38. Essere all'altezza.

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Perché salvare le persone che
ami non è stupido.
Non è nemmeno una scelta

 Non è nemmeno una scelta❞

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||Malia||

Tre giorni. Erano passati tre giorni, probabilmente i piu belli e tranquilli della mia vita.
Avevo scritto un messaggio a Damon dicendogli che stavo bene e che ne lui ne Stefan dovevano preoccuparsi, poi avevo spento completamente il cellulare, ignorando tutti i messaggi e le chiamate. Sapevo che evitarli come la peste non era un comportamento maturo, ma dovevo ancora pensare a un modo per dirgli di me e Klaus, perché sapevo che non l'avrebbero presa per niente bene, dovevo trovare il modo di addolcire la pillola.

Io e Klaus. Faticavo a crederci eppure, ogni volta che ci pensavo mi veniva voglia di sorridere. Mi sentivo l'anima leggera come una piuma, libera da ogni preoccupazione, era una sensazione strana ma bella, che non provavo da tanto tempo, da quando ero umana e mi era fottutamente mancata.

Quei tre giorni eravamo stati in casa per la maggior parte del tempo, a parlare, leggere e nel suo caso, disegnare. Non avevamo fatto un granché eppure erano stati i giorni più sereni della mia vita; nessun problema da risolvere, nessun nemico da uccidere o da cui fuggire. Ci stavamo godendo la nostra presenza reciproca e dopo quello che era successo, dopo la sua quasi morte, stare insieme a lui era tutto ciò che volevo.

Eravamo seduti sul divano posto in mezzo alla libreria, avevo appoggiato la testa sulle sue game, le gambe stese lungo il divano, mentre leggevo un vecchio libro che avevo trovato li dentro. Klaus invece stava disegnando qualcosa sul bracciolo del divano.

Sembrava quasi che nulla fosse cambiato eppure, era cambiato tutto nonostante altre cose fossero rimaste immutate. Sorrisi, quando i ricordi della sera al lago riaffiorarono nella mia mente.

Alzai la testa dalla sua spalla, incontrando i suoi occhi, nonostante fosse buio pesto. Nessuno di noi due disse niente per un continuando quella intensa gara di sguardi.

Mi mise a posto una ciocca di capello dietro l'orecchio e sorrise, uno di quei sorrisi pericolosi. «Stavo pensando... ora cosa siamo? Come dovremmo etichettarci

Sorrisi e scossi la testa, avrei dovuto immaginarlo che me lo avrebbe rinfacciato un giorno, stava usando le mie stesse parole contro di me e io decisi di usare le sue. «Devi per forza etichettare tutto?»

«Oh si..» annuì cercando di rimare più serio possibile. «Sono molto confuso riguardo alla nostra relazione di amicizia e sono terribilmente confuso sui tuoi sentimenti nei miei confronti»

Alzai gli occhi al cielo divertita e infastidita dalla sua melodrammaticità. Lui conosceva benissimo i miei sentimenti nei suoi confronti, l'aveva ascoltato e involontariamente glieli avevo detti. «Sai benissimo ciò che provo per te, Klaus.»

𝐈𝐧𝐬𝐭𝐢𝐧𝐜𝐭☾ 𝐍.𝐌Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora