Contraddizioni

3.8K 126 90
                                    

E allora si chiese: devo starlo a sentire questo desiderio, o devo togliermelo dalla testa?

A. Baricco

Mi svegliai con un forte dolore in testa, non sapevo se per la sbronza della sera precedente o per il continuo pianto che aveva accompagnato la mia notte. 

Non ero riuscita a chiudere occhio fino alle luci dell’alba e, quando finalmente c’ero riuscita, era suonata la sveglia. Andai a lavoro, sperando di riuscire a tenere la mente occupata, ma invece il resto della giornata sembrava non passare mai, servendo coni gelato uno dietro l’altro in modo automatico, con un sorriso palesemente finto in volto. Non vedevo l’ora di tornare a casa per buttarmi a capofitto nel letto e risvegliarmi l’indomani mattina, sperando di avere un umore migliore. 

Elis non mi perse d’occhio nemmeno un secondo, era visibilmente preoccupata, ma non trovavo la forza di rassicurarla, non in quel momento. I flash della sera precedente erano ancora vividi nella mia mente, e io, pur provandoci con tutta me stessa, non riuscivo a non pensarci.

Mi proposi per andare a prendere il pranzo al fast food, che si trovava a pochi isolati dalla gelateria, magari una camminata m’avrebbe fatto schiarire le idee. Non feci i conti però con una cosa non di poca importanza: il fast food si trovava proprio accanto al palazzo dove abitava Harry. 

Maledissi la mia inusuale intraprendenza,ma a quel punto non potevo tornare indietro, così continuai a camminare, sperando che il destino fosse dalla mia parte, almeno per una volta. 

Ma, quando le cose ti vanno male, non posso che andare peggio. 

Proprio nel momento in cui stavo passando sotto casa di Harry, il portone del suo palazzo si spalancò e ne uscì lui, il soggetto di tutte le mie preoccupazioni e di tutti i miei viaggi mentali. I suoi occhi caddero immediatamente su di me, impedendomi qualsiasi atto di fuga, così decisi di aspettarlo mentre scendeva le scale. Quando fu davanti a me, i battiti del mio cuore accelerarono sempre di più, tanto da sentirmi mancare.

«Che ci fai qui?» iniziò lui. 

Era visibilmente teso, ma nel suo sguardo riuscivo a cogliere un barlume di speranza. Mi stupivo ogni giorno di più del fatto che riuscissi a capire ogni sua emozione e sensazione solo dal suo sguardo.

«Sono venuta a prendere da mangiare, a dire il vero» dissi a sguardo basso.

«Ah – disse, incupendosi – riguardo a ieri…».

«Sai come la penso» lo interruppi io, senza sapere nemmeno il motivo.

In realtà ero confusa, anzi, non ero mai stata così confusa in tutta la mia vita. L’istinto di protezione che mi ero costruita, però, era più forte e vigile della mia stessa razionalità.

«Quindi mi stai dicendo che non vale la pena provarci?».

«Sento già che non andremo da nessuna parte». 

Avevo le lacrime agli occhi, perché, in realtà, solo una piccola parte di me credeva a ciò che stavo dicendo, mentre l’altra mi stava urlando di correre da lui e baciarlo. Non ero pronta a rischiare, anche se in fondo credevo alla sua confessione, perché non erano solo parole. Anche i gesti che mi riservava erano concordi con le sue parole. 

Ma se poi quella parte di me avesse torto?

«Tu non eri quella che diceva che una storia se non la vivi non sai come andrà a finire? Ti stai contraddicendo!». 

Il suo volto era contrito e pieno di rabbia.

«Si, ma preferisco per una volta seguire la mia testa. Preferisco soffrire ora che dopo, quando sarà troppo tardi».

Non Passerai//H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora