La porta di casa Marshall era ormai diventata confortante e familiare, per Mina. Dopo quella prima burrascosa volta, aveva imparato ad apprezzare anche quel legno sgangherato e fatiscente, con la vernice rossa scalfita e il campanello quasi del tutto arrugginito. Iniziava ad apprezzare anche quel dondolo mezzo rotto e del tutto inutilizzato, che campeggiava solitario nel portico. Quando Colin aprì la porta, lo stupore lo investì. Non pensava di vederla, non quel pomeriggio, non dopo le risposte datele a scuola. E invece Mina era lì, con un sorriso sghembo e rassicurante, e gli occhi pieni di tacita voglia di comprenderlo.
Il ragazzo la fece entrare senza titubanza, invitandola ad accomodarsi su quella porzione di divano ormai sua. Lei lo assecondò, aspettando in silenzio il solito bicchiere di succo di mela che, ormai, era quasi una tradizione. Colin glielo porse sorridendo e, ancora in silenzio, la raggiunse sul divano, un po' a distanza. La lontananza di quella mattina aveva creato un leggero imbarazzo che entrambi volevano far scomparire. Fu Mina a prendere la parola, guardandosi un po' intorno e fingendo calma.
«Hai pulito le ferite?» chiese, lottando per rimanere serena e non far uscire fuori di nuovo tutto il turbinio di emozioni provate poche ore prima. Non voleva discutere con Colin, non di nuovo e non per colpa di quei lividi. Avrebbe parlato lui, forse. O forse no, non lo sapeva. Ma doveva rispettarlo.
«Ieri sera» rispose tranquillo, facendola sorridere, un po' sconfortata. Era davvero senza speranze.
«Devi pulirle per qualche giorno, o si infetteranno. Sono tagli brutti». Non riuscì a celare quella nota di disappunto che trasparì indisturbata dal suo tono di voce. Colin ridacchiò, cogliendola, e si alzò in fretta. Sparì per una manciata di secondi, prima di tornare con un asciugamano, il flacone di acqua ossigenata e qualche garza, per ogni evenienza. Ancora si stupiva di come Mina riuscisse a cambiargli umore certo che, se la ragazza avesse insistito, le avrebbe raccontato tutto.
«Vuoi essere la mia infermiera?» chiese, porgendole l'occorrente. Mina accettò quella proposta senza esitazione, intimandogli di mettersi comodo e dicendo che avrebbe pensato a tutto lei. Vederlo così riusciva a farla star male. Era preoccupata, non capiva il motivo di quei lividi, aveva paura che fosse qualcosa più grande di lui.
«Dimmi che non sei nei guai» sussurrò, continuando a muovere l'asciugamano imbevuto su tutto il volto. Colin non tradì alcun dolore, nonostante il leggero pizzicorio di quel liquido sulle ferite aperte. La guardò attento: le labbra carnose e arricciate di Mina erano invitanti, lo erano state dal primo momento, ma lì, mentre era impegnata a farlo stare meglio, vide in lei una bellezza che ancora era rimasta nascosta. La ragazza, in qualche modo e per qualche motivo a lui ancora sconosciuto, gli voleva bene. Ci teneva, e l'impegno che metteva in quell'azione ne era la dimostrazione. Come anche la paura che aveva letto nei suoi occhi quella mattina.
Non poteva rispondere alla domanda di Mina. Avrebbe dovuto mentire, e non voleva. Non a lei. Mina era un regalo, inaspettato e stupendo. Arrivato a Moonlight, pensava di dover sopravvivere, un anno e tutto sarebbe finito. Avrebbe compiuto diciotto anni, avrebbe finito la scuola, avrebbe deciso se andare al college o iniziare a lavorare. Moonlight sarebbe stata solo una breve sosta. O, almeno, così pensava. Era disilluso, apatico, l'ombra di sé stesso. Poi, era arrivata Mina. E aveva portato un arcobaleno nella vita di quel ragazzo sempre cupo e taciturno. Nonostante l'antipatia iniziale, nonostante la voglia di rimanere distaccato, gli era bastato uno sguardo per capire che quella ragazza minuta e altolocata, apparentemente fredda e classista, gli avrebbe cambiato la vita. E lo stava facendo. Mina Ramon stava cambiando ogni prospettiva di Colin Marshall.
Decise di non rispondere. Era una domanda semplice a cui lui non sapeva rispondere. Mina ricambiò lo sguardo di Colin per un attimo, prima che il ragazzo fece l'unica cosa che voleva fare dal primo momento. Non riusciva più a rimandare, non riusciva più a starle lontano. Aveva bisogno di quel contatto, di assaggiare quelle labbra sempre rosse e perfette, di stringere con la ragazza un legame più forte di quello che già avevano.
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Moonlight
RomanceNella piccola cittadina di Moonlight i contrasti sono all'ordine del giorno: ricchi e poveri, centro e periferia, city e the shadow. Due realtà distinte, che faticano a convivere ormai da anni. Mina Ramon, diciassettenne bellissima e piena di talent...