Capitolo 67.

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Levi's pov. 

19/06/1945 - 8:50 a.m.

Dopo il litigio e il conseguente riappacificamento fra me ed Eren il nostro rapporto andò sistemandosi nonostante le nostre visite avvennero di rado per via dell'innumerevole lavoro e responsabilità che gravarono sulle mie spalle.

Ogni giorno dalla partenza l'Ufficiale in missione, mi ritrovai a coprire anche il suo ruolo, finendo per pensarlo inevitabilmente. Quell'uomo nonostante lo si prendesse sempre in un contesto di guerra per via della sua alta posizione, non era altro che un bambino troppo cresciuto. I suoi sogni ed ambizioni non vararono neanche quando sangue e grida gli si piazzarono davanti ad un palmo dal viso e lo invidiai per questo. Vederlo partire mi mozzava il fiato, ma sapevo fosse troppo legato al mare per poter rifiutare, arrivai a pensare addirittura che lo preferisse alla terra ferma, glielo si leggeva in volto, i suoi occhi ingrandendosi riflettevano l'oceano rendendoli più profondi di quanto non fossero già.

Passai una mano sulla scrivania del suo ufficio vuoto e silenzioso, sotto i polpastrelli potei percepire il legno pregiato con annessovi sopra un velo di polvere provocato dall'assenza del biondo che si fece sentire non solo nei suoi luoghi privati, ma anche nelle mie giornate. Sospirai rumorosamente stringendo le labbra in un'espressione rassegnata afferrando i documenti di cui avessi bisogno abbandonando la stanza e chiudendo la porta alle mie spalle, sperando sempre non dovesse essere l'ultima volta.

Mi recai nell'aula del consiglio per primo, attendendo che tutti gli uomini di rilievo mi raggiungessero. Mi avvicinai alla postazione prima designata per Yamamoto, i braccioli della poltrona rifiniti in sontuose decorazioni e dal color oro sgargiante mi fecero sentire a disagio, titubai nel sedermici sopra, riflettei per qualche secondo appoggiando una mano sull'imbottitura in velluto rosso.

Avrò fatto la scelta giusta?

"Immagino non sia semplice"
Sentii una voce rimbombare nel silenzio della stanza facendomi voltare già sulla difensiva. All'ingresso vi scorsi il Generale, che dopo l'episodio fra me ed Eren non ebbi più la fortuna di incontrare.
Sbuffai sarcasticamente dal naso.

"Stavo solo notando quanta megalomania avesse l'Ammiraglio per far portare una simile schifezza qua dentro"
Gli risposi con braccia conserte appoggiandomi con l'anca allo schienale della sedia.
L'uomo mi raggiunse ridendo appena piazzandosi davanti a me.

Ci fissammo per qualche secondo in silenzio, finché l'uomo non alzò un sopracciglio smuovendo appena il capo come per chiedere delle spiegazioni che, se non domandate, non sarebbero mai state proferite.
"Che c'è?"
Gli domandai stizzito accigliandomi in un leggero imbarazzo.

"Oh bhe, me lo dica lei"
Rispose alzando le sopracciglia divertito, in tutta risposta distolsi lo sguardo dal suo voltandomi per allontanarmi il più possibile da tutta quella situazione.

"Non giudico si figuri... sa che sono pro a questo tipo di pratiche-"
Tentò di iniziare lui senza riuscire a trattenere una risata facendolo apparire più umano di quanto non l'avessi mai visto. Gli puntai uno sguardo notando come si portò una mano alla bocca per reprimere qualsiasi scompostezza di troppo.

"O la finisca! Stavamo risolvendo una questione e lei ci ha interrotti, non le hanno insegnato a bussare?"
Continuai roteando gli occhi al cielo tirando fuori il discorso prima che lo facesse lui aumentando l'imbarazzo.
Smith mi guardò ammiccante con un lieve sorriso che gli accentuò una fossetta sulla guancia destra.

"E a lei non hanno insegnato a scopare in camera?"
Mi domandò a sua volta facendomi drizzare la schiena per il fastidio, possibile avesse sempre la risposta pronta?

"Dovrebbe saperlo meglio di me, i momenti migliori sono quelli proibiti"
Gli riposi subito dopo aver scoccato la lingua al palato in un suono infastidito. Accennò una lieve risata scuotendo il capo in un gesto di dissenso divertito.

𝘼 𝘿𝙖𝙣𝙜𝙚𝙧𝙤𝙪𝙨 𝙂𝙖𝙢𝙚 ➢ 𝘌𝘳𝘦𝘳𝘪Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora