il solito Marco

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Seduta davanti a lui cercavo di avviare una conversazione in tutti i modi ma non riuscivo a trovare motivo di aprire bocca

"Io sono Bianca" tesi la mano in avanti sorridente, l'atmosfera era un po' troppo strana e imbarazzante, volevo rimediare

Lui guardò il gesto e portò la mano, tutt'uno con il guanto, a stringere la mia

Rabbrividii appena il gelido tessuto sfiorò le mie falangi, non me l'aspettavo minimamente, sembrava come se le mie dita stessero diventando delle piccole stalattiti e il mio corpo, un iceberg

Ritirò la mano appena capì le mie sensazioni, mortificato si scusò

"Scusa, non avrei dovuto" si penalizzò e unì le mani per cercare un'ulteriore fonte di calore

"Fa lo stesso"

"Io sono Marco" continuò con la presentazione mentre cercava di mandare via il disagio che s'era creato

"Piacere" dissi

Non era un ragazzo di tante parole ma con lo sguardo diceva tutto

Esprimeva timore, non di me ma della sua condizione e di come avrebbe potuto svilupparsi in maniera negativa

"Sono sicura che se farai come ti dice mia madre, riuscirai a conviverci" dissi mettendo una mano sul suo ginocchio per fermare il suo tremolio

"Che creatività, sarai la centesima persona che me lo dice, come potesse aiutare!" mi guardò male, si alzò e lasciò la stanza

Allo stesso tempo mia madre varcò la porta, dopo aver ricevuto una spinta involontaria da parte del ragazzo appena uscito

"Marco!" si sporse dalla porta e lo chiamò inutilmente

Si voltò verso di me in cerca di spiegazioni

"Cosa è successo?" domandò incrociando le braccia, deducendo fosse colpa mia

"Gli ho solo detto che si risolverà tutto" alzai le mani

"Ah il solito Marco, gli passerà tranquilla tesoro" mi accarezzò il viso mentre sorrideva

Mah... mi sapeva un po' di luna storta, oppure era direttamente bipolare..

La giornata in ospedale l'avevo passata a fare le maratone per passare oggetti ad altri dipendenti, ma vi pare! Veramente no comment

Mancavano pochi minuti al fine turno di mamma e si erano fatte le otto e quaranta

Presi posto su una panchina rovinata della sala d'attesa al piano terra, mi era stato detto di attendere finché non finiva gli ultimi pazienti

I giorni a Roma passavano sempre lentamente, non si faceva nulla di interessante e la noia era perenne sempre e comunque

Chissà cos'avrei fatto quel giorno a Londra...

Ricominciai a pensare a tutto quello lasciato alle mie spalle, gli amici, le abitudini e... e lui

Mordevo entrambe le labbra internamente per trattenermi, non era seriamente il momento di piangere, no Bianca, pure in pubblico no.

Mi coprii il viso con le mani, nascoste dalle maniche del mio maglioncino nero semplice, con il pollice rimossi quella lacrima che stava compiendo il suo percorso prima che qualcuno tra le mille persone in quella sala, potesse notarlo

"È occupato?" sentii

"Nono... si può sedere" dissi senza guardare chi mi stesse rivolgendo la parola, tolsi il cappotto che avevo messo a 'sedere' sul posto di fianco a me e lo misi sulle ginocchia per far accomodare la persona

"Tutto bene?" domandò sempre la stessa persona che azzardò una mossa mettendo una mano sulla mia spalla

Riconobbi il tocco che portava una temperatura sui 2 o 3 gradi massimo

"Hey..." mi rivolsi a lui con gli occhi rossi, dimenticandomi completamente di aver appena pianto

Guardai di sbieco la mano sul mio corpo che lui rimosse il secondo dopo

"Scusami per... per prima, non volevo urlarti addosso" disse distogliendo lo sguardo

Giocava con i filetti dei guanti mentre aspettava una mia risposta o anche solamente una reazione che potesse indirizzarlo nel come comportarsi o proseguire

"Capita a tutti di avere momenti di frustrazioni, io la prima" feci riferimento involontario a tutti i litigi avuti con Mason mentre mi focalizzavo sulle crepe del muro dinanzi a me, mettendo le mani a conca, posizionai il mento in mezzo e rilassai il viso

"Ne vuoi parlare?" chiese con tono incerto

Lo guardai per un paio di secondi e lo abbracciai, ci poteva essere stato letteralmente chiunque davanti a me, pure il fruttivendolo, lo avrei abbracciato comunque, ne avevo bisogno

Lui mi accolse a braccia aperte anche se si poteva intuire il suo essere stupito, l'avevo colto di sorpresa e ci stava

Ero rimasta colpita a mia volta dal calore che il suo corpo, pur essendo ad una bassa temperatura, riuscì a trasferirmi di botto.

Come se avesse usato tutti i gradi rimasti di riserva, per riscaldarmi, lo trovai molto carino come gesto

Affondai il capo sul suo giubbotto e per lui non sembrava esserci problema

"Mi manca, mi manca tanto" dissi a tono basso, quasi non volessi mi sentisse ma ci riuscì perfettamente

Singhiozzai ma nessuno poteva sentirmi, il suo cappotto riusciva a risucchiare tutti i suoni da me emessi, facendo trapassare il suono del silenzio

Mi circondò come meglio poteva, cercando di sorreggermi saldamente con le braccia

Avevo le orecchie mezze tappate ma i commenti sdolcinati dei signori nella stanza, trovarono la loro via nei miei timpani

"Che carini" quella che veniva detta maggiormente

Una volta aver realizzato la situazione, mi staccai nell'immediato, avendo la faccia rossa

Mi alzai in piedi

Sistemai i vestiti un po' stropicciati come meglio potei fare mentre avevo l'attenzione di tutti addosso, soprattutto la sua, sentivo la sua confusa espressione su di me

Diedi una veloce occhiata in giro, sperando di non trovare gli occhi incuriositi della gente, ma trovai esattamente quelli

"Devo.. devo trovare mamma" mi diressi a passo veloce verso l'ascensore

l'angelo in bluDove le storie prendono vita. Scoprilo ora