L'ora di letteratura era passata nel silenzio più assordante, condita da un imbarazzo che aveva coinvolto tutti. La voce di ciò che era successo alla festa era circolata, arrivando all'intera scuola. Varcata la soglia dell'aula, Mina aveva trovato già tutti seduti, ognuno al proprio posto. Tutti con gli occhi bassi, puntati sui libri, e nemmeno il brusio tipico di qualsiasi classe scolastica. Aveva puntato per un attimo Colin che, di rimando, l'aveva gelata con lo sguardo, costringendola a distogliere il suo. A testa bassa, aveva raggiunto quel suo banco all'angolo, felice, forse per la prima volta, di non averlo in prima fila. Voleva sparire, e poco potevano fare le parole di Eva o la decisione di tornare quella che era prima. Non riusciva a tenere alto lo sguardo, non riusciva a reggere quel confronto silenzioso.
Per tutta la lezione aveva fissato l'angolo del libro, in cerca di una soluzione. Alexandra Burke aveva parlato, atona e leggermente nervosa, da dietro la cattedra. Atteggiamento assai strano per la professoressa, che da subito aveva dimostrato di amare far lezione con il corpo, oltre che con la voce. In quelle settimane non era mai stata seduta, preferendo di gran lunga girovagare per la stanza, cercando di far capire agli studenti quanto fosse una di loro. Quanto fosse lì per loro. Anche Mina lo aveva capito, un po' più tardi degli altri, e la prospettiva di averla irrimediabilmente delusa la gettava nello sconforto ormai da giorni.
Alexandra finì la lezione qualche minuto prima del suono della campanella. Mina ebbe la sensazione che la donna stesse soffocando, chiusa in quell'aula dall'aria viziata e pesante. Gli studenti, felici e affamati, lasciarono la classe, diretti alla sala mensa. Anche Colin uscì, guardando prima dispiaciuto la professoressa e poi truce Mina che, ancora, distolse lo sguardo, mortificata. Aspettò di vederlo sparire oltre la porta, prima di alzarsi e avvicinarsi cauta e silenziosa alla donna. Sapeva di doversi scusare.
«Mi dispiace» sussurrò con voce tremante, guardando un punto indefinito della lavagna. Capì in fretta che l'insegnante non avrebbe alzato lo sguardo. Dall'inizio della lezione non l'aveva mai guardata, era evidente che non volesse farlo. Avrebbe voluto aggiungere altro, aveva un discorso perfetto in testa che, tuttavia, non riuscì a pronunciare. La guardò, poggiando gli occhi sulla testa abbassata della donna, prima di sospirare, sistemare meglio la borsa sulla spalla destra e scappare via. Ci avrebbe riprovato, tra qualche giorno. Erano ancora in piena bufera, era tutto troppo vivo per parlarne adesso. Mina lo percepì dagli sguardi curiosi di alcuni compagni, fermi fuori dall'aula. Respirò a fondo, prima di alzare lo sguardo e tornare a camminare come una perfetta regina.
Raggiunse svelta il bagno del secondo piano, certa che, a quell'ora, l'avrebbe trovato vuoto. Entrò, trovandovi dentro una ragazza bassina, dai capelli di un volgare rosso acceso e qualche chilo di troppo sui fianchi. La guardò di sbieco, fingendo di non accorgersi dello stupore della giovane nel vederla.
«Sparisci» disse ferma, portandosi davanti al primo specchio disponibile. La ragazza continuò a guardarla, in difficoltà. «Ci sono altri bagni. Sparisci» ripeté ancora e lei, senza dire nulla, fece come le era stato ordinato. Rimasta sola, passò le cabine in ricognizione, per accertarsi che non ci fossero altre sorprese nascoste in qualche cubicolo. Tornò poi davanti lo specchio, tirato a lucido come ogni giorno. Si guardò per qualche istante constatando, per l'ennesima volta, di odiarsi. Vide gli occhi lucidarsi, le labbra tremare. Sentì la gola pungerle, ancora, mentre una rabbia incontrollata cominciò a montare. Senza quasi rendersene conto, la sua mano destra, chiusa in un pugno, finì rovinosamente contro quel vetro che tanto la stava infastidendo, quasi sfidandola. Percepì un dolore lontano sulle nocche, nemmeno paragonabile al dolore emotivo che, ormai, la perseguitava. Si accorse del sangue dopo un paio di minuti. Avvertì la mano umida, e abbassò gli occhi. Sospirò esausta e quasi apatica, aprendo il rubinetto davanti a sé. Pose la mano sanguinante sotto il getto gelido dell'acqua, accorgendosi in fretta di quanto fosse superficiale quella ferita.
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Moonlight
RomanceNella piccola cittadina di Moonlight i contrasti sono all'ordine del giorno: ricchi e poveri, centro e periferia, city e the shadow. Due realtà distinte, che faticano a convivere ormai da anni. Mina Ramon, diciassettenne bellissima e piena di talent...