CAPITOLO 10.

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New York, 6 ottobre 2018.

Blanca's pov:

Avete presente quella fastidiosissima sensazione di smarrimento?

Ecco... Io provavo esattamente questo quella sera, mentre sentivo lo sguardo infuocato di Carol addosso.

La mia vita era sempre stata scandita da schemi, regole, orari.

Tutto perfettamente progettato e trovarmi impreparata in quella situazione mi destabilizzò.

Beh cosa ti aspettavi che tutto andasse benissimo fino a che non ti saresti decisa a dirglielo?

Ci mancava solo lei... Chi sa perché la mia coscienza si intromette sempre nei momenti meno opportuni.

<<Blanca>> Carol interruppe il flusso dei miei pensieri.

<<Non si usa bussare dalle tue parti?>> sbottai irritata girandomi.

Notai lei osservarmi indossare solo il reggiseno di pizzo bianco.

<<Sai che c'è? Non voglio neanche saperlo>> disse poi dandomi le spalle e ritornando in camera.

<<Carol aspetta>> esclamai dirigendomi verso di lei, fregandomene di non indossare la maglia.

<<Che c'è?>> domandò poi in tono freddo.

<<Che ti prende ora?>>

<<Non lo so Blanca, dimmelo tu>>

Che cazzo sta succedendo?

<<Senti prima o poi lo avresti scoperto>> continuai.

<<Perché?>> si limitò a domandarmi.

<<Perché cosa?>>

<<Perché continui a fingere di fidarti di me, quando in realtà non è cosi? Però hai ragione, infondo chi vorrebbe fidarsi dell'apatia fatta persona>>

<<Carol ma che stai dicendo>> risposi poi con un filo di voce e con in testa una confusione enorme.

<<Sono tre settimane che ti chiedo di confidarti con me, di aprirti... E tu nulla, muro. Persino io che sono la persona più diffidente di questo mondo mi sono aperta con te, ti ho raccontato tutto quello che ho passato per colpa di mio padre, tu non hai mai spiccato mezza parola su di te>> aggiunse.

<<Carol, non azzardarti mai più a dubitare della mia fiducia nei tuoi confronti. Sei riuscita a capirmi più tu in questi venti giorni che io stessa in sedici anni della mia vita. Sei la persona di cui so di potermi fidare cecamente fra tutti in questa cazzo di Accademia>> tirai fuori quelle parole come fossero veleno.

<<Allora perché cazzo hai sempre negato quando ti chiedevo qualcosa? Perché non me ne hai mai parlato?>> chiese alzando la voce.

<<Perché magari mi fa male dover raccontare e ricordarmi il motivo per il quale stavo per morire. Ricordare che l'unica persona con cui ne ho parlato è stato il mio psicologo e nessun altro più>> dissi sentendo i miei occhi inumidirsi.

<<Scusa se non sono la migliore amica con una vita perfetta che ti aspettavi di avere, adesso avrei preferito appoggio da parte tua... Comprensione>> feci spallucce.

<<Ma non ti sei minimamente fregata di cosa sia successo, del perché io non te lo abbia detto, del perché io non abbia trovato la stessa forza di parlarne apertamente con qualcuno come hai fatto tu con me>> dissi prima di essere fermata da lei.

𝑪𝒐𝒎𝒑𝒍𝒊𝒄𝒊𝒕𝒚 𝟏.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora