CAPITOLO 34.

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New York, 6 novembre 2018.

Blanca's pov:

Il dolore fa parte della vita, è una catena di montaggio composta da operai scelti, con cura, che sanno dove colpirti, sanno dove farti male.

Così minuziosi da scegliere con attenzione di essere, dove e quando la sorpresa che non ti aspetti, quella che non vorresti mai, accade.

Il dolore ti si posa sulla pelle, si scrive su un foglio, ti sussurra alle orecchie.

Sono le fotografie che hai lasciato impolverare,
i segreti che hai lasciato ammuffire.

Il dolore si affaccia alla finestra, ti saluta, ti prende la mano, per quanti passi fai, sai che non puoi starle lontano.

Ti si aggrappa alle ginocchia, ti trascina a terra,
si nasconde nelle parole, dentro le persone,
dietro ad una bella giornata di sole.

Getta acqua sulle fiamme appena accese, prende il posto degli occhi, i soli, con cui riesci a vedere.

Fa compagnia alle speranze, che non si sono arrese.

Il dolore è l'ubriaco che stringe il bicchiere, fino all'ultimo sorso, fino all'ultimo giro di fiato.

È il malato terminale.

Il ladro fottuto.

Il bambino pelle ossa che attende il suo destino.

Una madre dimenticata.

Un padre non vissuto.

La tua ragazza che lotta contro un male più grande di lei.

Il dolore è un filo sottile, dove è quasi impossibile camminare.

C'è chi cadendo se n'è andato, chi si è rialzato
e l'equilibrio sul filo del dolore lo ha trovato.

Perché solo conoscendo il male si impara ad amare ed è in mezzo a questo tentare, che rimane la nostra vita.

Era questo quello che c'era in dentro di me in quel momento, dolore.

<<Amore aspetta, ti prego non chiudere gli occhi... Per favore rimani sveglia>> cercai di scuoterle delicatamente il viso per evitare che si addormentasse, mentre lacrime salate non smettevano di rigarmi le guance.

Non potevo perderla...

<<Da questa angolazione sei ancora più bella>> stava letteralmente dicendo cose a caso.

<<Smettila, che mi stai facendo sentire solo più male>> replicai chiudendo gli occhi, sperando che tutto questo fosse solo un incubo.

Speravo di risvegliarmi nel cuore della notte, nel mio letto, con accanto lei che mi abbracciava forte, capendo che tutto questo stava accadendo solo nella mia mente.

<<Sai di cosa mi sto ricordando?>> mi riportò alla realtà tracciando tutti i lineamenti del mio volto con le sue dita sporche di sangue.

<<Di quando eravamo piccole... Delle cose che abbiamo combinato, delle promesse che abbiamo fatto>> continuò ricordandomi tutte le cose belle che avevamo condiviso dalla nascita.

*Inizio flashback...*

<<Posso entrare?>> sentii domandarmi da una lieve vocina.

<<Certo vieni>> mi voltai la notai appoggiata allo stipite della porta con lo sguardo basso, aveva dei ciuffetti ramati che le scendevano sulle guance.

𝑪𝒐𝒎𝒑𝒍𝒊𝒄𝒊𝒕𝒚 𝟏.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora