Capitolo 56.

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Eren's pov.

24/03/1945 - 10:19 p.m.

Passai tutto il resto della giornata a trattenere le lacrime a differenza del biondo gracilino affianco a me che si sfogò del tutto, bagnando la sua e la mia divisa. Sarebbe servito qualcuno che risollevasse il morale dei soldati, e ad aspettare che facesse la sua comparsa sarebbe stato troppo tardi.
Strinsi i denti corrugando le sopracciglia alzandomi in piedi tra i compagni seduti nei propri letti.

"Ragazzi non possiamo abbatterci in questo modo, siamo soldati e sapevamo fin dal principio la missione che ci sarebbe stata assegnata e le sue difficoltà. Ora vi chiedo, è meglio piangere e disperarsi, oppure prendere in mano la situazione ed affrontare la battaglia a testa alta?"
Dissi iniziando a puntare il mio sguardo su quello di ognuno dei presenti. Mi parvero spaventati e sfiniti, ancora increduli d'esser così tanto vicini alla morte.

E tu invece hai realizzato in quale inferno andrai a finire? Sparerai contro dei tuoi concittadini e lo stesso faranno loro. Sarai morto in ogni caso.

Un nodo alla gola mi colpì violentemente facendomi deglutire in modo rumoroso.
"Vi ricordate cosa ci disse Jean?"
Continuai poi, reprimendo qualsiasi tipo di titubanza. Gli occhi dei miei compagni si dilatarono come se avessi pronunciato una bestemmia.

"Siamo tutti destinati a morire... ma ci rincontreremo! Non abbiate paura del dolore e dell'ignoto, accadrà a tutti... solo che vi sarà qualcuno a cui avverrà prima, tutto qui"
Tentai di spiegargli. Sapevo che ripromettergli che tutto sarebbe andato per il meglio sarebbe stata solo una perdita di tempo, non erano di certo stupidi, né tanto meno sarebbe stata la mia intenzione, la cosa migliore che potessi fare era rassicurarli sulla loro situazione.

La nostra...

Scossi il capo con insistenza pur di scacciare quel pensiero.

"Non voglio morire qui Eren! Lo capisci?! Non erano questi gli accordi CAZZO!"
Berthold mi strinse il tessuto della divisa nei pugni guardandomi dritto negli occhi. Il suo sguardo mi congelò il sangue, come avrei potuto dargli torto? 
Guardai a terra incapace di rispondere, ed il ragazzo mollò la presa incitato anche dal tocco di Reiner sulle sue spalle.

"Berthold... basta così, Eren ha ragione, farci prendere dal panico non è certo la soluzione migliore ora"
Gli disse con tono confortante e sguardo severo.

Vidi il moro piegarsi a terra sulle ginocchia premendosi i palmi delle mani sugli occhi sgorganti di lacrime, il biondo lo accompagnò accarezzandogli la schiena con movimenti dolci e rassicuranti.

Il mio cuore iniziò a battere all'impazzata, se fossi rimasto in quella camerata per un secondo di più sarei sicuramente impazzito. Indietreggiai ancora scosso dalle parole del ragazzo.
"Eren, dove-"
Armin tentò di richiamarmi, ma io corsi fuori il più velocemente possibile. L'aria di metà aprile inebriò le mie narici in un turbinio di odori diversi che mi fecero riprendere il senno.

Il buio ormai capeggiava sul campo e non vi erano molte anime ancora fuori. Mi premetti una mano sul petto percependo il mio battito e respiro procedere ad una velocità fuori dal normale. Fu come se la visuale tutta attorno a me, avesse iniziato a girare senza dare cenno di fermarsi.
Tentai di fare profondi ed accentuati respiri pur di riprendere il controllo, ma la mia mente iniziò a spaziare nel modo peggiore possibile.

Sei pronto a morire? Il viso immerso nel fango mentre decine di uomini ti calpesteranno senza nemmeno rendersi conto della tua carcassa. Oppure perché no, magari una mina finirà tutto il lavoro in un batter d'occhio senza troppi convenevoli...

"Stai zitto, STAI ZITTO!"
Iniziai a dire premendomi i palmi sulle tempie e strizzando gli occhi, concentrandomi nel cambiare pensiero. Mi sentii una mano sulla spalla tutto d'un tratto.
La scostai in modo brusco con un gesto del braccio, ed aprendo gli occhi vi scorsi il proprietario, puntai uno sguardo anche alla mia mano ancora a mezz'aria che continuò a tremare come fosse pieno inverno.

𝘼 𝘿𝙖𝙣𝙜𝙚𝙧𝙤𝙪𝙨 𝙂𝙖𝙢𝙚 ➢ 𝘌𝘳𝘦𝘳𝘪Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora