Capitolo 57

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Quella notte, per Carlos, era stata infinita. Il medico gli aveva più volte consigliato di andare a casa un paio d'ore per riposare un po' su un letto vero. Lui aveva sempre declinato fermamente, rimanendo inchiodato a quella sedia scomoda posta accanto al letto di Mina. Gli altri erano andati via tutti, pregati dall'uomo bisognoso di stare un po' solo.

Mina aveva aperto gli occhi che ormai il sole era alto nel cielo. Si era guardata intorno un po' confusa, prima di sorridere impaurita al padre che istintivamente l'aveva subito presa tra le braccia, lasciandosi andare a un pianto liberatorio e gioioso. Non si erano detti nulla, avevano passato minuti lunghissimi stretti l'uno all'altra e poi l'uomo era andato a chiamare il medico, che aveva visitato Mina e l'aveva avvisata che sarebbe tornato poco dopo con una collega.

E aveva mantenuto quella promessa: Mina continuava a fissare il prato oltre la sua finestra, mentre un silenzio piacevole e rassicurante avvolgeva la stanza. Il dottore che l'aveva visitata, aveva portato quella collega, la dottoressa Brown, presentandola a Mina. Molly Brown era una nutrizionista, specializzata in disturbi alimentari in età adolescenziale. Era dolce, affabile. Mina si sentì subito a suo agio, eppure non riusciva a parlare. Non sapeva da dove cominciare.

«Fa caldo» sussurrò, continuando a fissare l'esterno.

«Non troppo», la assecondò la dottoressa. «Un piacevole inizio di primavera, niente di insopportabile». Mina sorrise e capì che alla donna non piaceva affatto il caldo, al contrario di lei, che avrebbe vissuto in un'estate perenne.

«Si sono preoccupati molto?» chiese la ragazza, abbassando il capo e asciugando in fretta una lacrima. «Non volevo far preoccupare nessuno. Pensavo non importasse a nessuno» ammise, poco dopo.

«Importa a molte persone, invece. Sono stati tutti qui per te, tutta la notte» la rassicurò subito la dottoressa.

«Non ho il ciclo da mesi» confessò Mina, pensando fosse importante. Aveva letto su internet qualcosa relativo all'anoressia e ai disturbi alimentari e in tutti gli articoli si parlava della mancanza di mestruazioni.

«È normale, è legato alla tua patologia». La calma di quella donna rassicurò la ragazza che, per la prima volta, riuscì a parlare di tutti i suoi problemi senza provare alcuna vergogna. Più volte, nel corso della conversazione, la dottoressa Brown ribadì a Mina che non c'era nulla di cui vergognarsi, che il corpo umano è forte, che si sarebbe ripresa e che avrebbero lavorato insieme per farla stare bene.

«Tra le persone in sala d'aspetto, questa notte, c'era per caso...» Mina fermò la dottoressa, che stava lasciando la stanza, per farle una domanda che la tartassava da ore.

«Chi?» chiese curiosa la donna.

«Un ragazzo... moro, molto alto, e...»

«Bellissimo?» Finì la frase per lei, interrompendola e sorridendole dolcemente e con fare nostalgico, ricordando forse i suoi sedici anni. Mina annuì, arrossendo vistosamente. Molly continuò a sorriderle, lasciandola con un occhiolino molto più eloquente di qualsiasi risposta.

C'era anche lui. Nonostante tutto. Non l'aveva abbandonata.

Mina scacciò per un attimo il pensiero di Colin quando vide Carlos rientrare nella stanza. Aveva parlato con la dottoressa, lo capì leggendo quegli occhi stanchi e arrossati.

«Mi dispiace» singhiozzò l'uomo. Mina scosse la testa, abbozzando un sorriso e rassicurandolo.

«Non devi, non è colpa sua» provò. Non ne era convinta e non riuscì a convincere il padre.

Avrebbero parlato, entrambi volevano, ma forse era troppo presto. Erano stanchi, frastornati, ancora troppo agitati. Carlos si avvicinò al letto della figlia, le lasciò un dolce bacio tra i capelli e la salutò, dicendole che sarebbe tornato in fretta. Aveva bisogno di una doccia e di prendere qualcosa a casa anche per Mina. La ragazza lo salutò con la mano, guardandolo sparire oltre la porta. Prese il cellulare, che qualcuno le aveva lasciato sul comodino, e decise di riprendere in mano la sua vita.

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