Capitolo 53.

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Eren's pov.

23/04/1945 - 5:30 a.m.

Le mie mani si smossero nervosamente attorno al colletto della divisa, quella mattina sarebbero partiti i soldati del gruppo 11 impugnando le armi da noi caricate nei giorni precedenti e che avrebbero usato contro i nostri compatrioti. 

Come ci sei arrivato a tutto questo Eren?

Deglutii pesantemente provocandomi un leggero fastidio alla gola.
"Ehi è tutto apposto?"
Oruo, il soldato della mia prima lite si avvicinò preoccupato a me posandomi una mano sulla spalla. Mi voltai istintivamente verso la pressione delle sue dita, ritirando quasi inorridito la spalla e provocando un leggero spavento da parte del giapponese.

"Ohi tu, vedi di lasciarlo in pace"
Venne in mio soccorso Reiner accigliato e con mento alto.

Subito mi apprestai a bloccarlo prima che avesse potuto scatenare una litigio del tutto inutile.
"No, non ti preoccupare, è colpa mia, scusami Oruo non volevo essere così sgarbato..."
Dissi piazzandomi nel mezzo fra i due ragazzi che si calmarono gradualmente poco dopo.

"Tsk, guarda che gente..."
Si lasciò sfuggire il soldato giapponese fra i denti, decisi di lasciar correre senza controbattere, non ne sarebbe valsa la pena per quella giornata già abbastanza triste.

Mi si affiancò subito dopo Armin.
"Ma che ti prende?"
Mi domandò con occhioni luminosi e stracolmi di preoccupazione.

"Nulla"
Mi affrettai a rispondere tentando di apparire il più tranquillo possibile, nonostante quel giorno avessi avuto un brutto presentimento in corpo, come se di lì a poco sarebbe potuto accadere l'indicibile.

Mi guardò ancora per un istante in modo inquieto per poi sospirare appena.
"Coraggio, sarà meglio se raggiungiamo gli altri o faremo tardi per il discorso di Yamamoto."
Mi suggerì lui ed io non potei far altro che annuire seguendolo.

Levi's pov.

Era tutto pronto per la partenza come da programma, gli armamenti e l'artiglieria pesante erano al loro posto, ed anche un corposo gruppo di soldati era allineato in modo impeccabile verso la loro inesorabile sorte. Come da consuetudine eravamo tenuti a partecipare alla loro partenza, che fosse per buon auspicio o per formalità non riuscii mai a capirlo, ma gli ordini erano ordini dopotutto.

Mi trovai affianco a Farlan mentre l'Ammiraglio iniziò il suo solito e ripetitivo discorso, i soldati non mostrarono il minimo ripensamento, non che potessero effettivamente ripensarci, ma le loro espressioni apparvero completamente piatte. Voltai uno sguardo verso l'Ufficiale affianco a me, i suoi occhi duri e fissi tradirono le sue mani tremanti giunte dietro la schiena intente a stringere un rosario. Sapevo stesse pregando, lo faceva sempre prima che dei soldati attraversassero il cancello e mai mi permisi di interromperlo o chiedergli del suo inclinamento alla religione cattolica, mi limitai a lasciarlo nel suo momento di dolore che continuava a celare ogni volta dietro un malinconico sorriso e per quanto facesse male scorgerlo in quello stato, mi sollevò vedere un uomo di così alto rango tenere ancora alle persone.

E allora prega, prega anche da parte mia, perché non credo di esserne più in grado, il sangue di tutti quegli uomini continua ad offuscarmi, pensaci tu, rivolgiti al tuo Signore e prega affinché riesca a salvare noi sporchi peccatori...

- 1:40 p.m.

Finito il pranzo, i soldati si apprestarono a scaricare della merce proveniente dalle industrie vicine, nei magazzini appositi: armi, acciaio e proiettili in abbondanza.
"Quelli spostateli di là!"
La voce sicura e mascolina del Generale tedesco primeggiò su tutte quelle dei sottoposti intenti ad annuire ed eseguire.

𝘼 𝘿𝙖𝙣𝙜𝙚𝙧𝙤𝙪𝙨 𝙂𝙖𝙢𝙚 ➢ 𝘌𝘳𝘦𝘳𝘪Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora