Capitolo 36

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Era passato qualche giorno dalla disastrosa festa di beneficenza. Ormai anche quella settimana scolastica stava per volgere al termine, e Mina sembrava davvero tornata quella di sempre. A scuola, passava tutto il suo tempo con Andrew, Wilma, Nicole e il resto di quel gruppetto tanto tossico. Non aveva più parlato con Micol e Colin, nonostante qualche goffo tentativo sempre declinato dai due, ancora profondamente delusi. Aveva, tuttavia, chiarito con la professoressa Burke che, dopo un paio di giorni di tensione, si era mostrata comprensiva, facendo aumentare a dismisura il senso di colpa della ragazza. Alexandra aveva capito le motivazioni di Mina, pur non scusandole, e le aveva detto che avrebbero entrambe potuto dimenticare quella brutta faccenda fortunatamente finita nel migliore dei modi. Dopo quel chiarimento, le lezioni erano tornate a essere leggermente più piacevoli, nonostante la presenza di Colin continuasse a turbarla.

«Ho visto il vostro lavoro» disse l'insegnate fermandoli a fine lezione. I due evitarono accuratamente di rivolgersi anche il minimo sguardo, lasciando gli occhi ben puntati sulla donna, comodamente seduta dietro la cattedra. «Dovrò esaminarlo meglio, insieme a tutti gli altri, ma sembra davvero buono, complimenti. Forse insieme non siete poi così male» li stuzzicò, creando imbarazzo in Mina e facendo innervosire Colin che, meccanicamente, distolse lo sguardo.

«Entrambi teniamo alla media, nonostante qualcuno sia fermamente convinto che il mio futuro sia già scritto». La ragazza colse mortificata quella frecciatina, abbassando il capo e vergognandosi per ciò che aveva detto settimane prima. Riusciva così tanto a colpirla nel vivo, che non trovò la forza per ribattere. Quell'affermazione colpì anche la professoressa, che non ebbe il tempo di aggiungere altro. Colin salutò flebilmente, prima di lasciare l'aula e le due donne da sole. Alexandra continuava a fissare Mina, ancora avvolta nella vergogna e nei sensi di colpa.

«Perché ti fai trattare così?» chiese dopo qualche secondo di silenzio, incuriosendo Mina che alzò prontamente lo sguardo. La stava difendendo, ancora, nonostante tutto.

«Ha ragione» sibilò lievemente con voce tremante e volto ormai completamente arrossato. La donna le sorrise dolcemente, prendendole una mano. Mina mise insieme un po' di coraggio per continuare: «Gliel'ho detto davvero, sono stata pessima»

«Può darsi. Ma deve aver notato altro in te, o non ti avrebbe guardata come invece ha fatto nell'ultimo periodo. Vi ho osservati, sai?» ammise senza timore, facendo sorridere appena la studentessa.

«Davvero? E cosa ha notato?» chiese lei, curiosa.

«Affinità» rispose semplicemente. Mina scrollò le spalle, liberandosi dalla presa della Burke e sistemando meglio la borsa sulla spalla. Sembrò ritrovare la freddezza che aveva perso per un attimo.

«È passata, ormai non c'è più alcuna affinità. E non mi perdonerà» lo ricordò più a se stessa. Ne aveva bisogno, per non cadere vittima di inutili speranze. Le poche settimane con Colin erano state belle, emozionanti e travolgenti, ma erano finite. E lei doveva accettarlo, per sopravvivere.

«Avete diciassette anni, e nella mia vita ho visto perdonare torti peggiori. In più, l'hai fatto a me, non a lui. E io ti ho perdonata» ammiccò sorridente, forse per infonderle un po' di coraggio.

«Lei è troppo buona» quasi la rimproverò. «Qui la bontà non ripaga, dovrebbe saperlo» aggiunse, salutandola poi con un cenno del capo e allontanandosi. La professoressa la richiamò, costringendola a voltarsi di nuovo. Si tolse gli occhiali, caduti fino alla punta del naso, e li posò aperti sulla cattedra. La scrutò qualche secondo, e Mina aspettò impaziente.

«La bontà ripaga sempre, a lungo andare. Ricordalo!» Avrebbe davvero voluto credere a quelle parole, ma era stata cresciuta in tutt'altro modo. Aveva sempre visto prevaricare il più forte, quello con più soldi e più mezzi. I buoni non vincevano mai, o la madre sarebbe ancora lì con lei, a curarle le ferite e a dirle che sarebbe andato tutto bene. E, ne era certa, se Nadia fosse stata lì, Mina sarebbe cresciuta in modo diverso.

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