"Amici"

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L'amicizia che scorre dal cuore non può congelarsi nelle avversità, così come l'acqua che scorre dallo spirito non può ghiacciare in inverno.

James Fenimore Cooper

Era stata una mattina piuttosto tranquilla in gelateria, per questo ne avevo approfittati per scrivere un po'. Non avevo ancora avuto la vera ispirazione, ma avevo deciso di scrivere tutti i pensieri che mi passavano per la mente.

Ero seduta al bancone, quando il rumore della porta d'ingresso, mi destò dalla mia scrittura.

Fui sorpresa di vedere Harry entrare nel locale, ma un sorriso spontaneo comparve sul mio volto.

«Buongiorno!» dissi allegra, alzandomi dallo sgabello dietro il bancone.

«Buongiorno italiana!» disse, con quel suo sorriso paradisiaco.

Indossava una semplice maglietta bianca con lo scollo a V, che permetteva di ammirare alcuni dei suoi tatuaggi, e un pantalone nero stracciato a livello delle ginocchia.

Poteva indossare qualsiasi cosa, anche un sacco di iuta, ma lui era sempre fantastico.

«Ti ho portato il pranzo - disse alzando la sua grande mano, che teneva un sacchetto del take away - so che ti piace il chickenburger e te l'ho portato! E siccome sono un bravo ragazzo, ti ho portato anche un donut alla vaniglia, che so piacerti tanto» concluse, alzando il mento come per pavoneggiarsi.

«Sei il mio salvatore» esclamai in modo plateale, abbracciandolo.

Ero davvero felice che Harry fosse venuto a trovarmi, perché da quando eravamo amici, ero molto più serena.

Non so per quale strano motivo, ma quel ragazzo, che tutti definivano con aggettivi dispregiativi, mi trasmetteva qualcosa che mai nessuno aveva fatto prima. Quando eravamo insieme era un semplice ragazzo di ventidue anni, che scherzava e faceva lo scemo ogni qualvolta ne aveva l'occasione, ma sapeva anche essere gentile, galante e sapeva rispettarti.

Iniziavo davvero a dubitare che quel cattivo ragazzo di cui tutti parlavano esistesse.

«Ti volevo proporre una cosa» disse incomprensibilmente, vista la bocca ancora piena di cibo.

Avevo appena chiuso il locale per la pausa pranzo ed io e Harry eravamo comodamente seduti a mangiare su un dei tavoli del locale.

«Sono tutta orecchie - gli risposi - ma prima finisci di mangiare. È disgustoso vedere il cibo masticato che esce dalla tua bocca».

Lui in tutta risposta aprì la sua bocca, facendomi ammirare il contenuto.

«Sei uno schifoso!» esclamai, dandogli un pugno sulla sua spalla tonica.

«Ah si?! - disse in tono minaccioso, una volta finito di mangiare - mi dovrai chiedere scusa per questi insulti».

E, non appena finì di dire ciò, si protese verso di me e cominciò a farmi il solletico.

Io odiavo il solletico.

«No, smettila!» urlai, cercando disperatamente di divincolarmi.

Ma non ci riuscii.

Continuò per un tempo che mi sembrò infinito, fino a quando non fui costretta ad arrendermi e scusarmi con lui, implorandolo.

Ero senza fiato, e solo allora mi accorsi che durante la nostra lotta la mia maglietta si era spostata, lasciando in bella vista il mio reggiseno nero.

«Mi ha pure denudata - dissi, fingendomi offesa - maniaco!».

«Dovrei ricominciare. Perché mi hai appena insultato nuovamente, ma sarò clemente, perché sono una brava persona».

Non Passerai//H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora