- State già partendo?-
Harry Potter non alzò neanche gli occhi dal giornale, sprofondato a Grimmauld Place n° 12, davanti alla colazione.
Deirdre Warfield, alias la Perfida, aveva appena posto la domanda a lui forse, ma fu Ron a rispondere, tirandogli un calcio da sotto al tavolo per punire la sua scortesia.
Peccato che il bambino sopravvissuto fosse ormai saturo dei modi di quella donna che piano piano gli aveva portato via il tempo esclusivo che il suo padrino gli dedicava.
A parte quello comunque, si era fatto tardi.
Erano già le sette di mattina e dovevano raggiungere Hogwarts prima delle otto, per accogliere gli studenti in sicurezza.
Uno studente però quel giorno non si sarebbe presentato.
Bevve un sorso di caffè, continuando a tenersi collegato a Tom, per quanto possibile.
Era sicuro che stesse bene, lo percepiva da una sorta di onde che il giovane Riddle cercava di fargli percepire, tramite un labile contatto che erano riusciti a mantenere, nonostante Voldemort, quel maledetto, ci avesse messo di mezzo lo zampino.
Bastardo.
Cercava in tutti i modi di tagliare le catene che ancora li legavano...
Con pazienza riuscì a sorridere vedendo Lucas e Glory sgambettare nel salone, rincorsi da mamma Weasley che aveva dato un minuto di pace alla povera Pansy, e poi sorrise anche alla piccola Faith, seduta sul seggiolone magico di Lucas.
La piccola agitò le gambette cicciotte, gli occhioni azzurri sempre attenti a ogni più piccola percezione, ogni movimento, voce, colore, suono.
Sarebbe stata un vero diavoletto, già se la immaginava.
Le carezzò la testina scura, proprio quando arrivò Sirius, seguito da Remus e Kingsley.
- Ecco qua il mostriciattolo.- tubò Black, facendo ridere Faith senza un dente e sollevandola in aria - Allora, che programmi abbiamo per questo scricciolo?-
- Flora e le altre non hanno problemi ad occuparsi anche di Faith.- rispose Elettra, seduta accanto a Harry - E poi io ho ancora tempo per decidere se continuare a giocare o smettere, quindi non c'è problema.-
- Non ci pensare neanche a smettere.- le disse Harry serio.
- Già, levatelo dalla testa.- disse anche Pansy, che ora aveva un delizioso pancino, tirato come il cuoio di un pallone da basket - Non è giusto che smetti di lavorare. Ci siamo io e le tate.-
- Si ma tu aspetti due gemelli, in più fra Lucas, Glory, Alexander e Jemery non è che le tate si possano dire allegre.- rise la bionda.
- Non vuol dire nulla. A te piace giocare, devi continuare a farlo!- la spronò Ron - Anche perché il tuo mister ci ammazza.- aggiunse poi, sarcastico - Da quando sei in squadra arriviamo sempre alle finali mondiali.-
- Tralasciando il gioco...- l'interruppe Molly, con tono perentorio - Cos'avete intenzione di fare una volta tornati a Hogwarts? Non vorrete lasciare quel povero ragazzo nelle mani di quell'uomo ancora per molto spero! È scandaloso!-
- Si e anche pericoloso andare a riprenderlo senza un buon piano.- la blandì Arthur Weasley - Cara, ragiona. Non si può entrare a Dark Hell Manor senza una tattica preparata.-
- Rischiamo l'osso del collo e se moriamo noi, nessuno più potrà liberare il ragazzo.- concluse saggiamente Kingsley.
- Non ne dubito ma sbrigatevi.- alitò malinconica - Non oso pensare a come possa stare il povero Tom.-
- Grazie mamma, ci mancava davvero.- sibilò Ron, ironico. Poi si alzò in piedi, afferrando mantello e guanti - Forza. Vado a controllare la squadra in uscita.-
- Viene Gary con voi.- disse Kingsley, già vestito di tutto punto - Io e Malocchio vi aspettiamo alle porte della scuola.-
- Ottimo.- poi Sirius si guardò attorno - Hermione e Draco dove sono?-
- A litigare con "la donna delle nozze".- cinguettò Pansy malefica.
- La cosa?- allibì Black.
- L'organizzatrice.- spiegò meglio la ragazza - Hermione dopo cinque volte s'è stufata e ha delegato tutto a questa tizia. L'ho conosciuta tre settimane fa. E' fuori di testa.-
- La data?-
- Il primo aprile, ha anticipato di dieci giorni.-
- Che cosa?!- gracchiò Molly Weasley - Ma non manca neanche un mese!-
- Vorranno giocare sull'effetto sorpresa.- frecciò Harry - Spero vivamente che stavolta ce la facciano. È già tanto se non siamo finiti tutti agli Alcolisti Anonimi col vino che è avanzato da ogni cerimonia andata male.-
- Non dirmelo.- rise Black, passandogli Faith - Ok, ci siete tutti?-
- A dire il vero no.- Elettra si guardò attorno, Lucas in braccio che le tirava i lunghi capelli - Dov'è Edward?-
Già, dov'era andato Dalton?
- Ron, hai sentito Edward da ieri sera?- chiese Potter cominciando a subodorare qualcosa.
Il rossino aguzzò i lineamenti.
- E' andato al velodromo dici? Bastardo...-
- Già, senza dirmi niente.- tubò Sirius andandosene in soggiorno.
- Lascia perdere.- Harry agitò la mano, indifferente alle follie del padrino - Richiama Herm e Malferret, si parte. Intanto chiedo a Clay di trovarmi quel deficiente.-
Fu del tutto inutile far scomodare Harcourt perché poco dopo, in un momento di totale calma prima della partenza per Hogwarts, l'allarme di Grimmauld Place si mise a squillare letteralmente impazzito, con un fracasso tale da terrorizzare a morte ogni membro della casa.
Fu nel salone che Harry, arrivato per primo insieme a Ron, vide qualcosa che lo lasciò senza fiato.
Un orribile diavoletto con ali, corna e coda, seguito da altri tre della sua razza, era aggrappato addosso a Edward.
Lacero e sporco di sangue, il mago riuscì con una gomitata a spedirne uno lontano da lui...e da Ophelia.
Ghiacciati, agirono più in fretta possibile visto che Dalton non sembrava in grado di rimettersi in piedi.
Con una magia d'attacco e un Immobilus fermarono quella cloaca di mostri orrorifici, che emettevano stridii infernali degni di un incidente automobilistico, ma non fu sufficiente.
Quei diavoletti si liberarono nel giro di due secondi dall'incantesimo, come se ne fossero stati immuni e fecero per rivoltarsi contro Ophelia, eppure la ragazza afferrata una sedia riuscì a tenerseli lontani il tempo sufficiente per la Smaterializzazione di Draco ed Hermione.
- Interior Inflammare!- scandì la strega dagli occhi d'oro, agitando la bacchetta con un movimento sinuoso.
Fu sorprennte, vera magia oscura. Un degno finale per quei mostri, qualcosa che avrebbe fatto davvero battere le mani a Lord Voldemort: fra grida e squittii da rapace, dei quattro diavoletti non rimase che cenere...per autocombustione. All'inferno del loro stesso corpo.
Poco più tardi Edward Dalton se ne stava sdraiato sul divano del salone, il jeans stracciati e insanguinati sul ginocchio destro ridotto in uno stato pietoso.
Il dolore era così forte che con un'occhiata aveva capito perché.
Il menisco.
- Qua serve un Medimago.- sibilò Hermione, che tamponava la ferita come poteva - Oppure chiamatemi Jeager...o Lucilla. O chi vi pare, basta che non sia un essere umano comune!-
- Complimenti per la carne flambé mezzosangue.- frecciò Draco nel frattempo, sparendo in cucina a prendere altra acqua e altre bende, continuando a borbottarle dietro - Gagia!-
- Tranquillo Ed.- gli disse Harry, seduto accanto a lui - O Jeager o Lucilla, riusciranno a sistemare ogni cosa.-
- Si, tutto quello che vuoi...- gracchiò Ron isterico - Ma si può sapere dove cazzo eri Ed? In un girone infernale?! Cosa diavolo erano quegli affari? E perché cavolo ti sei fatto scoprire da Ophelia?!-
Silenzio. Tutto l'Ordine si volse verso la ragazza, seduta a tavola con la testa incassata nelle spalle.
Si erano fatti beccare.
- Chiamo gli Obliviatori.- sospirò Pansy.
- No, no!- sbottò Edward, serrando i denti - Questa faccenda la sistemo io.-
- S'è visto.- ironizzò Draco, raggiungendoli con alle spalle una bacinella d'acqua che galleggiava a mezz'aria, sotto gli occhioni stravolti di Ophelia - Comunque parla. Dov'eri?-
- Al Tower Bridge.- sussurrò, come se il ginocchio stesse per spezzarsi - Ho visto i gufi. Sono apparsi lì, dal nulla. Poi sono arrivati gl'Illuminati e ci hanno attaccati usando quei cosi.-
- Diavoletti del Tartaro.- lo prevenne Jeager Crenshaw, entrando e levandosi il cappuccio - Complimenti Hargrave, hai idea di quanto costino sul mercato? Potevi almeno lasciarne vivo uno! Ci saremmo comprati il Chianti per le tue nozze, che cazzo...non capisci una mazza!-
- Sta zitto e sistemagli questa gamba.- ordinò la Grifoncina - Dove diavolo li hanno presi? Come fa Grimaldentis ad avere dei Diavoletti del Tartaro? E come ha fatto a vederti sul Tower Bridge?-
- Ci ho pensato.- annuì Edward, cacciando un'imprecazione sommessa quando Jeager gli levò le bende - Ron, quando eravamo sull'Arca, ha detto che è impossibile Smaterializzarsi, giusto? Sia per entrare che per uscire.-
- Quindi credi che ci sia un portale fra i meccanismi del Tower Bridge?- Harry alzò le sopracciglia - Non è cretina come idea.-
- Neanche come l'amputazione di questa gamba.- disse Jeager.
- Cosa?- sbottò Ophelia all'improvviso - Insomma non potete portarlo all'ospedale?-
- Calmati.- le sorrise Elettra con calore - Qua andrà benissimo.-
- Andrà bene per voi ma non per me.- fece la babbana, sconvolta - Insomma cosa accidenti è successo? Prima eravamo al ponte, poi tutta quella gente c'è venuta addosso...insieme... a quei cosi disgustosi...Edward si fa male e riappariamo qua...- e si guardò attorno, sempre più basita - E come se non bastasse i quadri di muovono...-
- Se è per quello parlano anche.- le disse Ron.
- Oh, insomma.- li zittì Remus - Ragazzi, o chiamiamo gli Obliviatori per cancellarle la memoria o le dite tutto. Decidete voi, così la state solo confondendo.-
- Quando fai il duro sei uno spettacolo.- ironizzò Sirius.
- Allora?- l'incalzò Ophelia - Che diavolo succede? Chi siete voi? Edward?- e lo fissò preoccupata - Cosa...-
La porta sbattè in quel momento, annunciando un altro arrivo.
Non molto...provvidenziale, si può dire.
Capelli sale e pepe, fisico asciutto ma imponente, George Dalton mise piede nella stanza con sguardo severo. La sua splendida figura dava una chiara idea di come sarebbe stato Edward in versione "stagionata" ed era un vero schianto.
- Thò, il fedifrago.- l'apostrofò Edward, sarcastico.
- Per l'amor del cielo, non cominciamo.- sbuffò l'uomo, salutando tutti i presenti con aria serafica mentre si levava guanti, mantello e giacca - Cos'hai combinato questa volta?-
- Sono qua con la rotula aperta in due, secondo te cos'ho combinato?- ululò Dalton junior, che solitamente non faceva mai piazzate in pubblico ma che stavolta, a causa del dolore, si stava comportando in maniera alquanto inusuale - E grazie per aver lasciato a casa la tua colomba, grazie mille!-
- Dio.- fece Draco in sottofondo - Credevo di averli io dei problemi con mio padre...-
Harry sbuffò, salutando il padre di Edward - Salve signor Dalton. Grazie per essere venuto.-
- Figurati.- sorrise l'uomo, dando una pacca affettuosa a lui e Ron - Allora? Cos'è accaduto stavolta?-
- Edward era al Tower Bridge con Ophelia e sono stati attaccati dagli Illuminati.-
- Ophelia?- George Dalton osservò la ragazza, stranito.
- Cos'è non ti piace il nome?- ruggì Edward.
Evitando di roteare gli occhi, suo padre si comportò come al solito con una donna, ovvero da perfetto gentiluomo e da come sorrise anche la babbana, doveva essersi un pelino tranquillizzata.
- Cosa facevi con una civile in un posto pericoloso?- lo inquisì poi.
- Civile e babbana.- lo corresse, andando del tutto fuori di testa.
- Babbana?- George Dalton levò le sopracciglia, tornando a fissare la ragazza - E' incinta?-
- Possibile che pensi solo a quello? No, non è incinta!- rincarò subito Edward, mentre a bassa voce Ophelia chiedeva ad Elettra e Pansy se davvero sembrava che fosse in dolce attesa, scatenando così un coro di ghignatine in sottofondo alquanto deleterio, visto che l'ex Corvonero non solo era dolorante e ferito, ma anche al limite di una crisi di nervi.
- Insomma, quindi eri con una tua amica babbana sotto il naso degli Illuminati.- concluse suo padre dopo la spiegazione degli altri - Tanto valeva ti fossi attaccato un bersaglio alla schiena.-
- Bel suggerimento. Ne hai altri da darmi, fedifrago traditore?-
- Ehm, scusate...- s'intromise Hermione con dolcezza - Forse è meglio sistemare quel ginocchio. Di...tradimenti o corna ne parlate un'altra volta, ok?-
- No, non va bene!- sbottò Edward, mentre Jeager finiva almeno di cicatrizzargli quello sfregio profondo - E tanto che siamo qua, lasciati dire due cosette!-
- Sentiamo.- bofonchiò George Dalton, roteando gli occhi.
- Uno.- sbottò l'ex Corvonero - La mamma è morta da quindici anni, non ti sembra un po' presto per risposarti? Non mi piace quella donna, dovevi presentarmela prima di dirmi che ti risposavi e non mi piacciono neanche i suoi cappelli!-
- Ne prenderò nota.- sospirò l'altro, con una pazienza che invidiava anche Remus - La seconda cosa?-
Edward si alzò saltellando, con un perverso ghigno sulla faccia e raggiunse la porta.
- Mi spiace tanto per il sangue di famiglia ma sappi che per me Ophelia non è solo una amica! E alla prima occasione oltre a sputtanarti tutto il conto in banca alle corse vedrò di combinarti qualcosa al tuo prezioso albero di discendenza! Come la mettiamo adesso?-
Cosa fare con un figlio così?
- Black hai qualcosa da bere?- bofonchiò George Dalton con aria di uno ormai abituato a tutto.
- Certo, ne avevo giusto bisogno anche io!-
E dopo di che si sentì solo lo sbattere della porta del salone, con Edward sparito con la velocità di una locomotiva e tutti i quadri che si misero a sbraitare inferociti...compresa la cara signora Black.
Hogwarts.
Il vociare in sottofondo non smetteva...
Quelle voci non tacevano...
Damon Howthorne levò la testa da sotto il rubinetto, fregandosene del freddo, del decoro, di tutto.
Scosse i capelli, poggiandosi di peso contro il lavandino.
Nello specchio vide Mirtilla continuare a fare su e giù, alle sue spalle.
Si asciugò le mani e si accese una sigaretta, dando una rapida boccata. Quasi nervosa.
Si stavano accavallando...parlavano l'una sull'altra.
Ora ne era sicuro.
Non era un'otite.
Altro che otite. Altro che polmonite che lasciava strascichi.
Era qualcosa di diverso.
Che stesse diventando un empatico? No, non era possibile.
Ci aveva provato in quei giorni ma non sentiva pensieri, sentimenti, tensione, gioia, dolore...niente.
Sentiva solo voci.
Ma che voci fossero...lui non lo sapeva.
- Tu hai qualcosa di diverso da solito.- squittì Mirtilla Malcontenta, scrutandolo con occhi sottili.
- Ah si?- fece quasi senza averla sentita, lasciandosi andare seduto sui gradini dei bagni.
- Si.- sbottò, apparendogli davanti al naso - Tu hai qualcosa di diverso.-
Diverso.
Non c'era Tom con lui.
Da tre giorno ormai.
Era sparito venerdì e ancora nessuno, nemmeno Tristan e Lucilla, gli aveva parlato di un piano di salvataggio.
Serrò i denti all'improvviso, quando una vocetta acuta gli strillò in testa qualcosa.
Non afferrò, era stato solo un eco ma ora la cosa si faceva grave davvero.
Doveva discuterne con qualcuno.
Probabilmente anni e anni di cadaveri visti in sogno, uniti allo stress di non poterne parlare e al fatto di evitare l'aiuto di uno strizzacervelli l'avevano fatto diventare paranoico. Perché ricordava la ragazza morta nel bagno.
Ora non vedeva più schiattare la gente in sogno.
La vedeva anche dal vivo.
Scosse il capo, dandosi del paranoico per davvero.
Era impossibile vedere i morti...
Lo era vero?
Di colpo alzò lo sguardo di ghiaccio su Mirtilla, l'espressione corrucciata.
- Mirtilla...senti...-
- Si?- tubò il fantasma, andandogli di nuovo vicino tutta mielosa - Dimmi tutto!-
- Ecco...puoi dirmi che differenza, intendo la differenza precisa, fra fantasmi e Poltergeist?-
- Hn, ancora non lo sai?- cinguettò la ragazza, gongolando - Bene, te lo dico subito. Io sono un fantasma. E sono impalpabile, non ho forza. Nel senso che non possiedo neanche la telecinesi, non ho magia. Non posso muovere gli oggetti, come invece fa Pix che è un orrido e molesto Poltergeist!-
- Tutto qua?- chiese deluso - Cioè...fra gli esseri Non-Morti ci sono solo fantasmi e Poltergeist?-
- Si, esatto. Fra i Non-Morti ci siamo solo noi e scusa se è poco!- per poi ridacchiare - Meno male che tu vedi solo come muore la gente! Vedessi anche i Non-Vivi moriresti di paura!-
Damon corrucciò la fronte, richiamandola prima che si nascondesse in una tazza.
- Non-Vivi?- riecheggiò - Che roba è? Non ho mai sentito parlare di gente simile.-
- Infatti i maghi non li vedono, per questo non possono scrivere su di loro. Almeno...c'è gente che nasce col dono di vedere i Non-Vivi circa una volta ogni tre secoli. I Non-Vivi sono gli spiriti che restano sulla terra, appena resi inutilizzabili le loro spoglie mortali, ovvero persone normali, sia babbani che maghi che crepano per le cause del fato. A differenza di noi fantasmi però non sanno di essere morti e se ne vanno in giro terrorizzando gli umani e i maghi. Visto che nessuno può vederli, se non alcuni demoni con particolari capacità, non se ne parla molto.-
- E come sono questi Non-Vivi? Tu li vedi?- la incalzò.
- Ogni tanto. Sono com'erano prima, con l'aspetto di quando sono morti. Per loro il tempo si ferma, ecco tutto.-
La ragazza.
Vestita per uscire, un foro di pallottola in mezzo alla fronte.
- Cristo Santo.-
- Già, da far accapponare la pelle!- ridacchiò Mirtilla - Ora scusa ma i prefetti fanno il bagno a quest'ora del pomeriggio. Penso che andrò a dare un'occhiata. Ciao!-
Solo, lasciò andare il capo all'indietro contro la parete.
Se fosse stato vero?
Possibile?
I suoi poteri stavano mutando in questo modo?
Ora poteva anche vedere i morti al di fuori dei sogni?
Ma come faceva ad esserne sicuro?
La porta si aprì e si richiuse ma lui non alzò neanche lo sguardo.
Dopo un secondo sentì il famigliare profumo di fiori di Cloe King. Aveva passato ogni notte a Cedar House rannicchiata nel letto di Tom...e ora lo raggiunse, rannicchiandosi contro la sua spalla.
La strinse forte, spegnendo la sigaretta.
- Dimmi che sta bene.- lo supplicò.
- Sta bene.- le disse, carezzandole i capelli.
- Dimmi che non morirà.-
- Te l'ho detto. Io e lui moriremo insieme.-
- Allora dimmi che non morirete in questa guerra.-
Damon chiuse gli occhi, accoccolandosi a lei.
- Non moriremo.-
- Ce lo giuri?-
Si girarono entrambi, la porta del bagno di nuovo aperta.
Beatrix e Neely.
Poco dopo erano stretti tutti insieme, tutti e quattro a pensare a quel pezzo perduto.
Al pezzo di un puzzle, alla ruota mancante di un carro, a una fede senza la gemella.
L'unica cosa che sapevano era che Tom stava bene.
E che purtroppo non li avrebbero lasciati raggiungere Dark Hell Manor, per salvarlo.
Erano così piccoli...di fronte a un potere tanto grande.
Eppure dovevano parlarci...dovevano riprenderselo, riportarlo indietro.
Un modo doveva pur esserci...
Ancora bloccati a Londra, a Grimmauld Place si era radunato un gruppo di falsi psichiatri e di gente falsamente interessata ad aiutare Edward, che s'era chiuso in salotto con come anestetico una bottiglia di whisky incendiario.
- Ma davvero si risposa?- chiese Harry verso mezzogiorno, quando dalle porta chiuse dove s'era nascosto Dalton junior arrivò una bestemmia colossale.
Suo padre annuì, con un sospiro.
- Non l'ha presa bene. E anche io ho le mie colpe. Sono stato troppo preso di recente.-
- Suvvia, non è mica un ragazzino.- bofonchiò Draco velenosamente, svaccato in poltrona - Perché non gli compra un velodromo? La storia del matrimonio e del fedifrago se la scorda in uno schiocco di dita.-
- La pianti di dire cazzate Malferret?- lo zittì Potter - Non è con la possibilità di sputtanare tutto il patrimonio che risolveremo la cosa.-
- Ha parlato Mister Accetto La Nuova Donna del Mio Padrino.- sibilò Lucilla dei Lancaster, seduta sul divano a coccolare la piccola Faith, rigirandola come un sacco per capire se in lei la magia nera era già radicata.
- Io non centro niente, adesso.- replicò il bambino sopravvissuto, irritato al cubo - E ti sarei grato se non rigirassi mia figlia come un sacco di patate.-
- Come vuoi.- cinguettò la demone, alzandosi in piedi con la sua solita flemma - Allora, perché mi avete chiamata?-
- Non volevamo chiamare gli Obliviatori.- le spiegò Hermione - Ancora non sappiamo se Ophelia può mantenere il segreto e...-
- A chi vuoi che lo dica? Mi prenderebbero per matta!- rise istericamente la bionda babbana, che continuava a fissare uno dei quadri dei parenti scorbutici e cafoni di Sirius - Non credevo neanche al Babau da piccola...e adesso...è vero che quel ragazzo di prima è un lupo mannaro?-
Parlava di Asher che s'era fatto urlare dietro dalla madre di Sirius ed era scappato in cucina, seguito da Jeager che non sopportava gli strilli, da Ron e gli altri.
- Ahah.- ghignò Harry perfido - E lei è Lucifero in persona.- aggiunse, additando Lucilla.
Mancò poco che Ophelia svenisse, ma fortunatamente la cosa venne subito rettificata...ma di certo la cosa non parve migliore di prima. Sempre un demone era, no?
- Quindi siete tutti maghi...più il lupetto in cucina.- fece Ophelia, con quell'espressione di chi si sente sulla luna che non l'abbandonava - Esatto? E fate magie. Come Edward stamattina, che è un mago...ora la cosa ha più senso...- mugugnò - Bhè, in teoria. E perché quella gente ha cercato di ucciderci?-
- Per colpa di Potter.- soffiò Draco maligno - La colpa è sempre di Potter.-
- Non è vero.- replicò il moro - I Lestrange per esempio vogliono ammazzare te.-
- E la mezzosangue.- lo corresse il biondastro - A proposito, che fine ha fatto? Era qua un attimo fa!-
- Probabilmente ad uccidere la donna delle nozze.- ironizzò Pansy - Le ha proposto altra torta al cioccolato.-
- Orrore.- si schifò Elettra - Draco, tesoro, non te la prendere ma dopo aver mangiato quella torta per cinque volte dovrai rispondere tu del mio aumento di peso. Chiaro?-
- Ok, ok!- li bloccò Ophelia, prima che si rimettessero a dare i numeri - Perciò voi andate tutti in una scuola di magia, esatto? Anzi, ci andavate. E adesso siete maghi che combattono i maghi cattivi?-
- Detta così è proprio carina.- cinguettò Malfoy, alzandosi con espressione cinicamente disgustata - Vado a scolarmi qualcosa con Crenshaw. Vi saluto.-
- Si può sapere come hai fatto a conoscere mio figlio?- chiese George Dalton di punto in bianco.
- Oh, lui abita di fronte al mio appartamento.- spiegò la ragazza, risedendosi in poltrona - Lo conosco da un anno.-
- E non sei ancora finita in terapia?- bofonchiò l'uomo a bassa voce.
- Oh andiamo adesso basta!- sbuffò Lucilla - Sentite, io devo controllare Tom e trovare il modo di portarlo via da Dark Hell Manor senza che Voldemort ce la faccia pagare con ritorsioni che non possiamo controllare. Me ne torno a Hogwarts, spero che Caesar sia arrivato a capo di qualcosa. Ci vediamo stasera, va bene?-
- Va bene.- accettò Harry - Ah, senti...fammi sapere come sta il mostriciattolo, ok?-
La Lancaster sorrise appena, gli strizzò l'occhio e poi svanì.
Lasciando ancora Ophelia a bocca aperta.
- Wow.- fischiò - Mi sa che serve un goccio anche a me. Dov'è il signore di prima con la bottiglia sempre in mano?-
- Sirius!!- chiamò Harry ad alta voce - Ci serve dell'alcool!-
Inutile. Ormai il degrado era arrivato a toccare i livelli più bassi mai concepiti e così dopo aver chiacchierato e aver sconvolto la vita alla povera Ophelia, la ragazza capì che le uniche risposte che le interessavano non sarebbero venute dagli amici di Edward.
Ma da lui stesso.
Per questo entrò nel salone chiuso con la magia, facendosi scardinare la serratura da Hermione e beccandosi un'occhiataccia andò a sedersi di fronte a Edward, stravaccato davanti al caminetto.
Si sedette sul tappeto, incrociando le gambe...e lo guardò attentamente.
Era lui a sfuggirle con gli occhi.
- E così era questo il secondo irrisolvibile problema.-
Dalton sogghignò con amarezza.
- Già.-
- C'è poco da ridere.- gli disse, seria - Non mi hai detto la verità.-
- Come potevo dirtela? Se te lo dicevo a parole mi avresti preso per pazzo, potevo anche agitarti una bacchetta sotto al naso e riempirti l'appartamento di conigli e allora saresti finita alla Neuro. Perdonami ma non vedevo soluzione. Mi dispiace solo...di quello che è successo stamattina. Non avrei dovuto ficcarti in questo casino...anzi, avrei dovuto smetterla e basta di vederti.-
Ophelia irrigidì i lineamenti.
- Io non so più a cosa credere. Prima hai detto...che per te non sono solo un'amica. Ora non vuoi più vedermi. Allora, dimmi...qual è la verità?-
- La verità?- rise, sempre più disperato - Bene, la verità. La verità è che sono un cretino. Che un anno fa ti ho vista sulle scale nella palazzina e mi sono innamorato di te, solo che non puoi amare una persona a cui non puoi dire chi sei. Sono solo il figlio di una lunga dinastia di maghi, non vado d'accordo con mio padre al momento, gioco a soldi quasi tutte le settimane, regolarmente gli strozzini minacciano di vendermi a un bordello, non so da che parte iniziare per gestire un maneggio e l'unica cosa che so fare è utilizzare la magia, solo che con te...non ho potuto farlo.- disse accorato, parlando velocemente - Non sapevo come l'avresti presa e non volevo perderti, così ho continuato a far finta di essere un direttore di maneggi, ecco. Ti ho raccontato un sacco di balle perché non credevo che mi avresti accettato, fine della storia. L'unica verità che ti ho detto fino ad adesso è che sono innamorato di te. So che non è abbastanza ma è tutto quello che ho di vero e non credo ti basterà.-
Finito quel monologo allucinante, di cui si sentiva la profondità del suo sentimento solo nel tono smozzicato, imbarazzato e dannatamente tenero, la bionda quasi provò di nuovo il desiderio di baciarlo...dopo averlo picchiato.
- E così da un anno sei innamorato di me...e solo da tre mesi mi hai chiesto di uscire...- soffiò - Carogna.-
- Mago.- le ricordò.
- Perché io?- gli chiese, a bassa voce - Io non sono...una strega.-
- E perché tu hai baciato un mago?-
- Non sapevo che lo fossi.- rispose, sorridendo e alzandosi, per prendergli la mano - Ma devo ammettere...che è stata una giornata alquanto particolare. Cos'hai detto a tuo padre prima sulla dinastia? Alberi di discendenza?-
- Ah.- Edward Dalton, ci voleva una foto, arrossì vagamente - Nulla, fesserie dettate dal menisco in poltiglia.-
- Ora devi cominciare a parlare con me sai?- gli ricordò, abbassandosi a un dito dalla sua bocca, sempre sorridendo - Specialmente ora che so cosa puoi fare...mago.- e gli sfiorò le labbra - Questa cosa va affrontata seriamente. Ma ci voglio provare.-
- L'hai presa bene.- si stupì - Ti hanno fatto bere qualcosa di là? Qualcosa di verde per caso?-
- No, solo del whisky del padrone di casa. Simpatico a proposito, sai? Anche tuo padre!- cinguettò, sedendoglisi in braccio e passandogli le braccia al collo - Allora...signor mago...dov'eravamo rimasti prima che ci avessero interrotti?-
Dio.
Possibile che fosse tutto così facile una volta spiattellata una verità tanto scomoda?
Forse il periodo dura di abitudine l'uno all'altra iniziava ora ma...cavolo, era fantastico.
- Non so, rinfrescami la memoria.- rispose malizioso.
- Mi sa che qua la tua magia non centra...-
- Lo credo anche io...-
Dark Hell Manor.
Da quanto non vedeva il sole?
Tom se lo chiedeva, guardando fuori dalle finestre delle sua stanza, sulla torre più alta di quella dimora oscura.
Non era più uscito di camera e in fondo non ci teneva a vedere i suoi fratellastri, tantomeno a sentire le voci dei Mangiamorte disseminati per il palazzo, alla ricerca dei rombi.
Il numero raggiunto da loro per il momento era di 67 pezzi.
Harry e gli altri ne possedevano all'incirca cento, ricordava. Ne mancavano ancora così tanti...
Come avrebbero fatto a trovarli?
E lui, come avrebbe potuto avvisare Harry dei Pugna Laeta?
Desolato, si sedette su una mensola gelida, continuando a guardare fuori verso un cielo nero come pece.
Senza stelle.
Senza vento.
Senza vita.
Si volse sentendo il lento sibilare di Nagini.
Era diventata la sua guardiana, la sua custode.
Forse suo padre temeva che anche senza bacchetta avrebbe potuto combinare qualcosa.
Già.
Però quel serpente...che strano...Voldemort vi sembrava molto legato.
Eppure Harry aveva distrutto tutti i suoi Horcrux, altrimenti non avrebbe potuto uccidere Voldemort all'età di sedici anni, quindi Nagini non era un pezzo dell'anima di suo padre.
Allora cosa poteva essere?
"Sei un Animagus?"
Nagini, sprofondata in poltrona, aprì appena gli occhi liquidi e volse la testa verso il suo prigioniero.
"No."
Il suo sibilo era molto simile alla voce del Lord Oscuro.
"Da quanto stai con lui?" le chiese, sempre usando le sue doti di Rettilofono.
"Dal giorno del suo ventesimo compleanno."
Però.
Un rapporto di servitù molto lungo.
O di alleanza.
"Sei vera?"
L'enorme serpente parve sorridere, per tornare ad abbassare il capo e richiudere gli occhi.
"Si. Ma non come credi tu."
"Cosa significa?"
"Che non sono nata serpente. Sono stata creata....dal suo sangue."
Tom corrucciò la fronte.
Quindi non era un vero serpente. Era uno spirito di sangue, incastrato in un corpo animale.
Magia oscura, c'era da scommetterci.
Voldemort doveva averla creata per avere qualcuno che gli guardasse sempre le spalle.
Era come se una parte stessa del Lord Oscuro fosse stata trasportata in Nagini. Come il riflesso di uno specchio.
Interessante.
E pericoloso.
Dio, quel serpente poteva essere letale quanto suo padre.
La cosa non gli piaceva ma gli piacque ancora meno quando i suoi pensieri vennero interrotti di nuovo dall'arrivo della ragazza del giorno prima.
Apparve dal nulla, stessi occhi bianchi, stessi piccoli diamanti sulle gote ad illuminarle il viso perfetto.
Ora veleggiava in un abito nero che le scivolava addosso in maniera sublime.
Si posò ancora un dito sulle labbra, per farlo tacere.
Nemmeno Nagini se ne accorse.
Lo raggiunse, sedendosi accanto a lui sulla mensola.
Tom allungò la mano, voleva capire se era reale ma le passò attraverso e lei sorrise.
Un giorno, anni più tardi, Tom Riddle avrebbe potuto dire che quella notte fu l'istante in cui Denise Loderdail gli fece il suo incantesimo.
La demone cominciò a usare il linguaggio dei segni. A gesti gli disse che doveva stare tranquillo, che Lucilla e Caesar stavano cercando un modo per tirarlo fuori da lì.
Quindi erano stati loro a mandarla.
Le chiese, cercando di non fare il minimo suono, se era loro amica e lei annuì.
Il sollievo s'impossessò di lui ma non durò a lungo.
La porta della sua stanza si aprì e fu Voldemort a varcarne la soglia.
- Non si bussa?- brontolò Tom.
- Considerato che potevo buttarla giù...- soffiò Riddle senior - No, direi di no.-
- Che c'è?- gli chiese il grifone - Vai a caccia e hai bisogno qualcuno che ti faccia da volpe?-
- Sarebbe un'idea interessante, la prenderò in considerazione più tardi Thomas.- fece il mago, agitando la mano con fare noncurante, come se fosse stato una mosca molesta - Piuttosto...i miei Mangiamorte hanno trovato un centinaio di rombi ai margini di questa dimensione, stanotte. Ho intenzione di ricomporli a cena ma non è sufficiente.-
- Si, lo credo anche io.- replicò Tom - E allora?-
- Quanti ne hanno trovati gli Auror?-
E adesso che centrava?
- Dunque?- lo incalzò Voldemort - Quanti ne hanno trovati?-
- Che t'importa. Non te li cederanno mai.-
- Sciocco da parte loro, visto che se uniamo i pezzi possiamo cominciare a giocare la partita.-
Gli fosse venuto un colpo...stava davvero proponendo di giocare quella partita con Harry?
- Voglio un incontro.- gli disse allora suo padre - Per sabato. Invio un messaggio a Harry, gli do una settimana per decidere poi attaccherò per avere le sue pedine.-
- La civiltà prima di tutto.- frecciò Tom - Cosa centro io?-
- Tu verrai con me all'incontro.-
- Per farti da scudo?- ironizzò il giovane mago.
- Thomas.- un bieco e gelido ghigno piegò le labbra del Lord Oscuro, facendo tremare il ragazzo - Credi che abbia bisogno di scudi contro una manica di ragazzini Auror?-
- Uno di quei ragazzini ha sempre avuto la meglio, che io sappia.-
- Prima o poi tutto cambia.- gli disse soave - Accetti? Verrai con me?-
- In qualità di tuo successore?- continuò Tom sferzante, fregandosene se stava tirando troppo la corda - Fammi ricapitolare la situazione. Alla mia nascita, e non sto qua a dilungarmi sulla donna che mi ha messo al mondo visto che, come la vedo io, Bellatrix è la più infame carogna sulla faccia della terra, mi molli a Lucilla. Dopo di che ritorni undici anni dopo e quasi ci finisco secco a causa tua. Sei anni più tardi riappari di nuovo e mi rapisci senza fare una sola parola. E adesso dovrei venire con te a giocare una partita con gli Auror per ammazzare Mezzafaccia, ovvero l'uomo a cui hai ficcato il viso sui carboni ardenti e che ora vuole uccidermi per vendetta. Dico bene?-
- Si.-
Dio, quanto lo odiava quando faceva l'accondiscendente.
L'avrebbe strozzato!
- Come ti pare!- gli ringhiò a quel punto, snervato - Ma non lamentarti se hai in panchina qualcuno che tifa per la squadra avversaria.-
Voldemort ghignò ancora, voltandosi per uscire.
- Non temere. La squadra avversaria non mi preoccupa per ora.-
Ricordandosi di Denise che stava ancora accanto a lui, Tom si giocò il tutto per tutto.
- C'è un trucco?- gli chiese, fermandolo - Hai in mente una trappola, non negare.-
- L'unica cosa che per ora m'interessa è sistemare Mezzafaccia.-
- Non hai mai brillato per onestà.- gli ricordò freddo - Se solo provi a sfiorare Harry io...-
- Tu cosa?- lo interruppe, voltandosi appena sopra la spalla.
Padre e figlio si squadrarono per la prima volta con intenzioni bellicose ma il maggiore non parve intenzionato a discutere oltre.
- Il mio obiettivo primario è eliminare la leggenda di Harry Potter.- sibilò Voldemort, prima di uscire - Questo non scordarlo mai. Con che mezzi lo farò questo non ti deve riguardare. Ti aspetto a cena.- e uscì senza più aggiungere nulla, portandosi via quel gelo che gli faceva da compagno ad ogni suo passo.
Trappola. Tom ne era sicuro.
Certamente avrebbe tirato agli Auror un qualche tiro mancino...
Fissò il viso della demone, che era rimasta ad ascoltare con espressione del tutto impassibile.
Per lei era ora di andare.
Gli fece un cenno col capo, pregandolo a gesti di mantenere la calma e poi sparì anche lei.
Lasciandolo solo.
Ancora.
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I Figli Della Speranza |Dramione|
FanficTerza parte della saga, signori e signore. La battaglia fra Harry Potter e i Mangiamorte subisce nuove mutazioni con l'entrata in scena di personaggi ambigui che minacciano la nuova vita del bambino sopravvissuto, mentre il giovane Tom Riddle, ormai...