Agosto 2019
Il cimitero di Moonlight era situato sull'unica collinetta della città. Lontano da tutto, circondato da un silenzio perenne e da cipressi apparentemente immortali, guardava entrambi i quartieri dall'alto, giudicandoli un po' per quei pregiudizi stupidi che si portavano dietro. Moonlight era divisa a metà da anni, e anche i suoi abitanti lo erano. Due quartieri, due cerchi concentrici: la City e The Shadow. La City era la parte ricca della città: ville enormi, quasi tutte con piscina, abitate da manager, imprenditori, politici. Tutti con auto di lusso, cameriere a tempo pieno, mogli annoiate e figli viziati. The Shadow, d'altro canto, era la periferia. Catapecchie ammassate qua e là, negozi di seconda mano che a stento arrivavano a fine mese, gente senza alcuna prospettiva, che preferiva farsi governare dalla malavita piuttosto che vedere i figli morire di fame. In alto c'era il cimitero, isolato e tranquillo, che vegliava sulla città come un dio silenzioso ed egoista.
Il cimitero di Moonlight apriva i suoi cancelli alle sette in punto del mattino, grazie al guardiano storico, Ronnie, che, ogni giorno puntuale, arrivava col pick-up pieno di fiori. Ad aspettarlo, altrettanto puntuale come un orologio svizzero, Carlos Ramon. Occhiali scuri, a prescindere dal tempo, un completo elegante, adatto per il lavoro, e un rosario di madreperla in mano. Carlos salutava Ronnie con un mezzo sorriso tirato. Era educato, ma non riusciva a mentire troppo, soprattutto in quel luogo. Ronnie ricambiava il saluto con una pacca sulla spalla, porgendo a quell'uomo tanto distinto il solito mazzo di tulipani. Nadia amava i tulipani e Carlos gliene portava cinque al giorno. Il guardiano ricordava bene la prima volta in cui aveva visto quell'uomo. Era diverso, più giovane, più sofferente, più vivo. Lo aveva visto trasformarsi in un imprenditore di successo, il più potente della città, mentre si spegneva ogni giorno di più. A nulla era servita la nuova moglie, che ben poco considerava.
«Ieri pomeriggio è passata Mina» sussurrò Ronnie, che ormai parlava a Carlos come a un qualsiasi amico. L'uomo, dai tratti latini e un marcato accento messicano, accennò un mezzo sorriso, consapevole di quanto fosse difficile per la figlia mettere piede in quel posto.
«Me l'ha detto» ammise affranto. Non avrebbe voluto far vivere a Mina tutto quel dolore. Avrebbe voluto proteggerla, renderla felice, farla sentire al sicuro. Purtroppo, nonostante i soldi, non aveva quel potere.
«Come sta Eva?» aggiunse distratto, mentre sistemava meglio qualche fiore. Lui, un omone sulla settantina con pochi capelli e stupendi occhi nocciola, aveva visto crescere tutti quei ragazzi. Prima di iniziare col cimitero, aveva un chiosco di gelati in centro, il preferito dei bambini. Tra quei bambini c'erano anche Carlos ed Eva.
«Come al solito» si limitò a rispondere laconico l'imprenditore, innescando in Ronnie un'automatica alzata di spalle. Ricordava Eva come una bambina allegra, sorridente, piena di sogni. Erano anni che non la vedeva, ma faticava a immaginarsela come la gelida moglie del magnate, annoiata e piena di sé, che descrivevano i giornali locali.A Carlos non andava di continuare quella stupida conversazione, così salutò in fretta il guardiano e andò verso la cappella di famiglia con le lacrime già pronte. Il dolore non si era affievolito, negli anni. La rabbia non lo aveva abbandonato. Ogni giorno, da ormai quattordici anni, stringeva quel rosario, regalatogli dalla nonna paterna, non per pregare, quanto più per chiedere qualche risposta a un dio in cui, forse, nemmeno credeva.
***
Il centro di Moonlight sembrava una cartolina. La tipica cittadina americana da film: una piazza, un pub, un municipio, una lavanderia, un fioraio, una pasticceria, qualche boutique sparsa qua e là, una gioielleria, una banca. Tutto era concentrato sulla strada principale come se la città finisse lì. La verità, tuttavia, era ben diversa. Moonlight era concentrica: il centro, contornato dai quartieri dei ricchi. Ville enormi, che circondavano quel microcosmo come fosse una fortezza, come se dovessero difenderla. Oltre le ville, un altro girone, con la scuola e i vari circoli: quello del tennis, quello del golf, quello degli scacchi. Facevano parte di quel girone anche le palestre, le scuole di danza, canto e recitazione, e qualsiasi altra scuola di sport che potessero desiderare i pupilli viziati del posto. Il tutto quasi protetto dalla tangenziale, vero muro della città: oltre quella iniziava The Shadow, la periferia. Un altro mondo. Quello che i bambini ricchi nemmeno conoscevano. Due realtà distanti, diverse, che negli anni avevano sempre fatto fatica a incontrarsi. Due realtà che si scontravano al Moonlight High School, unico liceo della città. I ricchi avevano provato più volte a finanziare la costruzione di una nuova scuola per i figli, ma Moonlight era in mano a persone che non ne volevano sapere, e nessuno aveva mai potuto fare nulla.
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Moonlight
RomanceNella piccola cittadina di Moonlight i contrasti sono all'ordine del giorno: ricchi e poveri, centro e periferia, city e the shadow. Due realtà distinte, che faticano a convivere ormai da anni. Mina Ramon, diciassettenne bellissima e piena di talent...