Capitolo 7.

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Giappone - 18/03/1945          2:43 a.m.

Levi's pov.

"Caporale!"
Un soldato giapponese bussò al mio studio.

"Sì dimmi"
Risposi annoiato con un sigaro in una mano e nell'altra un documento, poggiavo gli anfibi sopra la scrivania senza troppa grazia.

"È arrivato un comunicato stampa signore! La guerra sta finendo e noi stiamo perdendo, dicono inoltre che gli americani hanno in mente qualcosa di terribile! Una bomba!"
Disse tutto d'un fiato appoggiandosi con entrambe le mani alla scrivania.

Attirò la mia attenzione, tolsi le gambe dal tavolo e sfilai da sotto le mani del ragazzo il giornale.
"Complottismo"
Dissi dopo pochi minuti.

"Come signore?"
Chiese incredulo.

"Complottismo soldato"
Scandii meglio la prima parola rimettendomi comodo appoggiato allo schienale della sedia.

La sua espressione si fece più seria.
"Ma Caporale, la stampa è riuscita ad estorcere informazioni importanti! Io non lo sottovaluterei fossi in lei... signore"
Si ricompose.

Spensi il sigaro.
"Soldato, sai cos'è la censura?"
Gli chiesi poi appoggiando i gomiti sul tavolo ed incrociando le mani, ero piuttosto annoiato.

"N-non credo signore... no"
Rispose lui in tutta sincerità.

"Te lo spiego, il Ministero dell'interno ha deciso di porre una censura su vari aspetti della vita del Paese, così da esercitare un controllo diciamo pure, assoluto."
Iniziai.
Si vedeva fosse un ragazzo intelligente, mi ascoltò come se gli stessi rivelando la posizione di un tesoro.

"Per censura si intende ostacolare la diffusione di idee e contenuti di vario genere, dalla propaganda delle forze socialiste o ultranazionaliste"
Feci una breve pausa.

"Ebbene, questo"
Presi il giornale fra due dita.

"Non è possibile"
Finii buttandolo nel cestino.

Il ragazzo mi fissò imbarazzato.
"Mi scusi per averle rubato del tempo."
Si mortificò accennando un inchino.

"Torna a lavoro."
Lo ammonii.

"Signorsì"
Rispose con un saluto militare.

C'era qualcosa che però non mi quadrava ancora. Possibile che certe informazioni tanto pericolose fossero finite in mano prima alla stampa e poi a noi soldati?
Non era possibile che la censura facesse passare tutto ciò, non prima per lo meno di un'assemblea.

"Aspetta un attimo"
Richiamai per l'ultima volta l'attenzione del soldato che aveva già varcato la porta d'uscita.

"Sì signore?"
Disse prontamente scorgendosi nuovamente nella stanza.

"Chi vi ha fornito i giornali?"
Chiesi con scetticismo assottigliando impercettibilmente gli occhi.

"Non ne ho idea Caporale, di turno questa mattina erano i tedeschi."
Rispose guardando all'insù, come se si stesse sforzando di ricordare.

Mi morsi l'interno della guancia, qualcosa non andava e io avrei fatto luce su quella vicenda.

Eren's pov.

Terrorismo psicologico, ecco come lo chiamò Erwin Smith quella mattina quando potè finalmente distribuire i giornali sotto falso nome di stampa. Gli americani erano sul serio arrivati a scoprire la bomba più distruttiva di sempre, non erano certo in grado di usarla, ma mettere paura al Giappone non poteva far altro che mandare in tilt il sistema e far sì che i Generali si confrontassero su come controbattere annunciando così ogni loro mossa e contromossa.

𝘼 𝘿𝙖𝙣𝙜𝙚𝙧𝙤𝙪𝙨 𝙂𝙖𝙢𝙚 ➢ 𝘌𝘳𝘦𝘳𝘪Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora