Eren's pov.
9:00 p.m.
Raggiunsi i miei compagni alla mensa trovandoli già a metà della loro cena, mi accomodai nell'unico posto rimasto libero affianco a Reiner sistemandomici con cautela senza dare troppo nell'occhio.
"Dov'eri?"
Mi chiese il ragazzone alla mia destra. Sussultai alla voce del ragazzo, facendo tremare il vassoio stretto tra le mani, la zuppa al di sopra sbordò finendomi addosso. Imprecai sotto voce per l'elevata temperatura che andò ad ustionare la mia pelle, scaturendo una catena di risate da parte dei soldati.Tentai di sotterrarmi rendendomi il più piccolo possibile, il capo reclino ed il vassoio stretto al petto sedendomi più velocemente che potei.
"Jeager hai la testa davvero per le nuvole, eh?"
Continuò ad infierire il biondo, provocandomi un accentuato rossore sulle guance."Sempre meglio fra le nuvole che nella merda"
Gli contestai divertito puntandogli un sorriso. Il ragazzo in tutta risposta continuò la risata precedente dandomi una spallata che mi fece quasi cadere dalla sedia.
Nonostante non fossi un peso piuma, Reiner vantava dimensioni decisamente maggiori delle mie.Una volta iniziato a mangiare con il volto basso, tentai di scorgere fra i tavoli la figura del corvino nel modo più discreto possibile. Voltai il capo prima a destra, poi a sinistra, poi di nuovo a destra e proprio quando lo rivoltai dall'altra parte, vi scorsi l'uomo desiderato puntarmi uno sguardo stranito.
Mi mancò un battito, la mano mi scattò facendo volare la zuppa al di sopra del cucchiaio lungo tutta la maglia. Rimasi a bocca aperta per la goffaggine che quell'uomo riusciva a provocarmi.
Marco, che mi era davanti, vedendo tutta la scena decise comunque di non scoppiare a ridere e nemmeno di attirare l'attenzione degli altri, mi passò invece un tovagliolo in modo discreto non facendosi notare praticamente da nessuno.Lo fissai con occhi sgranati ancora accaldato dalla figura che feci pochi attimi prima. La sua gentilezza disarmante mi lasciò impietrito.
"Che aspetti? Prendilo Eren"
Mi sussurrò il lentigginoso a denti stretti.
Titubai appena, afferrando subito dopo con gratitudine l'oggetto passatomi.
Tentai di ripulirmi puntando prima lo sguardo alla mia veste e poi nuovamente all'uomo corvino che tornò a discutere con Farlan non degnandomi di ulteriori attenzioni.
Sospirai esasperato.Sei un completo incapace Eren...
Quando anche io ebbi finito di cenare, al tavolo rimanemmo in tre, Armin mi era affianco e Marco davanti.
"Ti ringrazio per prima"
Iniziai a dire imbarazzato al ragazzo moro che istantaneamente iniziò ad agitare le mani davanti a sé.
"Non ti preoccupare, capita a tutti di essere un po' distratti alle volte"
Mi sorrise lui con tono gentile e composto. A tali parole addolcii anche io il volto, sorridendo appena.I due presero a parlare in modo pacato e tranquillo facendomi completamente disinteressare dell'argomento. Spostai invece lo sguardo all'uomo corvino ancora seduto al tavolo ed intento a parlare con l'uomo biondo, al quale si era affiancata anche Isabel. Poggiai il gomito sul tavolo, così che il mio palmo fosse stato in grado di reggere il mio mento.
I miei occhi apparvero persi sulla sua figura elegante e mascolina iniziando a fantasticare con la mente. Osservai come i suoi movimenti delle mani apparissero decisi e risoluti, socchiusi appena le labbra al pensiero di quelle dita intente ad esplorarmi per tutto il corpo. Frammenti delle sere di qualche tempo prima mi invasero i pensieri, le mie mani legate fra loro, il calore dei nostri corpi, la pelle madida di sudore e le sue labbra umide intente a tracciarmi un percorso ben preciso lungo le cosce.
Le gote iniziarono ad arrossarsi riportandomi alla realtà, dovetti necessariamente stringere le gambe fra loro pur di nascondere un'accentuata protuberanza.
Mi passai la mano che prima reggeva il mio mento lungo tutto il viso accompagnata da un lamento che riprese l'attenzione dei miei amici.

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𝘼 𝘿𝙖𝙣𝙜𝙚𝙧𝙤𝙪𝙨 𝙂𝙖𝙢𝙚 ➢ 𝘌𝘳𝘦𝘳𝘪
Fanfiction𝘛𝘳𝘢𝘵𝘵𝘰 𝘥𝘢𝘭 𝘵𝘦𝘴𝘵𝘰: «...Voltai uno sguardo verso l'Ufficiale affianco a me, i suoi occhi duri e fissi tradirono le sue mani tremanti giunte dietro la schiena intente a stringere un rosario. Sapevo stesse pregando, lo faceva sempre prima...