"Il vero è nei discorsi da ubriachi e quando parli con lacrime agli occhi"
- Brokenspeakers
Ogni luogo della città che conoscevo mi faceva ricordare lui, la sua presenza e quello che aveva significato per me. Quindi mi diressi in una zona di New York dove non ero mai stata prima.
Camminai forse per due ore prima di fermarmi in un comune bar, senza neanche fare caso da che tipo di persone potesse essere frequentato.
«Un gin senza ghiaccio» dissi al barista.
«Subito, dolcezza».
Alzai lo sguardo verso di lui e scoprii che, nonostante il tono viscido che aveva usato, il barista non aveva le sembianze di uno stupratore pronto a catturare la sua prenda. Era un ragazzetto di circa vent'anni che voleva solamente sembrare più figo, ma non aveva capito che usando quel tono le faceva scappare. O almeno avrebbe fatto scappare me, se fossi stata più lucida.
Dopo avermi servito il drink, nessuno mi rivolse più la parola; anche perché il mio sguardo era rivolto solamente alla mia mano che muoveva in modo circolare il bicchiere.
Decisi di prendere il mio adorato taccuino dalla borsa e iniziai a scrivere.
Non avrei mai pensato di scrivere di nuovo di Harry, non apertamente almeno. Mi capitava spesso di andare a rileggere quello che scrivevo, per rispolverare il passato. Mi accorgevo che inconsapevolmente, in ogni pagina, scrivevo qualcosa che velatamente riguardava anche lui. Anche quando scrivevo delle mie uscite con altri ragazzi li paragonavo a lui, nel fisico, nel modo di vestirsi e di atteggiarsi.
A tutti mancava quel qualcosa che mi faceva dire: ok, forse ne vale la pena.
Dopo svariati bicchieri di gin e un'indefinita quantità di tempo, non riuscivo più nemmeno a elaborare una frase di senso compiuto. Questo era il segnale che mi costringeva a raccogliere le mie cose e andarmene a dormire, sempre se avessi ritrovato la strada del ritorno.
Non ero un tipo che era solito ubriacarsi, anzi, ero esattamente il contrario!
Non mi piacevano per niente le persone che per scappare dai loro problemi si rifugiavano nell'alcool. La mia visione era però cambiata da quando mi ero lasciata con Harry. Il primo anno dalla separazione, passato un periodo di clausura, ero una persona irriconoscibile che beveva, fumava e andava in discoteca ogni sera; ero diventata esattamente il mio opposto, quello che non sarei mai voluta diventare.
Dopo tempo però, il dolore era diventato sopportabile, tanto da permettermi di guardarmi attorno e vedere che la persona che ero diventata, mi faceva ribrezzo. Mi ero accorta che stavo facendo del male solo a me stessa, e così avevo ricominciato a tornare me stessa, una fenice in rinascita.
Mi misi a cercare in borsa il mio cellulare, ma non riuscivo proprio a trovarlo.
Poi ricordai.
Avevo tolto dalla borsa al ristorante. Sicuramente per la fretta di scappare da quell'inferno l'avevo lasciato sul tavolo. Ero ubriaca, ma non così tanto da essere così tanto incosciente da tornare in hotel a piedi.
«Scusi - dissi cercando di attirare l'attenzione del giovane barista - potrebbe per favore chiamarmi un taxi? Ho perso il mio cellulare».
«Certo, tesoro» mi rispose, facendomi anche l'occhiolino.
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Non Passerai//H.S.
FanfictionA volte ritornano.. Ma sarà davvero sempre così? Gli amori, quelli veri, sono destinati a ritornare o è solo un'illusione? Beatrice ritorna a New York dopo tre anni, in vista del matrimonio di sua cugina. Sapeva in cuor suo che avrebbe dovuto rivive...