicò Potter, sedendo Lucas sulla tavola e pulendogli il faccino sporco con un fazzoletto umido - A parte Jeremy e Lucas che hanno imparato a svitare i barattoli, gli studenti di sotto che si accusano fra loro di essere affiliati di Voldemort e Malfoy che s'è preso la febbre direi che va tutto bene.- per poi aggiungere - Ah, dimenticavo...Draco ha fatto qualcosa alla fede di Herm e adesso lei non riesce più a togliersela. Inoltre credo che tuo figlio abbia finalmente gettato alle ortiche il suo riserbo e si sia tolto la cintura di castità. Ammesso che t'interessi.-
Lucilla evitò di pensare anche solo per un momento a ciò che significava quella frase e si guardò attorno.
- Parlando di Tom...dov'è?-
- Con Cloe spero.- ghignò Potter, sistemando Lucas nel box con Glory e Faith, che giocava con delle formine di stoffa magica, che squittivano quando la piccola le mordeva per farsi i dentini - Altrimenti a studiare a Grifondoro. Come mai non sei venuta al colloquio, a proposito?-
- Non ero in vena.- rispose, incupendosi di colpo e tornando alla porta - Devo parlare con lui, ci vediamo più tardi.-
La demone aveva già abbassato la maniglia che il bambino sopravvissuto la richiamò.
I fianchi poggiati alla tavola, le braccia incrociate.
E quegli occhi verdi che non subivano inganni che la fissavano attenti.
- E' da un pezzo che non parli con me, Lucilla.- le disse a bassa voce - Tu hai qualcosa che non va. E Tristan è preoccupato.-
- Problemi vecchi.- rispose, senza guardarlo in faccia - Posso risolverli da sola.-
- Sicura?-
No. No, Harry, aiutami!
- Certo.- e abbozzò un sorriso spento - Ci vediamo a cena Harry. Grazie.-
- Figurati.- e le lanciò un bacio con due dita, mentre lei spariva oltre la soglia.
Una volta sul pianerottolo si appoggiò alla balaustra a chiocciola della scala...cominciando a sentire il cuore batterle nel petto. Stava battendo...per la prima volta dopo quasi diciotto anni.
L'ultima volta era stato Tristan a farglielo battere...ma d'amore, di passione.
Ora invece il suo cuore di demone sembrava spaccarsi in due per un sentimento ben lontano da tutto ciò.
Cercò di ricomporsi, scostandosi le magnifiche chiome dalle spalle e tornata al primo piano, ricordò vagamente la posizione della Torre di Grifondoro.
La Signora Grassa non le fece storie per farla passare, visto che Silente fin dai primi attacchi aveva confidato agli Auror le parole d'ordine, in caso di problemi e superata la soglia, Lucilla rimase immobile a osservare di primo acchito lo stupendo e caldo arredamento del nascondiglio dei grifoni.
La gelida alterigia dell'arredamento di Serpeverde ora cozzava nei suoi ricordi con ciò che le stavano trasmettendo gli arazzi rossi e oro della torre.
E il vociare...non aveva mai sentito voci così allegre nella tetra e silenziosa Serpeverde.
- Lady Lancaster!-
Lucilla abbassò improvvisamente il viso per trovarsi sotto al naso un gruppetto di minuscole bimbette del primo anno.
Il richiamo delle matricole servì per attirare l'attenzione di tutto il dormitorio, tanto che i maschi avevano già la mascella a terra quando arrivò Degona, felicissima.
- Mamma!- tubò, raggiungendola - Ciao mamma! Che bello che sei venuta finalmente!-
La piccola fece un rapido giro di presentazioni delle sue compagne di stanza, da Isabella Prentice che era la sua amica del cuore, alla povera Tilde Graham che aveva rischiato di passarsi il pomeriggio nel bagno per colpa di quel deficiente di Damon, e infine la magrissima Leah Lang.
La demone non si ricordava già più un solo nome quando a darle il colpo di grazia arrivarono quei pervertiti del settimo anno, tutti gli amici di Tom per capirci, compresi quei porci di Martin, Bruce e Sedwigh che non avevano mai fatto mistero neanche a Riddle di quanto Lady Lancaster fosse l'angelo, o in questo caso il demone, dei loro sogni.
- Come mai qua mamma?- chiese Degona sorridente, quando la folla si fu un po' separata.
- Devo vedere Tom.- rispose Lucilla dolcemente, carezzandole la testolina - E' in camera sua?-
- Ehm...si, credo di si. L'ho visto arrivare alle tre e mezza. Credo abbia da studiare, quei poveretti del M.A.G.O. stanno un po' perdendo il contatto con la realtà credo. Aspetta...- e si volse oltre sua madre, ridacchiando - Ciao Cloe! Hai visto per caso Tom in giro?-
La King sbadigliò. Bofonchiando un ciao le raggiunse per poi ricordarsi che Lucilla nonostante tutto era la madre di Tom. Ebbe la decenza di arrossire vagamente, tanto che la Lancaster se ne accorse, piegando appena la bocca.
Ma tu guarda, allora Harry aveva ragione.
- Tom è stato un po' in Sala Duelli.- rispose la biondina - Poi mi ha detto che tornava a studiare Sineologia. Che succede Lucilla, guai?-
- Per il momento ancora no, ma devo parlarci un attimo. Potete portarmi in camera sua? Qua non mi so rigirare.-
- Ma certo, vieni!-
Salendo nel dormitorio maschile, la Lancaster ebbe modo di fare un tuffo nel passato. Vide scope da quidditch che svolazzavano impunemente, pozioni fumanti abbandonate, libri accatastati, confusione, portacenere pieni, vestiti che saltellavano sul pavimento...un delirio.
Una volta davanti alla porta del Caposcuola di Grifondoro, Lucilla sentì che il suo cuore aveva raggiunto livelli critici.
Batteva troppo forte. Le stava combinando qualcosa al metabolismo che non era sicura di riuscire a controllare...e probabilmente sarebbe svenuta se, entrando e trovando la stanza totalmente deserta, non avesse agguantato una poltrona per appoggiarvisi di peso.
- Mamma ma cos'hai? Non stai bene?- le chiese Degona preoccupata, tenendola per un braccio.
- Va tutto bene.- balbettò la demone, inspirando a fondo - Qua Tom non c'è...-
- Già. Che strano. Adesso te lo cerco io.- e la King socchiuse le palpebre, iniziando la sua dura ricerca.
Del tutto vana.
Perché Lucilla si avvide della Polvere Volante sparsa sul pavimento, davanti al camino spento.
E Degona trovò una lettera accartocciata, proprio sul letto di Riddle.
- Mamma...- la piccola Mckay al solo tocco della lettera avvertì una sensazione bruttissima - Mamma, questa è una lettera del Ministero...non capisco...- e la porse di volata alla demone - Ma cosa dice?-
Cosa diceva?
Fine.
Ecco cosa diceva.
- Ragazze...correte a chiamare Harry. E tutti quanti gli altri. Che mi raggiungano immediatamente al Ministero della Magia, nei sotterranei del Wizengamot. SUBITO!- urlò, al colmo della disperazione.
Guardò rapidamente l'ora.
Le quattro in punto.
E Tom aveva truccato il suo camino durante l'anno, affinché avesse potuto funzionare con la Polvere.
Era tutto programmato.
E lei rimase lì con quella lettera fra le mani mentre Cloe sentiva che ogni traccia di sangue le stava defluendo dal viso. Tom non era a Hogwarts.
Non c'era più. Da nessuna parte.

I Figli Della Speranza  |Dramione|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora