Capitolo 33.

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Levi's pov.

Il fatto che il ragazzo mi stesse praticamente effettuando un servizio completo alle dita mi annebbiò la mente. Sentii la sua lingua calda passarmi fra l'indice e il medio, mentre i nostri corpi entravano in contatto sotto il delicato tocco dell'acqua.

Il mio membro entrava ed usciva dal corpo del moro in un ritmo eccitante e deciso, il suono bagnato provocato eccheggiò in tutta la stanza, lasciando però anche spazio ai gemiti del ragazzo che mano a mano si fecero sempre più rumorosi.

Eren si trovò a novanta difronte alla mia figura con gli avambracci appoggiati al muro umido e scivoloso del box doccia e la schiena inarcata, scoprendovi sopra una bellissima linea incavata rendendola ancora più attraente.

La sua pelle era di un insolito color olivastro, quasi mediterraneo che con la mia carnagione contrastò parecchio.

Gli strinsi con la mano una natica affondandoci per metà anche le unghie, lo vidi contorcersi istintivamente e la cosa non mi dispiacque affatto.

"C-caporale..."
Iniziò lui con fare sconnesso nel mentre che le sue braccia tentavano disperatamente di rimanere salde al muro senza scivolare.

"Eren almeno quando si scopa, chiudi quella bocca"
Risposi io fin troppo sgarbato e a denti stretti per l'impegno che misi nel mantenere una costanza fissa.

Lo vidi alzarsi, perdendo così, sia il suo corpo che il ritmo tanto sudato.
Si girò nella mia direzione con le guance completamente arrossate e il viso sottomesso di qualcuno tremendamente stanco.
Lo guardai esterrefatto.

Mi ha fermato nel bel mezzo di una scopata?!

Mi si avvicinò afferrandomi il viso con entrambe le mani.
Iniziò a baciarmi con foga, la sua lingua spinse per farsi spazio nella mia bocca, notai fin da subito con piacevole sorpresa che sapeva bene come muoverla.

Gli afferrai istintivamente i fianchi avvicinandolo alla mia figura, i nostri addomi iniziarono a sfiorarsi fra un respiro e l'altro.

Lo spinsi contro il muro suscitandone un gemito da parte del ragazzo. Il suo capo si appoggiò alle piastrelle quando iniziai a baciargli il collo in dei movimenti lenti e sensuali.

"L-lei mi piace sul serio..."
Lo sentii ansimare.

Il mio cuore smise di battere per una frazione di secondo, non mi aspettai di certo una frase simile.

"C-cosa..-"
Iniziai.

"Lei mi piace da morire Levi"
Mi interruppe.

Rimasi pietrificato smettendo di baciarlo.

Che cosa hai detto Eren? Non può piacerti uno come me...

"Ho detto qualcosa di male?"
Continuò lui guardandomi spaesato e preoccupato.

Distolsi lo sguardo dal suo poggiandomi una mano sulle labbra coprendole.
"No, non hai detto nulla, mi hai capito? Questa conversazione non è mai avvenuta."
Risposi aprendo la porticina che divideva le docce.

Il ragazzo mi seguì a ruota spegnendo l'acqua, si avvolse un asciugamano lungo la vita e mi raggiunse proprio dove mollai i miei vestiti poco prima.

"Perchè non mi vuole ascoltare? Non le chiedo di ricambiare, semplicemente di rendersi conto di ciò che provo verso di lei"
Iniziò lui in un'espressione che mi sciolse completamente, i suoi lineamenti si addolcirono, puntandomi adosso quegli occhi tremendamente intensi.

Gli accarezzai una guancia e lui seguì il mio tocco chiudendo gli occhi.
"Non voglio farti del male Eren"
Sussurrai, quasi come dovesse rimanere solo nella mia testa.
Il ragazzo aprì prontamente gli occhi.

"Se si riferisce all'episodio di prima non si deve preoccupare, sono consapevole sia stata colpa mia e me lo sono meritat-"

"Smettila."
Lo ammonii togliendo la mia mano dal suo viso.

"Mi mandi in confusione Eren, sei in grado di risvegliare in me degli istinti che per anni ero riuscito a reprimere e ciò comporta molta vulnerabilità, non posso permettermelo."
Gli confidai asciugandomi i capelli con un asciugamano.

Abbassò lo sguardo a terra, le sue mani erano giunte fra loro.
"Non è giusto però"
Lo sentii borbottare.

"Dai coraggio, rivestiti"
Gli dissi dopo qualche secondo di silenzio, in modo calmo e comprensivo, lui obbedì non fiatando.

Una volta fuori ci rendemmo subito conto fosse tardissimo.
Lo vidi pormi un sorriso alquanto forzato per poi, con le mani all'interno delle tasche allontanarsi.

"Eren"
Dissi nel silenzio della notte.

Il ragazzo si girò con piena attenzione ma anche con un accenno di delusione.

Mi morsi un labbro.
"La cosa è reciproca"

Corrugò le sopracciglia confuso.

Abbassai per una frazione di secondo il capo, giusto per prendere coraggio.
"Non sei l'unico a provare quei sentimenti"
Finii guardandolo con sguardo fermo.

Lo vidi socchiudere le labbra per lo stupore, quel gesto mi riempì il cuore di gioia e mai me lo sarei aspettato.
Sul suo viso comparve un sorriso sincero e spontaneo.

"E adesso vai a dormire prima che qualcuno ci veda."
Lo congedai non mostrando il minimo accenno di ciò che provai in quel momento, anche se al ragazzo non sembrò importare dato che obbedì avanzando con passo svelto e leggero verso la sua camerata.

Continuai a guardarlo finchè non sparì dalla mia vista, consapevole di star iniziando a provare dei veri sentimenti verso quel ragazzo.

Sei proprio un coglione.

Eren's pov.

03/04/1945  -  9:40 a.m.

Il sole alto fungeva da idolo sul campo, permettendo a tutti i soldati di lavorare senza ulteriori fatiche.

Mi stavo riposando appoggiato con il sedere a terra e le ginocchia alzate.
"Pensi davvero di poter bighellonare in quel modo?"
Reiner mi si piazzò davanti facendomi ombra, alzai lo sguardo con una mano posta sopra gli occhi per proteggermi dal sole.
Le sue mani erano appoggiate ai fianchi.

Gli sorrisi.
"Si chiama meritato riposo"
Gli risposi con sguardo malizioso e divertito.

"Si chiama calcio nel culo se non ti alzi"
Sentii la voce del Generale Smith arrivare da dietro la figura del biondo.
Sgranai gli occhi, iniziando ad alzarmi smuovendo un gran polverone.

Erwin iniziò a ridere di gusto, una risata contagiosa che coinvolse tutti i presenti.
"Mi scusi Generale, torno subito a lavoro"
Iniziai io, provvedendo all'enorme mancanza di rispetto.

Mi sentii la sua mano appoggiarsi sulla mia spalla in una stretta decisa.
Mi fermai istantaneamente volgendo uno sguardo prima alla presa e poi al suo viso.

"Ho bisogno di parlarti Jeager."
Mi sussurrò in modo cauto senza dare nell'occhio.

Annuii timorosamente.
"Di che cosa si tratta? Se posso chiedere."
Continuai io abbastanza nervoso.

"Volevo parlarle del Caporale Ackerman."
Rispose infine non variando la sua espressione.

Mi si congelò il sangue.

𝘼 𝘿𝙖𝙣𝙜𝙚𝙧𝙤𝙪𝙨 𝙂𝙖𝙢𝙚 ➢ 𝘌𝘳𝘦𝘳𝘪Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora