Eren's pov.
24/04/1945 - 12:36 a.m.
Il sole era alto in cielo ormai già da diverse ore permettendo alle nuvole d'apparire di rado quel giorno, lasciando spazio ad un caldo insolito per la stagione tiepida di aprile. Io ed il mio gruppo ci trovammo già a testa bassa a lavorare quando il Generale Smith richiamò tutto il gruppo 12 in un'assemblea straordinaria durante le ore lavorative. Ci apprestammo ad incamminarci verso il luogo indicatoci da un soldato incaricato di fornire il messaggio, e non appena varcammo la porta della sala notammo come non fossimo soli.
Al centro come un idolo, capeggiava l'Ammiraglio, alla sua destra invece scorgemmo Erwin, ed alla sua sinistra Levi.
Mi guardai attorno spaesato quanto i miei compagni, scambiandoci occhiate diffidenti e timorose non avanzando fino ai loro piedi."Soldati, venite avanti"
Ci intimò il Generale, era perfettamente consapevole che i suoi ragazzi avrebbero eseguito solo ed esclusivamente i suoi ordini in quella situazione, e fu proprio per quello che fu lui a prendere parola prima che lo facesse Yamamoto. Eseguimmo gli ordini sotto gli sguardi freddi di quelle tre figure tanto importanti, come se non fossero stati consapevoli della potenza di ciò che ci avrebbero riferito di lì a poco.Puntai uno sguardo al Caporale tentando di scorgere nei suoi occhi anche il minimo accenno di emozione, che fosse stata paranoia, timore, gioia, ma non vi distinsi nulla di simile, quelle pozze grigie che qualche giorno prima studiarono minuziosamente il mio corpo nudo cibandosene in un turbinio di emozioni, in quell'attimo le trovai completamente vuote e stanche. Ricambiò il mio sguardo nonostante non fossi certo mi avesse visto sul serio, mi parve perso nei propri pensieri più del solito e ciò mi provocò una lieve fitta al petto.
"Soldati prego, accomodatevi tutti, abbiamo una notizia urgente da riferirvi"
Iniziò Yamamoto non sforzandosi minimamente nel parlarci in tedesco.Prendemmo posto in delle file ordinate, le schiene dritte e le braccia lungo la propria figura in una postura esemplare e in un religioso silenzio attendendo che l'uomo continuasse il proprio discorso.
"Bene, ho discusso e concordato proprio ieri con il Generale Smith di un'azione tanto importante quanto necessaria. Come ben saprete, la vittoria della guerra non sta certo varando dalla nostra parte, ma non possiamo comunque abbatterci d'animo e lasciare che gli Alleati acquisiscano più potere di quanto non ne abbiano già acquistato strappandolo dalle vite dei nostri uomini"
Iniziò con enfasi e carisma non colpendoci però nell'animo né nell'onore, dato che gli uomini che diffamò erano proprio davanti ai suoi occhi.
Potei scorgere il pugno di Erwin stretto lungo la sua figura con una pressione tale da fargli sbiancare le nocche.Che cosa sta succedendo Generale? Guardi in volto i suoi ragazzi e ci confermi che stia andando tutto bene, che non moriremo qui come dei dannati senza fede...
"Proprio per questo ho preso una decisione che vi renderà onore eterno soldati, scenderete al fronte ad incarnare l'importanza della collaborazione fra Giappone e Germania al fianco dei nostri uomini autoctoni"
Mi mancò il respiro, un senso di nausea mi pervase a tal punto da dover deglutire profondamente. Le mie mani iniziarono a tremare in modo incessante nonostante avessi tentato di reprimere il tremolio stringendole. Volsi uno sguardo confuso e mosso ai miei compagni che parvero avere la mia stessa reazione, iniziò a girarmi la testa e la vista man mano ad offuscarsi, dovetti sbattere più volte le palpebre per tornare a mettere a fuoco la scena. Yamamoto continuò a parlare ma io smisi di ascoltarlo.Una carrellata di ricordi iniziarono a passarmi davanti come fossero stati filmini, non sarebbe potuto davvero finire in quel modo, lo scopo della missione non era quello, saremmo dovuti rimanere all'interno del campo come ospiti e non come vittime sacrificali per mano dei giapponesi.

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𝘼 𝘿𝙖𝙣𝙜𝙚𝙧𝙤𝙪𝙨 𝙂𝙖𝙢𝙚 ➢ 𝘌𝘳𝘦𝘳𝘪
Fanfiction𝘛𝘳𝘢𝘵𝘵𝘰 𝘥𝘢𝘭 𝘵𝘦𝘴𝘵𝘰: «...Voltai uno sguardo verso l'Ufficiale affianco a me, i suoi occhi duri e fissi tradirono le sue mani tremanti giunte dietro la schiena intente a stringere un rosario. Sapevo stesse pregando, lo faceva sempre prima...