Levi's pov.
10/05/1945 - 11:15 a.m.
Nonostante il colpo di Stato andato a buon fine decisi ugualmente di non appropriarmi della carica più alta, l'idea di potermi trasformare in un uomo come Yamamoto mi fece accapponare la pelle. Decisi di dividere il potere in modo democratico, così che nessuno potesse goderne di uno assoluto con il rischio che sfociasse in tirannia. Gli uomini incaricati non furono scelti casualmente, ma con diligente attenzione dando vita ad un nuovo sistema di governo all'interno del campo.
Nonostante il mio ruolo non fosse più quello di addestrare i cadetti, la mia passione per quella carica rimase a tal punto da farmi recare di rado agli allenamenti del gruppo 12. Preferii sempre osservarli da non troppo vicino, in modo da non farmi notare e distrarli come conseguenza. Solitamente finivo per appostarmi alle mura del magazzino in modo da poterli scorgere nei loro progressi e nonostante non vi fossi più io a tenerli sotto tiro, continuai a ritenerli miei cadetti fino alla fine.
Li osservai a braccia conserte con in mano ancora un mazzo di fogli da compilare per il reparto burocratico dell'accampamento nel quale fui smistato subito dopo la morte dell'Ammiraglio."Tiene molto a quei ragazzi, non è vero?"
La voce di Erwin mi fece tornare alla realtà in un leggero sobbalzo. Strinsi maggiormente le dita sui fogli fino quasi a stropicciarli."Li stavo giudicando da lontano in realtà"
Gli risposi sarcastico ricomponendomi dalla mia precedente reazione. Gli puntai uno sguardo, il suo viso apparve ormai guarito dalla nostra ultima discussione e il braccio ancora fasciato diede i suoi primi segni di ripresa, data la sua libertà nel muoverlo.Il biondo scoppiò a ridere tirandosi fuori un sigaro dalla tasca.
"Le dispiace?"
Mi chiese con l'oggetto fra le labbra.
Afferrai il mio accendino avvicinandolo al suo volto finché l'odore di tabacco non iniziò ad inebriare i nostri sensi.L'uomo prese ad aspirare in modo lento e rilassato, come se quel sigaro fosse diventato la sua morfina e non lo avrei biasimato se fosse stato davvero così. Al contrario di quanto si possa immaginare, la velocità che raggiunge un proiettile fino a perforare la pelle non crea un dolore così acuto, al contrario, in genere se la parte colpita non è un organo vitale, il colpo si percepisce appena, proprio perché il peggio arriva dopo qualche giorno, con un dolore lancinante quasi straziante, provocando alle volte lesioni permanenti con il nome di trauma balistico. Rabbrividii solo all'idea di essere nuovamente colpito da quell'arma infernale.
"C'è anche Eren fra i soldati?"
Chiese poi affiancandomi e ritrovandoci spalla contro spalla con solo il suono del tabacco intento a bruciarsi sotto il respiro del Generale."Sì è là, lo vede?"
Gli risposi indicandolo con un gesto del capo.
All'uomo scappò un'accennata risata puramente spontanea senza il minimo accenno di scherno. Voltai lo sguardo sul suo in modo interrogativo."Che sta facendo?"
Chiese con ancora il sorriso sul volto assottigliando appena gli occhi e sporgendosi col capo verso il gruppo di soldati, riportai lo sguardo sul moro che apparve irrequieto e drammatico."Starà sicuramente facendo polemica su un risultato maggiore del suo"
Risposi divertito, in tutta risposta Erwin scoppiò a ridere producendo un suono caldo e sicuro, trovai affascinante come quell'uomo riuscisse ad apparire adatto in qualsiasi situazione."Oh, è sempre stato una testa calda, non mi stupirebbe"
Aggiunse portandosi nuovamente con un gesto istintivo il sigaro alle labbra."Ho avuto occasione di scoprirlo mi creda"
Risposi sarcastico continuando a contemplare il soldatino in delle gesta del tutto spontanee, non cosciente degli occhi puntatigli addosso, lo trovai di una bellezza disarmante.
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𝘼 𝘿𝙖𝙣𝙜𝙚𝙧𝙤𝙪𝙨 𝙂𝙖𝙢𝙚 ➢ 𝘌𝘳𝘦𝘳𝘪
Fanfiction𝘛𝘳𝘢𝘵𝘵𝘰 𝘥𝘢𝘭 𝘵𝘦𝘴𝘵𝘰: «...Voltai uno sguardo verso l'Ufficiale affianco a me, i suoi occhi duri e fissi tradirono le sue mani tremanti giunte dietro la schiena intente a stringere un rosario. Sapevo stesse pregando, lo faceva sempre prima...