Incompatibili?

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Una volta mi hai detto che io sono un angelo. E come tutti gli angeli, soffro.



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«Amore?».

Sentii la sua voce provenire dall'ingresso e poco dopo lo vidi. 

Ancora dopo mesi non mi capacitavo di come potesse essere mio.

Harry se ne stava lì, appoggiato alla porta, nella sua divina semplicità. Anche se non indossava niente di particolare, lui si faceva notare. 

Questo era per me un grosso problema.

Ero sempre stata un po' possessiva, forse per il semplice fatto che tutto quello che mi era appartenuto, prima o poi scompariva. Ma per fortuna ero una persona che aveva un po' di cervello, per questo non avevo mai impedito a Harry di uscire con i suoi amici in tutta libertà, e lui aveva sempre fatto lo stesso con me.

«Bentornato!» gli dissi avvicinandomi a lui e lasciandogli un piccolo bacio a fior di labbra.

Lui in tutta risposta mi attirò nuovamente a se, facendo aderire alla perfezione i nostri corpi. Riuscii a vedere la passione nel suo sguardo. Il modo in cui mi guardava mi faceva sentire un calore dentro che non si era mai affievolito con il passare dei mesi.

«Mi sei mancata da morire» mi disse serio.

«Ti devo mandare a comprare le uova più spesso» lo derisi.

La mia affermazione, invece di farlo ridere, lo accese ancora di più.

Mantenendo il suo sguardo serio sul mio, portò le sue mani giù per i fianchi e, senza preavviso mi alzò le gambe dal pavimento e mi adagiò delicatamente sul bancone della cucina.

«Sei la donna più ingenua e allo stesso tempo più sexy che abbia mai conosciuto» mi disse, mentre cominciava a tracciare con le labbra una scia di baci sul mio collo.

Quello era il segnale che non c'era più tempo per le parole, ma solo per l'amore.


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Dalla cucina ci eravamo spostati velocemente in camera, ed ora ero beatamente poggiata sul suo petto nudo.

Potevo sentire il suo respiro affannato, e questo lo rendeva ancora più sexy del solito.

«Mi hai fortemente distratto prima — mi disse, facendomi ridacchiare — mi sono scordato di dirti che stasera vado una festa».

«Ah, ok. A che ora vai?» chiesi.

Ero certa che lui avesse capito che tutte le feste a cui andava non mi rendevano felice, ma quella era la sua vita. Non c'era settimana nella quale avesse saltato una festa, ma mi fidavo di lui. Nei primissimi mesi lui aveva insistito molte volte nel portarmi con lui, e qualche volta avevo anche accettato, ma poi si era reso conto che mi annoiavo a morte. Perciò per il bene di entrambi avevamo questo tacito accordo: lui andava alle feste e io restavo a casa così io non mi sarei annoiata e lui non sarebbe stato costretto a lasciare prima del tempo la festa per riaccompagnarmi a casa.

«Vado subito dopo cena. Tanto è qui vicino, a casa di Ed».

«Buon divertimento, allora - gli dissi lasciandogli un bacio a fior di labbra - stai attento però,ok?».

«Sempre - rispose sorridendomi ad un centimetro dalle labbra - stai tranquilla».


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Non Passerai//H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora