Capitolo 76.

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Eren's pov.

20/07/1945 - 8:00 p.m.

Passarono diciotto giorni da quando scesi in prima linea perdendo i miei due compagni italiani. Da allora non mi fu più concesso nessun tipo di allontanamento dalla trincea e ad essere sinceri non ne opposi resistenza, nonostante di rado mi venne concesso dal Caporale di allontanarmi per soccorrere i feriti.
Dopo appena diciotto giorni Levi venne richiamato al Campo per svolgere delle questioni burocratiche d'estrema importanza, colse l'occasione per trascinarmi assieme a lui lasciando il rimanente di quel fronte ad un Colonnello.
Ricordo che quando me lo riferì scoppiai in lacrime, non avrei mai pensato di riuscire a tornare dai miei compagni americani che lasciai senza alcun preavviso.

Ci imbarcammo al tramonto per tornare indietro assieme ai feriti. Stavo trasportando la mia valigia miseramente vuota sul ponte quando osservai il tramonto all'orizzonte, il suo spegnersi gradualmente mi riportò alla mente l'espressione di Connie. I raggi continuarono a risplendere nonostante fossero arrivati al capolinea sotto l'oceano, sprigionandone comunque la luce sopra la sua superficie, e fu proprio così che m'immaginai le due personalità di quei ragazzi caduti. Sarebbero vissuti in eterno, se non nella mia memoria, nei ricordi della loro terra, delle loro tradizioni e dei loro cibi, non sarebbero mai scoparsi finché ci sarebbe stato un oceano a riflettervi la loro luce.

"Eren?"
Il corvino posto dietro di me poggiò la propria mano al di sopra della mia spalla affinché mi riprendessi. Scossi appena il capo distogliendo lo sguardo da quella visuale quasi biblica riniziando ad attraversare il ponte fino a giungere nel corridoio per la stanza del Caporale.

Una volta soli, nel percorrere quegli ormai conosciuti percorsi, mi fermai a pensare a quanto fossero cambiati dall'ultima volta che li scorsi. Mi ripresi dai miei pensieri solo quando l'uomo mi avvicinò dal bacino in modo del tutto inaspettato baciandomi la fronte.
Rimasi qualche secondo in totale contemplazione fermando la nostra camminata divenuta fredda e senza apparenti discorsi da intraprendere.
"Stai bene?"
Mi chiese con sguardo preoccupato.

Stavo bene davvero? Sarei mai riuscito a rispondere a tale domanda? Come si sarebbero potute spiegare tali emozioni tanto angoscianti ed allo stesso tempo tanto vuote, o per lo meno il vuoto era quello che ne lasciavano.

"Eren parlami"
Continuò serrando le sue dita nel mio fianco in una presa più spasmodica, i suoi occhi taglienti ed argentei mi trafissero.
Finii per avvolgergli le braccia al collo.
"Non capisco come sto"
Gli sussurrai all'orecchio continuando ad affondare il viso nella sua spalla nella vana speranza di affogarvici.

"Andiamo in camera, dormirai con me stanotte"
Mi rispose con decisione una volta distaccatosi dalla mia presa, i nostri occhi miscelati in un unico sguardo.
Annuii con il capo senza proferire parola, con una mano riafferrai la valigia lasciata cadere a terra in precedenza, mentre l'altra l'avvolsi al braccio dell'uomo che mi permise quel gesto senza contestare né opporre resistenza.

Una volta raggiunta la stanza come prima cosa mi diressi alla spaziosa finestra presente solo nelle stanze degli uomini più illustri, la aprì con la stessa foga di chi mancasse di aria, come se mi fossi fino ad allora trovato in apnea, le mie mani tremarono sulla maniglia dell'infisso finché non riuscì a spalancarlo ed una vampata di mare m'inebriò le narici. La brezza appena accennata mi scompigliò i capelli, chiusi gli occhi lasciandomi cullare dalla dolce melodia delle onde.
Le mani di Levi si poggiarono delicatamente sui miei fianchi avvertendo le sue gambe ed addome combaciare col mio corpo, percepii le sue labbra premere sulla mia schiena come a sfiorarla. Dopo un corposo respiro a pieni polmoni intrecciai le mie dita con quelle dell'uomo.

"Ti piace il mare?"
Mi chiese sporgendosi appena dalla mia figura affinché entrambi avessimo potuto osservare l'oceano colorato d'oro.
Voltai il viso verso il suo sorridendogli sinceramente, la sua presenza riusciva continuamente a rendermi più leggero e felice.
"Non gli ho mai dato troppa importanza in realtà"
Ammisi rivoltando lo sguardo verso il soggetto della nostra conversazione.
"Ma forse avrei dovuto"
Finii subito dopo osservando ogni sospiro dell'acqua in quella che sembrò di primo acchito una tavola piatta.

𝘼 𝘿𝙖𝙣𝙜𝙚𝙧𝙤𝙪𝙨 𝙂𝙖𝙢𝙚 ➢ 𝘌𝘳𝘦𝘳𝘪Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora