Capitolo 51

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Il lavoro di Colin con i Lupi andava sempre peggio. Ogni mattina, quando apriva gli occhi e si rigirava un po' nel letto, sperava in un brutto e molto realistico incubo. Il messaggio puntuale di Lip con gli ordini del giorno lo riportava sempre bruscamente alla realtà. Da quando aveva cominciato a lavorare per Jim, si era ancora più chiuso in se stesso. Ormai anche a scuola, con gli amici, parlava solo se interpellato, impaurito dal poter dire troppo. Continuava a incassare i rimproveri del boss, giorno dopo giorno, perché non vendeva abbastanza droga. Non voleva tradire se stesso, non voleva adescare gli adolescenti del Moonlight High School.

Le preoccupazioni di Colin lo rendevano scostante e irascibile. Era preoccupato per Mina, che non riconosceva più. Era preoccupato per Lip, sempre più triste. Era preoccupato per Micol, che vedeva terrorizzata. Era preoccupato per il padre, sempre lì a contare ogni spicciolo, col negozio che andava male. Era preoccupato anche per Leo e Steve: non c'era mai stata una coppia omosessuale in quel liceo, e le prese in giro, dopo il coming out del giocatore, erano ricominciate.

I soldi che racimolava grazie alla banda li dava al padre, che li prendeva senza fare troppe domande. Paul aveva tacitamente deciso di non indagare, di farsi andare bene ogni spiegazione del figlio, che continuava a ripetergli che il lavoro dopo scuola non pagava poi così male. Colin sapeva che quella per il padre sarebbe stata una batosta difficile da superare. Paul si colpevolizzava ogni giorno per come aveva cresciuto il ragazzo, nonostante lui facesse di tutto per non farlo sentire in colpa.

«Che hai? Sei più taciturno del solito» esordì Margot, salendo in auto. Colin arricciò il naso. La sua giornata era stata ulteriormente rovinata dal messaggio del mattino di Lip che lo aveva informato che quel giorno avrebbe lavorato con Margot per impegni dell'amico non specificati. Era il volere di Jim, e nessuno osava contestarlo.

«Siamo amici, adesso?» replicò lui, sarcastico e pungente. Lei ridacchiò, scuotendo appena il capo e sistemandosi meglio sul sedile.

«Siamo colleghi», specificò. «Sei ancora in pena per quella viziatella egocentrica di Mina Ramon? Fattene una ragione, sta con Oliver adesso» aggiunse, stuzzicandolo. Colin continuò a guidare in silenzio, deciso a non cadere in nessuna provocazione. Aveva imparato a conoscerla, negli ultimi mesi, a capirne la cattiveria e l'arroganza. Ne aveva parlato anche con Lip, che più volte gli aveva suggerito di ignorarla, sicuro che, presto o tardi, la ragazza si sarebbe stancata da sola.

«Dove andiamo?» chiese Colin, cercando di cambiare argomento. Margot suggerì distratta il lago, e il ragazzo svoltò a destra per passare nella solita stradina secondaria che li portava lontani dagli occhi indiscreti della polizia. Non che avessero paura, i Lupi sapevano che nessuno avrebbe creato problemi a Jim, ma uno di quei poliziotti di quartiere era tanto amico di Paul e Colin sapeva che, vedendolo con Margot, avrebbe messo insieme i pezzi e ne avrebbe parlato al padre.

L'irrequietezza che lo accompagnava dalla mattina, arrivando al parcheggio del lago aumentò a dismisura, non appena Colin notò l'auto splendente di Mina. Sussultò leggermente e Margot ghignò soddisfatta. Stranamente, decise di non infierire troppo, superandolo con un sorriso arcigno e soddisfatto e andando verso il lago. Lui alzò le spalle e la seguì.

Solo dopo aver superato lo spiazzo ed essersi addentrato un po' nel bosco intorno al lago capì l'espressione gloriosa della ragazza: ad aspettarla c'erano Oliver e Mina. Colin si immobilizzò, non riusciva ad andare avanti. Era terrorizzato. Mina era completamente buttata su quel ragazzo, che la stringeva come fosse un trofeo. Non sembrava lei, rideva assente, era su di giri e faticava a reggersi in piedi.

Avrebbe voluto urlare, prendere Mina e portarla via da tutto quello, ma il senso di colpa prese il sopravvento. Avrebbe potuto fare di più, starle vicino nel periodo peggiore della vita di quella ragazza così fragile. Aveva fatto vincere l'orgoglio e lei era sprofondata.

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