Capitolo 13.

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Levi's pov.

22/03/1945 - 6:00 a.m.

Quella giornata sarebbe stata una delle più pesanti emotivamente e fisicamente, il piano che avevo in mente sarebbe stato uno dei più crudeli che avessi mai partorito, ma era necessario, la guerra è la guerra dopotutto.

Ero già pronto, lavato e vestito, mi sarei dovuto incontrare insieme a Yamamoto e Farlan nel giro di breve, presi un gran respiro ed uscii dalla cabina.

L'aria era pungente e gradevole, tirava leggermente scompigliandomi i capelli il giusto da crearmi un lieve solletico sul viso.

"Ehi Levi... buongiorno"
Mi accolse il biondo stirandosi, le sue occhiaie tradirono il suo abituale tono allegro.

"Come stai?"
Gli chiesi sinceramente interessato.

"Vuoi davvero saperlo?"
Mi chiese poi rivolgendomi uno sguardo ovvio.

No, non volevo saperlo, perché sarebbe stato come descrivere il mio di stato emotivo e non volevo certo sentirmelo dire, mi era bastata già l'intera notte in bianco.

"Ufficiale, Caporale, buongiorno, volevate parlarmi?"

L'Ammiraglio ci raggiunse nei pressi della cabina nella quale si radunavano tutti i pezzi grossi per decidere come procedere, ora era vuota e noi ci stavamo mordendo le dita dall'ansia.

"Ammiraglio, la prego di ascoltarci, è una situazione di estrema delicatezza e abbiamo bisogno del suo consenso senza meno per procedere..."
Iniziai.

Gli raccontammo i nostri ragionamenti partoriti la sera precedente all'unisono e Yamamoto ci ascoltò con dedita attenzione.

"E voi cosa vorreste propormi di tanto brutale per risolvere la situazione?"
Chiese.

Io e Farlan ci scambiammo un'occhiata.

"Abbiamo bisogno di uomini"
Iniziò il biondo.

L'Ammiraglio assottigliò gli occhi sospettoso.
"Degli uomini?"

"Da giustiziare."
Finì il ragazzo, quella parola che fino ad allora non era mai stata pronunciata da entrambi forse per codardia, iniziò a riecheggiare nella stanza, e nella mia mente mi parve di sentirla ripetersi almeno una ventina di volte.

Eren's pov.

La mattina era sempre il momento più difficile, svegliarsi dopo una lunga giornata passata ad allenarsi e a compiere dei doveri burocratici da soldati, alzarsi alle prime luci del giorno ti faceva perdere la cognizione del tempo, i muscoli dolevano e la testa alle volte pulsava, ma era il nostro dovere, non potevamo fare in nessun altro modo, ne tanto meno tirarci indietro.

Io e i miei compagni ci dirigemmo a mensa una volta finito di prepararci, il cielo si stava colorando di un rosa delicato e timido, segno che il sole stava salendo.

Oggi sarebbero partite varie truppe al fronte dato che servivano in battaglia decine di altri uomini. Noi americani saremmo stati risparmiati e lasciati ancora nel campo, ma chissà ancora per quanto, l'idea mi fece rabbrividire.

Nessuno quella mattina osò parlare, era come se ognuno fosse stato assorto dai propri pensieri. L'atmosfera era strana.

Non ci fecero vedere il momento in cui spedirono le truppe in prima linea perché tutti gli altri avevano parecchio altro da fare in quelle ore nelle quali i soldati si dimezzarono.

Levi's pov.

"Che cosa intendete?"
Yamamoto ci osservò incuriosito, non era sorpreso nè tanto meno destabilizzato, in fin dei conti era un uomo di guerra che di scelte difficili ne prese a bizzeffe, il fatto di andare a giustiziare degli uomini non lo toccava minimamente.

𝘼 𝘿𝙖𝙣𝙜𝙚𝙧𝙤𝙪𝙨 𝙂𝙖𝙢𝙚 ➢ 𝘌𝘳𝘦𝘳𝘪Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora