Eren's pov.
Rimasi paralizzato nel momento stesso in cui la voce di Erwin ci raggiunse dalla radiolina. Nella mano stringevo nascosto dalle dita, ancora il foglietto con le coordinate che mai mostrai ad Armin, che vidi portarsi istintivamente le mani nei capelli tirandoseli appena, il capo reclino e le gambe che iniziarono a cedergli.
Farlan sarebbe tornato in patria sano e salvo, Levi lo avrebbe potuto riabbracciare e avrebbe avuto ancora un motivo per non odiarmi.
Ma che ne sarà della tua di patria? Hai compromesso una missione importante Eren, impara a prenderti le tue responsabilità.
Mi sentii la nausea salire minacciosa fino a farmi premere una mano sulla bocca per placare un conato di vomito.
Mi diressi verso la porta d'uscita spalancandola noncurante del rumore che echeggiò nell'area circostante, mi precipitai dietro la struttura accasciandomi a terra, la schiena premuta sui mattoni freddi e inospitali dell'impianto di comunicazione iniziando a respirare in modo sommesso.
Solo dopo pochi minuti vidi raggiungermi il biondo, il passo scaltro e silenzioso si affiancò al mio, la sua mano trovò l'appoggio sulla mia spalla.
"Eren"
La sua voce si perse nel silenzio del campo totalmente deserto, il giorno stava nascendo e mancava poco prima che i soldati si alzassero per svolgere i loro compiti.Mi limitai a guardarlo addolorato, gli occhi circondati da occhiaie pronunciate, le labbra tremanti in preda ad uno stato di panico e di colpa.
"Andiamo da Erwin... non è sicuro rimanere qui"
Mi suggerì in modo dolce e pacato, la sua voce mi arrivò alle orecchie cullandomi come un sedativo.
Annuii scomposto iniziando a seguirlo una volta che si voltò per incamminarsi verso l'ufficio del Generale.Quella volta l'iniziativa di bussare fu presa da Armin, che sollevò il braccio minuto percuotendo la porta con le nocche in un gesto deciso e rigido che mai mi sarei aspettato di udire.
Quando ricevemmo il permesso di varcare il ciglio procedemmo entrando in stanza con il capo basso e le mani giunte lungo la figura.
Smith era in piedi dietro la scrivania, entrambe le braccia tese che toccavano il tavolo, le dita bianche per la pressione esercitatavi.
"Siete degli incompetenti, sapevo di dover affidare questa missione ad un gruppo più esperto, fucking hell..."
Si lasciò sfuggire un'imprecazione in americano, era da settimane che non sentivo l'accento della mia terra e ciò mi provocò uno strano effetto."Generale noi-"
Iniziai, ma non riuscii a terminare che il biondo afferrò un posacenere in argento massiccio scagliandomelo addosso, mi colpì il sopracciglio e la parte superiore dello zigomo, provocandomi un'istintiva reazione di ritirata.Non emisi alcun lamento, solo sorpresa per ciò che avvenne, ma non me la presi con lui, in fin dei conti la colpa era la mia, e capendo che di mezzo ci sarebbe finto anche Armin quel posacenere non mi sembrò più una punizione tanto crudele.
"Ora andate."
Finì poi, dopo qualche secondo di realizzazione lo vidi ricomporsi, la mano che stringeva tra l'indice e il pollice le sue tempie in un gesto che mi ricordò vagamente il corvino.Armin restò immobilizzato, incapace di reagire, tutta la grinta di prima gli scivolò addosso completamente, pallido in volto e privo di reazioni.
"FUORI HO DETTO"
Ci urlò più forte questa volta ed eseguito il saluto militare, ci congedammo fuori sorpassando con il piede il blocco d'argento macchiato del mio sangue riversato ora privo di vita e innocuo a terra.
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𝘼 𝘿𝙖𝙣𝙜𝙚𝙧𝙤𝙪𝙨 𝙂𝙖𝙢𝙚 ➢ 𝘌𝘳𝘦𝘳𝘪
Fanfiction𝘛𝘳𝘢𝘵𝘵𝘰 𝘥𝘢𝘭 𝘵𝘦𝘴𝘵𝘰: «...Voltai uno sguardo verso l'Ufficiale affianco a me, i suoi occhi duri e fissi tradirono le sue mani tremanti giunte dietro la schiena intente a stringere un rosario. Sapevo stesse pregando, lo faceva sempre prima...