40. What do you afraid of?

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✦✧✦The scar, I can't reverse
And the more it heals, the worse it hurts
Gave you every piece of me
No wonder its missing
Don't know how to be so close to someone so distant
And all I gave you is gone
Tumbled like it was stone
Thought we built a dynasty that heaven couldn't shake
Thought we built a dynasty, like nothing ever made
Thought we built a dynasty forever couldn't break up✧✦✧

 

         -MIIA, dynasty

La mia camera era esattamente come l'avevo lasciata l'ultima volta che ero stata li; in disordine e nel caos più totale

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La mia camera era esattamente come l'avevo lasciata l'ultima volta che ero stata li; in disordine e nel caos più totale. Molti libri e diari erano ancora sparsi sul pavimento, insieme a vecchie cianfrusaglie e magliette sgualcite a causa delle mie trasformazioni improvvise.

Sospirai. «Dovrò mettere in ordine prima o poi» dissi a me stessa avanzando nella stanza.

Quel posto rappresentava chiaramente tutto il caos che avevo in testa. Eppure quel disordine era sempre riuscito a tranquillizzarmi, a calmarmi, ma quella volta era diverso; neanche la mia camera riusciva a scacciare via il senzo di irrequietezza che mi sentivo fin dentro le ossa.

E io sapevo perfettamente chi era la causa del mio malessere. Un ondata di rabbia improvvisa mi travolse e in un attimo mi ritrovai a buttare giù i pochi libri che avevo, per chissa quale miracolo, appoggiato sulla scrivania. Caddero sul pavimento di legno, insieme a tutto ciò che trovai sopra la scrivania; buttai tutto a terra, cercando di sfogare la mia rabbia, finendo per lasciarla spoglia di qualsiasi cosa.

Non ero arrabbiata con lui, lo ero con me stessa. Anzi ero arrabbiata con lui perché aveva il potere di farmi sentire così, di farmi perdere la calma in un niente ed ero arrabbiata con me stessa, perché ero una stupida, una fifona e non riuscivo a chiarirmi le idea, a capire cosa provavo.

Ringhiai e sbattei il pugno sulla scrivania facendola scricchiolare. Mi sembrava di impazzire; le paure e i dubbi si accumulavano, mattone dopo mattone fino a creare un muro che mi impediva di pensare chiaramente. 

Mi passai entrambe le mani sul viso, con i gomiti appoggiati sulla scrivania. Perché mi comportavo in quel modo? Perché, per una dannata volta, non riuscivo a lasciarmi andare, senza pensare alle conseguenze? Facendo così non stavo facendo del male solo a me, ma anche a Klaus. 
     
E il pensiero di fargli del male mi fa stare ancora più male. 

Poi, come se fossi stata chiamata da qualcuno, mi raddrizzai di colpo. Avevo trovato la soluzione alla mia confusione; «Marie-Jeanne!»

Cosa si fa quando si ha bisogno di consigli? Si chiede alla propria migliore amica. Ed era proprio quello che stavo facendo. Marie-Jeanne mi conosceva da molto tempo e nonostante a volte potesse sembrare un po stronza, era da sempre stata al mio fianco, come avrebbe fatto una sorella.

𝐈𝐧𝐬𝐭𝐢𝐧𝐜𝐭☾ 𝐍.𝐌Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora