Capitolo 15

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La poca cura che Alexandra Burke riservava alla sua persona riusciva a infastidire Mina più quanto facesse la professoressa con i suoi modi e il suo fare simpatico e coinvolgente. Ogni mattina, la ragazza la vedeva aggirarsi per i corridoi della scuola con quel suo modo sciatto, come a voler dimostrare al mondo quanto non le importasse apparire. Mai un filo di trucco, capelli a malapena pettinati, vestiti raccattati probabilmente in qualche mercatino dell'usato. Mina non riusciva a credere a ciò che vedeva: come poteva una donna, che aveva ormai superato i quaranta, tenere così poco al proprio aspetto? E come poteva il preside Glenn, che sull'apparenza aveva fondato una carriera, permetterle di lavorare per lui rovinando irrimediabilmente la reputazione del Moonlight High School? Mina suppose addirittura un ricatto, immaginando la professoressa invischiata in giri non troppo puliti.

Quell'immagine la fece sorridere tra sé e sé, mentre svogliata si incamminava a passo non troppo svelto verso l'aula di letteratura. Quella che fino a pochi mesi prima era una delle sue materie preferite, stava diventando via via un incubo, un labirinto senza uscita. Nessuno l'avrebbe aiutata, non poteva parlarne col preside o col padre. Sapeva di dover prendere in mano le redini di quella situazione, così che nessuno potesse rovinarle l'ultimo anno di liceo.

I suoi compagni di corso erano già tutti in aula, ognuno seduto al rispettivo banco, fingendo di leggere qualcosa sulle lezioni precedenti in attesa dell'arrivo dell'insegnante. Mina, ferma sulla porta, sbuffò sonoramente, vedendo Colin già pronto a rovinarle l'ennesima giornata. Il ragazzo la notò all'instante, sorridendole beffardo mentre sistemava un paio di occhiali da sole vintage nel fodero. Mina pensò subito che fossero un regalo del padre, o del nonno. Non li aveva certamente comprati lui.

Distratta da quei pensieri, rimase immobile sull'uscio, bloccando il passaggio a chiunque volesse entrare nell'aula. Il picchiettare delicato di due dita sulla spalla la scosse da ogni pensiero, facendola voltare un po' imbarazzata. Un imbarazzo che scomparve non appena vide Alexandra Burke sorriderle, in quel modo che a Mina appariva tanto finto. La salutò con un cenno del capo, entrando poi in classe e dirigendosi spedita verso il suo banco. Finse di non sentire i commenti derisori di Colin, e sistemò la sua borsa a terra, accanto alle gambe del banco. Estrasse tutto l'occorrente, posizionando poi il telefono accanto all'enorme libro di letteratura inglese, cercando di nasconderlo agli occhi attenti dell'insegnante. I cellulari erano vietati, all'interno delle mura scolastiche, eppure per Mina, quello, non aveva mai rappresentato un problema.

Il forte odore di Colin le arrivò prepotentemente alle narici. Aveva imparato a riconoscere il profumo inconfondibile del ragazzo, Hugo Boss, una fragranza per cui andava matta e che contribuiva a destabilizzarla. Quando, dopo quella festa, era andata a casa sua per riprendersi la borsa, aveva capito subito di aver trovato chi cercava. Lo aveva capito sentendo il suo profumo, che l'aveva assuefatta anche la sera precedente.

Mina scosse il capo, provando a riportare la sua attenzione verso la professoressa, già immersa nella lezione del giorno. Puntò gli occhi sulla lavagna, che ancora non aveva notato, accorgendosi della scritta enorme che campeggiava al centro: lavoro di gruppo. Voleva sprofondare. Non aveva la minima intenzione di perdere tempo con qualche suo compagno svogliato, che avrebbe sicuramente contribuito ad abbassarle la media. Non aveva bisogno di lavorare in squadra per eccellere, tantomeno voleva che grazie a lei brillasse qualche studente mediocre. Cominciò a tamburellare nervosamente con le dita sul banco, aspettando che la Burke spiegasse il significato di quel compito.

«Voglio vedervi cooperare. Voglio che impariate ad aiutarvi, a supportarvi, ad ascoltarvi. Prima o poi avrete bisogno degli altri, e dovete imparare a interagire con chi avete intorno. Per questo ho deciso che per i prossimi mesi lavorerete in coppia.» Quella spiegazione sembrò a Mina surreale. Provava a trovare il lato positivo in quell'inferno, ma rimaneva un inferno, di cui lei non voleva fare parte. Alzò la mano stizzita, aspettando che la professoressa le desse la parola. Non ci mise molto. Alexandra Burke notò subito Mina trepidante e la fece attendere solo qualche secondo, prima di farla parlare.

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