Capitolo 27. Sei tu?

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Non credevo ai miei occhi, era proprio lui, era Tom.

Era affannato e rosso in volto, aveva in una mano un mazzo di rose rosse e nell'altra la sua valigia.

Non può essere, sarà un'allucinazione, mi strofino gli occhi e provo a guardare di nuovo, non mi sbagliavo era proprio lui.

Mi sorride e mi dice sottovoce "Sono qui, coraggio" riesco a leggere il suo labiale.

Matt si volta e gli fa segno di sedersi dietro di lui.

"Signorina Bellini possiamo continuare?" mi chiede il giudice "Si ora va meglio" rispondo.

Tom si siede affianco a Simon lanciandogli un'occhiataccia, li vedo bisticciare ma Matt li fa smettere all'istante.

"Dove ero arrivata?" chiedo "Ci ha detto che è stata portata contro la sua volontà nella stanza del signor Evans" mi aiuta il giudice "...ah si si. Non ricordo più nulla di quella notte. Ho ricordi indelebili però della mattina successiva. Mi sveglio nella sua stanza e lui non c'era, ero ancora frastornata, non capivo perché mi trovassi lì. Vado in bagno e noto i segni che mi aveva lasciato e inizio a ricordare la sera precedente, corro in camera mia, mi chiudo a chiave per la paura." 

"Sam arriva dopo 15 minuti, mi invita ad aprire la porta ma mi oppongo, allora prende una chiave di riserva ed entra sempre contro la mia volontà." mi interrompo nuovamente per prendere fiato, i ricordi mi feriscono "...coraggio signora." mi dice il giudice consolandomi "Si si un secondo." faccio un respiro profondo e continuo a raccontare "Sam si avvicina a me nonostante io gli dicessi di stare lontano DIVERTIAMOCI UN ALTRO PO' DAI mi diceva, non sapevo che fare ero immobile ed impaurita. Mentre ormai ero contro il muro, mi rendo conto che vicino a me era presente un lume, lo prendo e colpisco Sam. Vedo che perde conoscenza, scappo al piano di sotto, prendo il mio cellulare ed esco di casa gridando aiuto."

"Quando ormai ero lontana da casa sua mi rendo conto che Sam si era ripreso e che mi cercava gridando come un pazzo. Per fortuna riesco a trovare una casa per rifugiarmi e vengo aiutata dalla persona che abitava lì" guardo Tom e mi fa un occhiolino.

"Perfetto signora, la sua testimonianza è stata ascoltata ora mi rivolgo agli avvocati,  avete domande da porre alla vittima?" Matt non vuole aggiungere altro "SEI ANDATA BENISSIMO" mi dice usando solo il labiale - l'avvocato di Sam invece prova a mettermi in difficoltà ma senza riuscirci.

"Benissimo" dice il giudice "Ho tutto quello che mi occorre per la sentenza finale, la seduta è sospesa, mi ritiro per deliberare".

Mi alzo dalla sedia e corro incontro a Tom "Sei davvero tu? Dimmi che non sto sognando ti prego" "No Leonessa sono proprio io. Ora sono qui con te e non me ne andrò più." ci abbracciamo e ci baciamo "Scusami ancora per non essere arrivato in tempo, scusami tantissimo" mi dice stringendomi forte a sé "...sei qui, è quello che conta. Piuttosto come hai fatto ad arrivare?".

"Ieri dopo la notizia che mi avete dato non riuscivo proprio a stare in albergo, ho chiamato Bill e gli ho detto che sarei andato in aeroporto. Ho preso un taxi e sono andato. Ho chiesto se ci fosse un volo per Londra e sono riuscito a trovare uno che atterrava alle 10:30. Non ci ho pensato 2 volte e mi sono imbarcato. Ho provato a contattarvi ma subito dopo mi si è scaricato il cellulare"

"Non importa, l'importante è che ora sei qui con me" lo abbraccio "Ti sei fatta consolare subito eh bellezza?" grida Sam "Amico mio non sai la goduria quella sera." Tom lo ignora "Non dirmi che ancora non avete..." "Forse è perché non sei altezza" continua Sam - vedo Tom che inizia ad irritarsi "Tom fa finta di niente, evitalo ci ha provato anche prima." "Si ragazzi usciamo da qui, andiamo alla caffetteria del tribunale."

Arrivati alla caffetteria ci sediamo ad un tavolo, Tom mi coccola tra le sue braccia "Ma tu sei l'attore che ha fatto Draco Malfoy in Harry Potter!" urla il cameriere "Ti prego, è una giornataccia, non sono affatto dell'umore adatto. Ti farò un'autografo ma non chiedermi foto e tanto meno non dire a nessuno che sono qui" prende una felpa dal suo zaino e la indossa "Solita vita, tieni questo è per te" firma un autografo.

"Ehi tesoro, non trattarlo così, tu hai ragione ad essere in ansia lo sono anche io ma è ingiusto nei suoi confronti" gli accarezzo il viso "Hai ragione Aurora, ma davvero non sono dell'umore adatto" china la testa.

Cerco di distrarre Tom chiedendogli del suo viaggio e su quello che avremo fatto finito questo incubo - si intromette Matt "Verrete con me a Liverpool, dobbiamo provare i vostri vestiti" "Bella idea" dice Tom "Ci meritiamo qualche giorno di relax e spensieratezza. Tu che ne dici?" mi chiede "Sono la tua assistente personale, come desidera lei signor Felton" accenna un sorriso "Bene allora è deciso." dice Matt "Ragazzi vado a dare un'occhiata in aula nel caso vi avviso io quando dovete salire, vi lascio un po' da soli"

Tom affonda il suo viso nei miei capelli "Mamma mia quanto mi è mancato questo profumo, facciamoci una promessa" mi chiede "Dobbiamo proprio farci una promessa in una caffetteria di un tribunale Tom?" dico ridendo "Si CARPE DIEM si dice" "D'accordo ascoltiamo" gli rispondo "Promettiamoci di rimanere sempre insieme, mai più l'uno lontano dall'altro" avvicina il suo mignolo "Prometti?" mi chiede "Oddio sembriamo due bambini dell'asilo ma prometto" ci baciamo.

Passiamo molto tempo in caffetteria a parlare fino a quando ricevo un messaggio da Matt:


"Aurora l'aula si sta iniziando a riempire di gente che prima non c'era, vi conviene tornare, dì a Tom di mettersi un cappello e cambiarsi la felpa, si è sparsa la voce che è qui"


Faccio leggere il messaggio a Tom "C***o vado a cambiarmi in bagno" mi risponde.

Dopo 5 minuti è già fuori dal bagno, è completamente irriconoscibile "Aurora vai pure avanti io vi raggiungo tra 5 minuti" "D'accordo" 

Arrivo in aula e mi siedo vicino a Matt "Dov'è Tom?" mi chiede "Ora arriva" e infatti dopo nemmeno 3 minuti lo vedo entrare in aula e si siede vicino a Simon "Coraggio Aurora, qualche minuto e sarà tutto finito. Saremo di nuovo liberi" dice Tom.

Entra in aula il giudice e inizia a leggere la sentenza.


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