47. Un buon giorno per morire

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||I know, it's just like a funeral
To say goodbye again
For one last time
You were holding my hands
And looked into my eyes
And we started to kiss
For one last time

All my light
Turned to darkness
All my gold
Turned to sorrow
All I knew
Was a lie
All I need
Is just in front of me||
                                   -Erik Jonnason


Gli occhi erano pesanti e risultarono più difficili del previsto da aprire

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Gli occhi erano pesanti e risultarono più difficili del previsto da aprire. Gli arti erano intorpiditi, i muscoli tesi, come se non mi fossi mossa per anni, ecco perché quando ritornai nel mio corpo, carne ed ossa, la ripresa fu dolorosamente lenta. Era strano, riuscivo a sentire il sangue ricominciare lentamente a scorrere, la vita ritornare nel mio corpo. Nonostante il mio stato, però, riuscii benissimo a sentire la mano di qualcuno stringere la mia, non persi tempo e con estenuante fatica, ricambia la stretta. 

Senti qualcuno urlare un nome, ma sembrava metri distante da me, poi dei passi, altre voci. Lasciai perdere e mi concentrai sull cercare di aprire gli occhi, lasciando tutto il resto a fungere da sottofondo. Apri gli occhi. Apri gli occhi.

E quando finalmente ci riuscii, li richiusi immediatamente, sbattei le palpebre velocemente; le luci sembravano più luminose, troppo luminose, così tanto da accecarmi.  

La gola era secca, la sentivo bruciare così come i polmoni. Un bruciore atroce, era qualcosa di insopportabile ma non era una sensazione del tutto nuova, era come se fossi...sott'acqua.

E con un gesto secco, quando capii la ragione del mio malessere, spalancai gli occhi, dimenticando completamente le luci e le voci. Socchiusi la bocca, cercando di far entrare dell'area ma era come se mi fossi dimenticata come si respirasse propriamente. Annaspai, boccheggiando in cerca di ossigeno, l'aria non mi era mai sembrata così grezza fino a quel momento, così poco respirabile. Stavo soffocando, ma non c'era nessuno a impedirmi di respirare.

Il battito del mio cuore era velocissimo, riuscivo a sentirlo nelle orecchie, fin dentro la mia testa, scandiva con nauseante precisione, la paura e l'impensabile fatica che stavo provando per compiere uno dei gesti più semplici; respirare.

«Malia!» le lontane voci adesso sembravano essersi avvicinate, qualcuno mi diede uno scossone.

Sentii pian piano l'ossigeno ritornare a farsi strada nel polmoni, mentre io prendevo grandi bocconi d'aria, cercando di riportare la mia respirazione a un livello normale.
Sentii delle lacrime formatesi negli angoli degli occhi lentamente scivolare via, forse per l'immenso sforzo che avevo fatto.

Quando il mio respiro sembrò essersi abbastanza calmato proprio come il mio battito cardiaco, sentii quasi immediatamente due occhi puntati su di me. Raddrizzai piano la schiena, mettendomi seduta, ero sul mio letto riuscivo a capirlo.

𝐈𝐧𝐬𝐭𝐢𝐧𝐜𝐭☾ 𝐍.𝐌Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora