Levi's pov.
24/03/1945 - 8:40 p.m.
Li vidi tutti abbastanza provati, forse era la freddezza con cui dovettero affrontare l'incarico o perché effettivamente erano degli americani.
Non parlavo quella lingua, ma Farlan riuscì a scorgere una frase abbastanza singolare dell'episodio di Eren."Sono sicuro, ha accennato qualcosa come questa voce mi è familiare."
Mi ripeteva Farlan, eravamo a mensa seduti in disparte.
Stavo sorseggiando del thè nero con una gamba ripiegata sull'altra, non mi era mai piaciuto sedermi composto quando ero a riposo."Non so che cosa pensare, eppure li hanno fatti fuori Farlan, potevano benissimo ucciderci, avevano due colpi a testa."
Riflettei.Il ragazzo lasciò cadere le posate sul piatto provocando un gran baccano.
"Mi è passata la fame"
Disse infine senza nessun accenno di un sorriso e io non fui da meno.Il biondo restò con i gomiti appoggiati sopra il tavolo le mani incrociate fra loro e il viso appoggiatovi sopra, io invece continuai a sorseggiare quel thè dannatamente amaro.
Eren's pov.
Eravamo ancora tutti scossi, ma quella fu la prova decisiva per acquistare la loro fiducia e io come sempre, rovinai tutto, solo quando fui più lucido realizzai dello sforzo disumano che fece Reiner nel mantenere il sangue freddo in quella che avremmo potuto chiamare come la nostra fine.
I ragazzi si stavano piano piano riprendendo dall'accaduto e al Generale Erwin Smith non sembrò toccargli più di tanto, ma ero sicuro fosse solo perché dovesse mantenere la figura di un personaggio molto importante e non sarebbe potuto crollare come feci io.
Finita la cena mi recai nel boschetto affianco al campo, dove poco tempo prima giustiziammo quei ragazzi, mi sedetti nell'erba umida ammirando il buio avvolgermi completamente.
Non avevo paura, le uniche cose che potevano spaventarmi erano reali, non certo il buio, astratto e indefinito.Restai lì, seduto con le ginocchia premute al petto, avevo sul serio bisogno di un momento di stop da tutta quella situazione.
Sentii poi dei passi dietro di me, in modo inconscio mi girai di scatto mettendomi in posizione d'attacco.
"Riposo soldato"
Mi rispose una voce particolarmente familiare."Oh Caporale, è lei..."
Rilassai istantaneamente i muscoli facendomi scivolare di nuovo al suolo.Lo vidi avvicinarsi, stava fumando, le uniche fonti di luci erano la luna e la sua sigaretta accesa.
"Posso sedermi qui con te?"
Chiese poi."C-certo"
Risposi prontamente cercando di ricompormi."Sono delle Golden Bat, le conosci?"
Chiese ad un tratto riferendosi alle sigarette.Scossi il capo in segno di no.
"Sono delle sigarette giapponesi, sono molto antiche... vuoi provare?"
Chiese guardandomi."No signore grazie, non fumo"
Dissi cercando in tutti i modi di non risultare irrispettoso.Restammo entrambi in un religioso silenzio osservando il campo dove morirono una decina di ragazzi davanti ai nostri occhi, l'unico rumore riconoscibile, tralasciando i rumori del bosco, era la sigaretta che ad ogni tiro diventava più corta, la carta e il tabacco bruciavano assieme.
"Jeager, perché non sei riuscito a sparare l'altro giorno?"
Mi chiese poi, non ci stavamo guardando ma eravamo abbastanza vicini da poter percepire il profumo che emanava.
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𝘼 𝘿𝙖𝙣𝙜𝙚𝙧𝙤𝙪𝙨 𝙂𝙖𝙢𝙚 ➢ 𝘌𝘳𝘦𝘳𝘪
Fanfiction𝘛𝘳𝘢𝘵𝘵𝘰 𝘥𝘢𝘭 𝘵𝘦𝘴𝘵𝘰: «...Voltai uno sguardo verso l'Ufficiale affianco a me, i suoi occhi duri e fissi tradirono le sue mani tremanti giunte dietro la schiena intente a stringere un rosario. Sapevo stesse pregando, lo faceva sempre prima...