Dopo la rissa e la sfuriata omofoba di Steve, quel sabato sera era stato irrimediabilmente rovinato. Gli altri avevano lasciato il parcheggio senza nemmeno provare a entrare, mentre Mina e Nicole, dopo essersi avvicinate all'ingresso e aver ricevuto occhiatacce da tutti i presenti se l'erano filata a gambe levate. Tutti le avevano riconosciute, tutti sapevano che erano amiche dell'odiatore di gay. Non avrebbero passato una bella serata. E, comunque, a nessuna delle due andava di rimanere.
Tornata a casa, Mina aveva trovato la piantana in vetro di Murano del salone accesa e il padre che sonnecchiava sulla poltrona, con un libro in mano e gli occhiali scesi fino alla punta del naso. La ragazza si era fermata sulla soglia della porta, sorridendo appena davanti a quell'immagine. Era così indifeso, in quel momento, così calmo e pacato. Avrebbe voluto accarezzarlo, lasciargli un bacio tra i capelli, scusarsi per tutti problemi creati nelle ultime settimane e in tutta la sua vita. Tuttavia, era rimasta immobile, a bearsi di quel momento che li aveva avvicinati come mai nell'ultimo periodo, prima di sospirare e salire silenziosa fino alla sua stanza.
La notte era passata in bianco. Il pensiero di Steve la tormentava. Era certa che il ragazzo nascondesse qualcosa, che quella non fosse rabbia immotivata, che non fosse semplicemente un odiatore, eppure non sapeva dare una spiegazione a tutti quei comportamenti. Si era rigirata nel letto fino all'alba, prima di alzarsi esausta e buttarsi sotto la doccia. Aveva ringraziato il cielo che Eva non avesse richiamato gli insegnanti privati, lasciandole ancora qualche giorno di respiro affinché si riprendesse del tutto dalla malattia. La premura che, di tanto in tanto, la donna mostrava riusciva a stupirla sempre. Quel lato materno latente, che mostrava a sprazzi ben dosati, riusciva a tenerla incollata alla matrigna. Mina aveva sempre voluto vedere in lei una mamma, aveva sempre cercato la sua approvazione e il suo bene, e quei comportamenti le donavano una speranza costante.
Uscita dalla doccia, buttò un occhio sull'orologio, che non segnava ancora le sette del mattino. Anche Arya, quasi percependo l'agitazione della padrona, era già arzilla e stranamente euforica. Mina si vestì in tutta fretta, decisa a far uscire un po' la cagnolina, altrimenti sempre relegata in casa. Nonostante fosse ancora dannatamente presto, sembrava prospettarsi una bella giornata, così decise di portarla al laghetto.
All'alba di quella comunissima domenica mattina, trovò le strade di Moonlight del tutto sgombre, eccezion fatta per il camion che, come ogni mattina, ripuliva ogni vicolo dalla sporcizia. Arrivò al lago che ancora il sole non era sorto del tutto e, subito, notò un pick-up sgangherato che riconobbe senza fatica. Era l'auto che i genitori avevano comprato a Steve qualche mese prima, dopo che il ragazzo ne aveva distrutte due. Steve Hamilton era spericolato, rabbioso e impulsivo, tanto nella vita quanto alla guida e, nonostante i tanti vizi, il padre e la madre non erano più disposti a sopportare le sue bravate.
Scesa dalla macchina, lasciò subito Arya libera, certa che non si sarebbe allontanata troppo. Non era proprio un cuor di leone e, anche sciolta, non avrebbe perso di vista Mina per alcun motivo. Superata la piccola foresta che circondava la pozza d'acqua, la ragazza notò il migliore amico del suo ragazzo steso sotto un albero, coperto dal cappotto e con ancora i vestiti della sera prima. Accanto a lui, qualche lattina di birra e una bottiglia di vodka vuota. Prima di raggiungerlo, passò al baretto per chiedere una busta: voleva ripulire quel porcile.
Iniziò a raccogliere tutto cercando di non fare troppo rumore. Non voleva svegliarlo, certa che avesse passato una nottataccia. Notò una pozza di vomito poco distante e, cercando di respirare a fondo per non rimettere anche lei, ci svuotò sopra un'intera bottiglietta d'acqua prima di ricoprirla col fogliamo circostante. Tolta tutta la sporcizia, buttò la busta piena nel cestino vicino al pontile e tornò verso il ragazzo, sedendosi accanto a lui. Lo osservò curiosa, quasi non riconoscendolo. Aveva i capelli scompigliati e le occhiaie ben definite mischiate, a destra, con un livido che copriva l'intero occhio. Il mento era ancora arrossato dalle botte della sera precedente e l'unica mano che usciva dal cappotto mostrava i segni del sangue che non era stato pulito.
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Moonlight
RomanceNella piccola cittadina di Moonlight i contrasti sono all'ordine del giorno: ricchi e poveri, centro e periferia, city e the shadow. Due realtà distinte, che faticano a convivere ormai da anni. Mina Ramon, diciassettenne bellissima e piena di talent...