Capitolo 31.

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Eren's pov.

Dopo l'uscita del Caporale dalla mensa non potei che alzarmi di scatto dal tavolo piegandomi affianco alle due ragazze rimaste a terra sconvolte e addolorate.

Non spiccicai parola, non me la sentii di difenderlo, nè tanto meno di andargli contro. Accarezzai con due dita la guancia della rossa per poi alzarmi raggiungendo a passo svelto e deciso la cabina del Caporale.

Iniziai a sbattere le mie nocche contro la porta in legno della camera senza ricevere apparente risposta.
Il buio prese il sopravvento ricoprendo il campo di una luce sinistra.

Bussai più insistentemente.
"Apra signore!"
Gridai avvicinandomi alla porta. Il mio istinto prese il sopravvento iniziando ad offuscarmi la vista dalla rabbia.

Il fatto di essere un superiore non gli diede certo il diritto di abusare dei suoi poteri.

La porta si spalancò all'improvviso facendomi perdere l'equilibrio.
Il corvino mi afferrò per il colletto della maglia portandomi prepotentemente dentro, chiudendo con un clamoroso frastuono la lastra in legno dietro di sè.

Mi spinse con una mano qualche metro più avanti da dove si trovava lui.

"Hai finito di urlare?!"
Mi ringhió addosso puntandomi l'indice, il suo sguardo si fece ricolmo di rabbia e il mio non fu sicuramente da meno.

"CHE RAZZA DI UOMO PARLA IN QUEL MODO AD UNA DONNA IN LACRIME?!"
Gli gridai addosso avvicinandomi.

Storse impercettibilmente il viso di lato quasi incredulo dell'atteggiamento che assunsi nei suoi confronti.

"Jeager, prima che tu possa pentirtene, esci da questa cabina"
Mi suggerì l'uomo prendendo un grande respiro che gli gonfiò il petto per una manciata di secondi.

Non ci vidi dalla rabbia.
"È così che pensa di affrontare le situazioni? Incutendo terrore?! LEI NON È ALTRO CHE UN ESALTATO BASTARDO!"
Continuai a gridargli addosso noncurante di chi avessi davanti.

L'uomo afferrò un bicchiere mezzo pieno di Whisky portandoselo alle labbra.
Non fece in tempo che glielo afferrai scaraventandolo a terra infrangendolo in mille schegge di vetro che saltarono in aria in un rumore agghiacciante.
Levi rimase impassibile intento a fissarmi.

Subito mi ricomposi tornando in me, il mostro impulsivo che continuava a dominarmi ogni qualvolta la situazione si facesse complicata era un lato molto pericoloso del mio carattere.

Mi fermai pietrificato osservando il disastro commesso a terra, unii le mani fra loro lungo la mia figura per poi piegarmi tremolante nella speranza di raccogliere per lo meno le schegge visibili.

Nel momento stesso in cui allungai la mano per raccoglierne un pezzo l'uomo me la schiacciò con il tallone dello scarpone a terra.

Sentii la punta accuminata di uno spesso pezzo di vetro perforarmi il palmo in una velocità inaudita.
Sentii la punta farsi spazio fra le mie carni, fino a farmi arrivare a toccare il pavimento che percepii bagnato dall'alcolico.

La bevanda mi fece da reagente istantaneo incendiandomi la ferita. Cacciai un grido raccapricciante.
Il corvino mi afferrò per i capelli spingendomi con la schiena a terra.
Delle lacrime di dolore iniziarono a sgorgarmi dagli occhi senza però strisciare lungo il mio viso.

Con espressione ancora shoccata lo guardai in volto.
I suoi occhi assunsero una strana luce, mentre i suoi lineamenti si fecero più marchiati per via della penombra.
Con una mano mantenne il mio capo premuto a terra, mentre le sue gambe si piegarono al lato del mio corpo.

"Lo senti?"
Iniziò con un sussurro avvicinando il suo viso al mio.

Le mie labbra iniziarono a tremare incessantemente.

"SENTI QUANTO CAZZO È BELLO QUANDO CHIUDI QUELLA DANNATA BOCCA?!"
Fu la prima volta che lo sentii gridare in quel modo.
Mi si gelò il sangue paralizzandomi completamente.

Distolsi spaventato lo sguardo dal suo, la mano iniziò a sanguinare in modo incessante e pronunciato, depositando il liquido viscoso per lo più a terra.

Si alzò da sopra la mia figura sistemandosi in piedi e circondandomi le cosce con una gamba a destra e l'altra a sinistra.

Il mio respiro si fece sbalzato e la mia testa iniziò a girare vorticosamente. Quell'uomo mi trasmise una paura irrazionale.
Sollevai le spalle da terra aiutandomi con gli avambracci, non feci in tempo ad alzarmi del tutto che sentii il tintinnio del tappo in vetro del Whisky sollevarsi, sbattendo agli angoli del collo della bottiglia.

Alzai lo sguardo verso l'uomo che la stava tenendo salda in una mano, in una mossa fulminea me la rovesciò gran parte addosso.

Chiusi istantaneamente gli occhi finendo per infradiciarmi di alcool. Tossii rumorosamente tentando di strofinarmi le palpebre con la manica della maglia.

"E ora pulisci"
Finì lui scostandosi del tutto.

"L-lei è pazzo..."
Sussurrai in modo sconnesso tentando di ripulirmi da quell'odore sgradevole e fin troppo forte che si fece spazio prepotentemente all'interno delle mie narici continuando a farmi tossire incessantemente.

"Vedi di non farti più venire in mente piani simili"
Rispose accendendosi noncurante della mia situazione una sigaretta.

Lo osservai da terra infradiciato e con sguardo incredulo.

"Non vorrei rischiare di sprecare un'altra bottiglia di Whisky."
Finì aspirando a pieni polmoni un tiro di quelle sigarette dall'odore nullo dato l'alcool che ebbi in corpo.

Mi alzai dolorante stringendo il polso della mano con all'interno un frammento di vetro. Me ne sarei dovuto andare il prima possibile di lì.
Feci per afferrare la maniglia con la mano buona ma l'uomo mi bloccò.

"Te la tolgo io."
Disse con tono fermo e autoritario.
Non osai girarmi continuando a puntare lo sguardo a terra.

Levi appoggiò la sigaretta all'interno di un posacenere facendomi cenno di seguirlo sull'unica sedia presente nella stanza.

La tirò fuori da sotto il tavolo senza troppa grazia, smuovendo un fastidioso rumore di vetri da per terra.

"Siediti."
Mi ordinò ed io eseguii senza obiettare.

Si sfilò la maglia di dosso per poi arrotolarla su sè stessa, lo fissai perplesso.
Finito di accartocciarla me la infilò in bocca.

Sgranai gli occhi estremamente confuso.
"Stringi"
Mi disse solo, puntandomi uno sguardo dal quale ne dedussi avrei dovuto dargli retta.

Il suo fisico di nuovo scoperto mi scombussolò, rendendomi completamente soggiogato, mi attrasse il doppio dopo il terrore che mi provocò, e nemmeno io seppi darne una ragione.

Come l'uomo iniziò a strizzarmi la mano, i miei canini si infilarono con tutta la loro potenza nel tessuto della maglietta.
Dei rivoli di saliva iniziarono a colarmi dagli angoli della bocca e un grido soffocato si dissolse fra le mura della camera.

La mia mano iniziò a tremare incessantemente e le mie gambe presero ad avere degli spasmi di dolore.

Levi sicuramente a conoscenza di questa reazione mi placcò prontamente una gamba circondandola con una mano dalla coscia e premendola verso il basso.

"Andiamo Jeager, non puoi avermi certe reazioni. Nemmeno ho iniziato a sfilare il coccio."
Iniziò lui quasi con scherno.
Lo fissai straziato, mentre la mia gamba continuò a tremare incessante nonostante la presa salda del corvino.

Vi appoggiò poi sopra il gomito, mentre iniziò a sfilarmi il pezzo dal palmo.
Portai il mio capo all'indietro per l'immenso dolore provato. Sentii la carne lacerarsi ulteriormente e fiotti di sangue scendermi lungo tutto il braccio.

Continuai a gridare e nonostante la stoffa, iniziò a distinguersi meglio.
Levi in un momento d'istinto cavò la maglia dalla mia bocca, facendone fuoriuscire una cascata di saliva, posandovi poi le sue labbra.
Sentii la sua lingua entrarmi e intrecciarsi con la mia.
Immediatamente mi sciolsi rilassando i muscoli, permettendo al corvino di sfilarmi del tutto il pezzo di vetro di grandezza considerevole.

𝘼 𝘿𝙖𝙣𝙜𝙚𝙧𝙤𝙪𝙨 𝙂𝙖𝙢𝙚 ➢ 𝘌𝘳𝘦𝘳𝘪Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora