Capitolo 49.

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Eren's pov.

16/04/1945 - 4:00 a.m.

Il gruppo 12 era intento a partire assieme alle prime luci dell'alba. Non avevamo appresso così tanti effetti personali da poter riempire una valigia, così non ci ritrovammo in difficoltà a prepararla nel giro di qualche minuto.

Non ci specificarono quanti giorni avremmo dovuto impiegare per quella missione, ma non mi sarei stupito se ci avessero tenuti lontani dal campo il maggior tempo possibile, non si fidavano e la tensione stava iniziando a diventare palpabile.

Il viaggio sarebbe durato sulle quattro ore usufruendo dei mezzi militari fornitici dall'esercito giapponese, ed una volta arrivati, ci ritrovammo a ridosso di una delle organizzazioni belliche ed industriali più grandi che abbia mai visto in vita mia.

Ne rimasi a bocca aperta.
"Ti entreranno le mosche se continuerai a tenerla aperta"
Mi bacchettò Reiner con un sorriso beffardo affiancandomi.

Gli puntai uno sguardo per poi riporre la mia attenzione nuovamente sull'enorme edificio dinnanzi a noi.

"Va bene"
Il Caporale prese l'attenzione di tutti sbattendo energicamente le mani fra loro.

I soldati incaricati presero posto in file ordinate, attenti ad ogni minima parola riferita dal corvino.

"Il nostro compito nei prossimi due giorni sarà quello di collaudare e caricare a ridosso dei nostri mezzi, tutta l'artiglieria pesante che ci è stata fornita"
Iniziò a braccia conserte e con viso attento, non lasciandosi sfuggire alcun minimo spostamento da parte di nessuno, i suoi occhi, seppur apparentemente inespressivi, sguizzavano da una parte all'altra squadrando ogni singolo uomo.

"Avrete come alloggi per la notte, delle tende messe a disposizione dagli uomini di Kokura, che saranno gli stessi che vi aiuteranno consegnandovi le armi e l'artiglieria."
Ci spiegò lui ancora fuori dalla struttura possente che risiedeva alle sue spalle.

"Sono stato chiaro?"
Chiese a tono più alto.

Tutti rispondemmo all'unisono un sonoro sognorsì e lui in tutta risposta annuì quasi soddisfatto, alla sua destra prese posto Curch e alla sua sinistra il Generale Smith.

"Bhe sentito? Dovremmo fare il lavoro sporco mentre i tre signorini dei piani alti non smuoveranno un dito per aiutarci"
Reiner mi sorpassò con estrema frustrazione, ma come biasimarlo d'altronde? Lo sforzo di quei giorni sarebbe stato devastante per chiunque.

Levi's pov.

12:15 a.m.

I soldati presero subito a lavorare senza sosta, la missione pur essendo stata escogitata per tenere a distanza i tedeschi dal campo il più possibile, aveva comunque un suo fine ben preciso, ovvero fornire gli armamenti adatti al gruppo di soldati che sarebbe partito la settimana successiva, avremmo dovuto muoverci in ogni caso.

"Caporale Ackerman, la accolgo con grande piacere nella nostra postazione"
Mi venne incontro un uomo dai capelli rasati quasi a zero color carbone e due occhi della medesima tonalità stringendomi la mano fra la sua.

"La ringrazio per l'accoglienza, purtroppo siamo di fretta, ma metterò certamente una buona parola sulla sua ospitalità."
Mi affrettai a dire.
Se vi era una cosa che compresi in quegli anni era proprio il fatto che qualsiasi uomo importante fosse accecato dalla propria gloria ed immagine, e un paio di complimenti sarebbero sempre stati ben graditi.

Lui mi rivolse un mezzo sorriso per poi annuire.
"Se le servirà qualsiasi cosa, si senta libero di riferirmelo, le procureremo tutto ciò di cui necessiterà"
Continuò con un gesto rassicurante della mano.

𝘼 𝘿𝙖𝙣𝙜𝙚𝙧𝙤𝙪𝙨 𝙂𝙖𝙢𝙚 ➢ 𝘌𝘳𝘦𝘳𝘪Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora