Levi's pov.
03/04/1945 - 5:56 p.m
Aprii con un giro di chiavi la pesante e robusta porta in metallo che divideva due realtà della mia persona.
Coraggio, finalmente puoi sfogarti un po', butta giù quella maschera da brava persona-
Sentii poi la mano calda e dolce del moro poggiarmisi sull'avambraccio interrompendo tutti i miei flussi di pensieri.
Rivolsi lo sguardo prima al suo gesto e poi ai suoi occhi che si colmarono di preoccupazione e timore.Per un momento titubai nell'iniziare il mio lavoro, una stretta al cuore mi bloccò nell'esatto momento in cui la porta con un fragoroso cigolio si aprì.
Il labbro inferiore del moro iniziò a tremare incessantemente.
Strinsi i denti sospirando rumorosamente e richiudendo la porta in un pesante frastuono.Afferrai la mano del ragazzo posta sopra di me e gliela strinsi fra la mia consapevole che ciò che gli avrei fatto assistere non sarebbe stato eticamente corretto.
Gli accarezzai il viso dolcemente.
"Non posso farti questo...-"
Continuò a fissarmi con occhi innocenti e luminosi.Gli appoggiai una mano sul fianco voltandolo di schiena.
"Vai ora, vattene"
Lo spinsi delicatamente ma in modo deciso."M-ma Caporale!"
Lo vidi voltarsi nel tentativo di rimanere, continuai comunque a spingerlo il più lontano possibile."SILENZIO"
Lo rimproverai ringhiandogli addosso.Il ragazzo in tutta risposta si ritirò di qualche passo.
Sapevo di terrorizzare le persone in quel modo, ma imparai col tempo a farmene una ragione, la mia personalità non mi permetteva vie di mezzo.Invece di andarsene, il ragazzo mi scoccò un coraggioso bacio. Ne rimasi pietrificato.
"Mi permetta di rimanerle affianco"
Mi sussurrò ad un palmo dal viso.Mi morsi l'interno della guancia fino a farlo sanguinare, la sensazione provata in quell'istante fu la più vivida che riuscii a ricordare. Non spiccicai parola rimanendo come ipnotizzato.
Lo vidi allargare le braccia per stringermi in un corposo abbraccio. Non riuscii a ricambiare ma nemmeno ad allontanarlo.
Solo dopo qualche secondo realizzai e lo strinsi al mio corpo con calore, affetto e cos'altro?
Amore.No.
Posai una mano sulla sua nuca accarezzandola e reggendolo a me.
"Ti prego allontanati da me..."
Le parole mi uscirono sommesse.
Avrei voluto proteggere quel ragazzo da tutto quell'orrore.Scosse la testa determinato.
Lo staccai dal mio corpo guardandolo ora per intero.
"Non hai idea a cosa dovresti assistere Eren..."
Gli riferii con sguardo addolorato.Lo vidi drizzare la schiena e afferrare l'enorme maniglia della cella.
"Non sarà ora di farmene un'idea?"
Chiese guardandomi dritto negli occhi.Sospirai.
"Allora vedi di farti da parte e non intralciarmi"I suoi occhi si illuminarono.
Aprii la porta al posto suo mostrando degli uomini distrutti dalle percosse e dalla stanchezza ammanettati al muro.Eren's pov.
La scena che mi si presentò dinnanzi fu atroce. Gli occhi di ben cinque uomini puntati addosso in un'espressione di disprezzo e terrore.
La cella risultava fredda e buia, l'unica fonte di luce presente era donata da una lampadina spoglia innestata al centro del soffitto.
Il pavimento appena pendente verso il punto mediano della stanza era rivestito di mattonelle in ceramica, così come le pareti, studiate appositamente per essere ripulite poi con maggiore semplicità; ma il dettaglio che più mi inorridì fu la presenza di uno scarico posto ai piedi dei prigionieri, che insieme alla pendenza della stanza faceva sì che il sangue potesse defluire meglio all'interno delle tubature e fogne.

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𝘼 𝘿𝙖𝙣𝙜𝙚𝙧𝙤𝙪𝙨 𝙂𝙖𝙢𝙚 ➢ 𝘌𝘳𝘦𝘳𝘪
Fanfiction𝘛𝘳𝘢𝘵𝘵𝘰 𝘥𝘢𝘭 𝘵𝘦𝘴𝘵𝘰: «...Voltai uno sguardo verso l'Ufficiale affianco a me, i suoi occhi duri e fissi tradirono le sue mani tremanti giunte dietro la schiena intente a stringere un rosario. Sapevo stesse pregando, lo faceva sempre prima...