Capitolo 32.

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Eren's pov.

"Ora puoi smetterla di frignare"
Mi ammonì l'uomo con ancora la scheggia appuntita di vetro fra le dita.
Rivoli di sangue fecero a gara per chi fosse cascato per primo a terra, e nella mia mano si aprì uno squarcio da metà palmo al polso.
Ci puntai uno sguardo sopra, tremava incessantemente e senza controllo.
Mi sentii la testa girare.

"Vatti a fare una doccia piuttosto, puzzi di alcool"

Ma no, ma davvero? Che intuito Caporale.

"S-sì"
Accennai appena, non alzando lo sguardo.

Dopo una manciata di secondi in pieno silenzio lo sentii sospirare rumorosamente.
Mi alzò il mento con due dita costringendomi ad incrociare il suo sguardo tornato pacato.

"Non mi guardare così"
Iniziò storcendo le labbra di lato.

Deglutii con estremo disagio, le mie guance iniziarono a scottare.
"C-così come?"
Chiesi spaesato.

"Ti ho spaventato?"
Mi domandò ignorandomi completamente.

Nella mia mente iniziarono a vagare milioni di pensieri, non riuscendo a metterne in ordine nemmeno uno.

"Ho capito, ti ho spaventato..."
Finì lui mollandomi il mento e roteando gli occhi al cielo.
Si staccò dal tavolo dove vi era precedentemente appoggiato con le natiche per fare qualche passo verso la porta.

"Lei mi ha ferito"
Risposi prendendo coraggio e stringendo il polso tremolante della mano squarciata.

Si girò puntandomi addosso uno sguardo sarcastico.
"Ti devo elencare che cosa hai combinato tu?"
Domandò squadrando velocemente la stanza piena di frammenti di vetro e alcool.

Finii per vergognarmi come una cane, abbassai lo sguardo sulle mie ginocchia che si fecero strette.

"Devi capire Jeager che esiste una gerarchia e tu non puoi permetterti di agire come hai fatto poco fa. Piuttosto, ringrazia sia stato io e non qualcun altro, perché a quest'ora saresti stato già a far compagnia alle anime di quegli americani."
Mi disse a braccia conserte, il suo sguardo tagliente che infilzava il mio in una provocazione ardente.

"Non l'avevo mai vista così arrabbiato..."
Sussurrai appena, spostando il mio sguardo da un oggetto all'altro pur di non incrociare il suo.

Levi's pov.

Quella frase mi calmò del tutto, non mi piaceva dare sfogo al mio carattere istintivo.
Imparai nel corso degli anni con tanti sacrifici e sofferenze a tenere a bada la mia atroce seconda personalità, e vederla risbucare fuori in modo del tutto impulsivo mi ferì profondamente.

Mi passai una mano sul viso andando a premere con il pollice e l'indice le tempie, tentando di scacciare dalla mia mente le brutte immagini impresse nella mia testa.

"... è tutto apposto?"
Mi chiese cauto il moro.
Sapevo d'aver perso in gran parte la sua fiducia e il suo interesse, nonostante non me lo avrebbe riferito mai.

"Dovresti andare a farti una doccia."
Risposi con ancora il viso immerso nella mano.

Lo sentii alzarsi e avvicinarsi, i suoi passi leggeri vennero smascherati dallo scricchiolante rumore dei vetri.

Tolsi la mano guardandolo avanzare fino ad arrivare ad un palmo da me.

"Potrebbe accompagnarmi"
Mi riferì in un sussurro, quasi dovesse rimanere nella sua mente.

Continuai a mantenere il suo sguardo. L'odore di alcool mi aiutò a rimanere abbastanza lucido da riuscire a dire di no scuotendo in modo pacato la testa.

𝘼 𝘿𝙖𝙣𝙜𝙚𝙧𝙤𝙪𝙨 𝙂𝙖𝙢𝙚 ➢ 𝘌𝘳𝘦𝘳𝘪Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora