Capitolo 54.

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Levi's pov.

Farlan mi guardò accigliato, la presa sulla mia coscia aumentò di pressione facendomi quasi male, incontrai i suoi occhi lapislazzuli carichi di tensione.

Non posso permettermi di perderlo, mi dispiace.

"Ammiraglio Yamamoto"
Ripresi la sua attenzione zittendo l'aula.
L'uomo si voltò nella mia direzione con uno scatto fulmineo degli occhi, anche Erwin contribuì con le sue pozze glaciali fissate su di me.

"Non credo giovi alla nostra Nazione"
Iniziai improvvisando totalmente.

"Caporale, li manderemo al fronte, nessuno baderà alla loro nazionalità"
Continuò lui con tono acido.

Deglutii pesantemente fino a farmi dolere la gola.
"Ma l'opinione pubblica sì"
Risposi a tono non meno stizzito di lui.

Assottigliò gli occhi avvicinandosi alla mia postazione.
"Continua."
Mi intimò.
Potei notare con la coda dell'occhio lo sguardo di Farlan fisso sul mio risultando estremamente preoccupato.

Strinsi i denti.
"La ritenevo completamente indifferente all'opinione pubblica Levi"
Aggiunse scandendo le lettere del mio nome con tono sprezzante.

Iniziai a perdere la pazienza, mi ritenevo un uomo ben equilibrato e calcolatore, nonostante vi fossero situazioni ben precise in grado di farmi perdere qualsiasi tipo di empatia o umanità.

Lo fulminai con lo sguardo.
"La ritenevo un uomo intelligente"
Ribattei forse in modo fin troppo sincero.
L'Ammiraglio corrugò le sopracciglia incredulo ritirandosi appena, mentre Farlan si portò una mano alle labbra per reprimere qualsiasi tipo di risata di troppo.

"Come si perm-"

"Mi ascolti"
Lo zittii prontamente alzandomi e sbattendo la mano sul tavolo ritrovandomi ad un palmo dal suo viso offeso e furioso.

"Non siamo nella posizione per farci massacrare dall'opinione pubblica mondiale, non credo lei si sia reso conto, ma stiamo perdendo la guerra e mandare al fronte degli uomini tedeschi richiedenti asilo nella nostra Nazione non ci farà certo onore"
Pronunciai con disciplina e determinazione, non avevo paura della carica di quell'uomo e tanto meno di andare contro i suoi voleri.

Lo vidi ricomporsi appena, sistemandosi la cravatta della divisa impeccapibilmente stirata e lucidata, lo stesso feci io togliendo la mano dal tavolo e rimanendo in piedi con la schiena diritta.

Vi furono vari secondi di snervante silenzio nel quale potei incrociare lo sguardo del Generale Smith, indecifrabile come sempre.

"Caporale vorrei parlarle in privato"
Mi disse poi con atteggiamento trattenuto.

Annuii volgendo uno sguardo al biondo affianco a me che comprese la gravità della situazione alzandosi ed andandosene, proprio come fecero tutti i presenti.

Regnò il silenzio più totale per svariati minuti, finchè l'uomo non riprese a parlare.
"Non la capisco Caporale, davvero, mi aveva intimato lei di stare attento a quei soldati, ed ora che ho trovato la giusta scusa e soluzione per sbarazzarcene mi fa sfigurare in questo modo"
Mi disse in tono più calmo e rilassato come suo solito fare.

Strinsi i denti marcando l'osso della mandibola abbassando tempestivamente lo sguardo a terra per una manciata di secondi prima di riportarli sulla figura dell'uomo.
"Ho solo espresso ciò che penso"
Gli riferii deciso.

"Io mi fido ciecamente di lei e questo lo sa bene, ma non posso lasciarmi sfuggire un'occasione simile, non abbiamo più tempo e gli uomini scarseggiano"
Continuò lui con le braccia lungo la sua figura in una postura esemplare.

𝘼 𝘿𝙖𝙣𝙜𝙚𝙧𝙤𝙪𝙨 𝙂𝙖𝙢𝙚 ➢ 𝘌𝘳𝘦𝘳𝘪Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora