Capitolo 39

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Dopo un sabato sera all'insegna dell'alcol e del divertimento, con la festa di riapertura del Mirror, Leo aveva l'intenzione di dormire tutta la mattina, saltando possibilmente anche il pranzo. Era tornato a casa che iniziava ad albeggiare, attento a non far rumore. Poco dopo i genitori avrebbero aperto gli occhi per la gita domenicale organizzata con un folto gruppo di amici, a cui lui ormai rinunciava da tempo. Si era buttato sul letto con ancora i vestiti addosso, leggermente sudato e con nessuna voglia di passare al pigiama. Era solo riuscito a togliere la suoneria al cellulare, sostituendola con la vibrazione, e lo aveva posato sul comodino al lato del letto.

Quando aveva aperto gli occhi, disturbato dall'incessante ronzio, aveva sentito la testa scoppiargli e lo stomaco sottosopra. Prima di rispondere aveva preso l'acqua da terra facendo un'enorme sorso. Aveva la gola secca e la bocca impastata. Aveva recuperato poi il telefono, trovando cinque chiamate. Il pensiero che fosse successo qualcosa ai genitori lo aveva pietrificato, mandandolo nel panico. Era tornato a respirare solo dopo aver constatato che no, non erano i genitori a tampinarlo in quella già troppo rumorosa mattina. Sbloccato il cellulare, si era dovuto stropicciare gli occhi più volte non credendo a ciò che gli stava mostrando. Non poteva crederci! Era Lucas, il californiano che gli aveva dato il ben servito a fine estate. Aveva fissato lo schermo incredulo per minuti infiniti, prima che l'ennesima chiamata lo aveva costretto a rispondere. Poche parole. Lucas era lì, fuori da casa sua.

Quella giornata era stata splendida, grazie a un tempo favorevole e alla compagnia perfetta. Leo, aperta la porta di casa, aveva del tutto dimenticato le rimostranze delle ultime settimane verso quel ragazzo che lo aveva lasciato in modo, secondo lui, troppo affrettato. Vederlo lo aveva completamente sciolto rendendolo, come aveva scritto a Micol in un messaggio sbrigativo, una dodicenne in piena crisi ormonale. Aveva portato Lucas al laghetto, dove avevano pranzato scambiandosi qualche tenera effusione senza fare troppo caso agli occhi della gente intorno puntati su di loro. A nessuno dei due importava.

Lucas gli aveva spiegato che non voleva ferirlo, ma non era bravo con le relazioni a distanza. Tuttavia, in quelle settimane di lontananza, non aveva fatto altro che pensare a lui, e quella follia ne era la dimostrazione. Aveva preso una stanza in un motel poco fuori Moonlight, così da passare qualche giorno insieme.

La giornata stava volgendo al termine, il sole era ormai calato e l'aria iniziava a farsi pesante. Nessuno dei due, però, voleva rientrare.

«Ti va un hamburger? C'è un pub in città» chiese Leo, speranzoso. Il ragazzo annuì contento, dicendogli di fare strada e che lo avrebbe seguito.

Arrivarono al Sun dopo circa un quarto d'ora. Era l'unico pub di Moonlight, un po' fuori dalla City e frequentato da chiunque. Aperto con le migliori intenzioni, puntava a far concorrenza al Mirror, con una vasta scelta di cibo di qualità, ottime birre artigianali e serate a tema. La verità era che non aveva mai ingranato. Nessuno avrebbe abbandonato la discoteca più in voga della regione per un pub a conduzione familiare. I proprietari, comunque, non ne avevano mai fatto un dramma, riuscendo a rispondere alla richiesta della cittadina. Il cibo era davvero ottimo e i prezzi stracciati.

Quando il proprietario, un ragazzo sui trentacinque anni sorridente e affabile, vide Leo, lo portò al suo tavolo preferito, non facendo domande sull'affascinante amico che si portava dietro. Il ragazzo lo ringraziò con lo sguardo, accomodandosi di fronte a Lucas e aspettando i menù.

«Chi è quel ragazzo che ti fissa?» Leo voltò lo sguardo verso la direzione indicatagli da Lucas, paralizzandosi di colpo. Steve, all'angolo del locale, con una birra in mano. Il proprietario di quel posto, come quelli di tutti i locali di Moonlight, vendeva alcol ai minorenni. Era risaputo, e nessuno se ne preoccupava. Nessuno poteva, erano le regole di Jim. Lo sguardo duro e provocatorio di Steve costrinse Leo a girarsi di nuovo, quasi in imbarazzo.

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