Capitolo 37

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Dalla confessione di Carlos, Mina non riusciva a pensare ad altro. Erano ormai passati giorni, eppure la sua mente era sempre lì, a quelle parole sussurrate con disprezzo e impotenza. Continuava a colpevolizzare il padre, lasciando una bella fetta di senso di colpa anche per se stessa. Non ne sapeva niente, eppure l'idea di aver irrimediabilmente deluso quella madre che a fatica ricordava non la faceva dormire da diverse notti.

Avrebbe voluto conoscerla un po' di più, stringerla, memorizzare bene l'odore della sua pelle. Un profumo speciale, come spesso, da bambina, le aveva raccontato Vanessa. La madre della sua migliore amica le era stata tanto accanto, subito dopo la morte di Nadia. Prima dell'arrivo di Eva, ad accompagnare Mina per un breve tratto di vita c'era stata lei. Negli anni le aveva raccontato spesso della donna che l'aveva messa al mondo, descrivendola come una madre amorevole, una moglie innamorata e un'amica sincera. Nadia era stata una persona buona, generosa, premurosa e onesta, questo Mina l'aveva sempre saputo.

Avrebbe voluto somigliarle un po' di più, anche fisicamente. Specchiandosi, non la rivedeva mai, quasi del tutto oscurata dai tratti massicci del padre. Iniziava a odiarsi anche per quello, perché ritrovava in sé quasi ogni aspetto di Carlos. Fissandosi, iniziò a vergognarsi di aver pensato la madre come un'egoista. Le era capitato, di tanto in tanto, come se fosse stata una sua scelta quella di morire.

Si allontanò dallo specchio nervosa, andando verso la finestra chiusa. I temporali che avevano tormentato i giorni precedenti sembravano scomparsi e quella domenica era caratterizzata da un sole pallido e un vento debole. Non aveva voglia di stare in casa, di vedere il padre o Eva. Si abbassò per vestire Arya dell'ennesimo collare griffato regalatole da qualcuno e prese la piccola borsa Chanel dalla scrivania. Ci buttò dentro il cellulare e le chiavi e uscì in fretta, cercando di non fare troppo rumore. Notò i genitori discutere in salone. Eva era furente, Carlos annoiato. Li superò silenziosa, senza fermarsi ad ascoltare il motivo del litigio. Non le interessava. Più nulla, ormai, sembrava importarle. Salì in auto e iniziò a guidare senza nemmeno far partire lo stereo, che in quel momento l'avrebbe soltanto infastidita.

Guidò senza una meta apparente, lasciandosi trascinare dall'istinto. Per lei, da sempre razionale e impostata, non era semplice ma, in quel momento, la voglia di pensare era totalmente assente. Passò davanti casa Adams, immaginando Micol impegnata in qualche noiosa lettura. Avrebbe voluto fermarsi, parlare con la ragazza, chiarire. Rallentò appena, accostando appena fuori dal cancello. Prima o poi avrebbe dovuto ascoltarla, e perdonarla. Avrebbe potuto costringerla, tampinarla. Ma, allora, sarebbe stata come l'aveva descritta il padre, come l'avevano descritta tutti. E lei non voleva più essere così. Mise da parte tutto l'egoismo e ripartì verso una destinazione ancora ignota.

Arrivò al parcheggio del cimitero che era ormai metà mattina. Vide una manciata di auto sparse qua e là, mentre qualche solitario visitatore entrava e usciva. La domenica era il giorno di maggior affluenza, eppure in quel luogo non c'era mai calca. Una calma a tratti inquietante lo avvolgeva perennemente. Mina scese dall'auto col cuore in gola. Non andava volentieri in quel posto, che riapriva ferite mai rimarginate. Avvertì gli occhi di Ronnie, curiosi e stupiti, su di sé e decise di voltarsi e avvicinarsi per salutarlo.

«Mina, quanto tempo». Sorrise alle parole del guardiano con un breve cenno del capo, alzando poi di riflesso la mano sinistra.

«Ciao, Ron. Come stai?» chiese, non troppo interessata. Erano domande dovute, imposte dall'educazione ricevuta.

«Io benone. Tu, piuttosto? Non ti si vede da un po'» rispose lui grattandosi il capo e accomodandosi meglio su quel piccolo sgabello che a Mina era sempre sembrato tanto scomodo. La ragazza alzò le spalle indifferente, mascherando ogni emozione.

«Tutto bene» mentì, senza aggiungere altro. L'uomo la capì al volo, era sempre stato bravo in quello, e la salutò con un sorriso delicato che Mina ricambiò, prima di allontanarsi verso l'entrata principale.

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