Addii...?

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La persona che ti rende più felice, a volte la persona che può ferirti maggiormente.




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Dopo altri due giorni di ricovero mi permisero di uscire dall'ospedale. 

Avevo indossato una maschera di serenità, ma dentro di me non vi era nient'altro che sofferenza e rabbia. L'unica persona che avevo visto era mia madre, l'unica alla quale era permesso entrare in stanza. Sapevo che Mara ed Elis non avevano nessuna colpa, ma non ce la facevo a fingere anche davanti a loro. 

Per questo mi ero preparata mentalmente in quei due giorni a recitare la parte della ragazza che avrebbe reagito ad un'altra sofferenza. 

Avevo sempre odiato l'idea di essere un peso per le persone che mi stavano accanto e, anche in quel caso, avrei evitato sguardi di compassione. Avevo deciso di tornare a casa il giorno stesso delle mie dimissioni dall'ospedale; era la cosa migliore per tutti. 

Di Harry non avevo più notizie, perché avevo detto esplicitamente a mia madre di non nominarlo. 

Ero nella mia camera a casa di zia e stavo sistemando tutte le mie cose in valigia. Avevo accuratamente lasciato fuori tutte le cose che mi potessero ricordare la mia esperienza a New York, poi avrei detto ad Elis di liberarsene come meglio credeva.

«Posso entrare?» disse mia cugina dall'esterno.

«Certo – dissi, facendo un grosso sospiro, in preparazione della mia migliore interpretazione – entra pure».

«Come va?».

Il nostro rapporto si era incrinato, ed era tutta colpa mia. Purtroppo non potevo fare altrimenti, perché in quel momento averla accanto mi ricordava tutto quello che di bello o brutto mi era successo in sei mesi.

«Bene, ho quasi finito».

Sentii i suoi passi mentre si avvicinava cautamente a me, quasi come se avesse paura di ferirmi. Quasi come se starmi vicino mi potesse fare del male.

«Mi dispiace per».

«Non continuare – la interruppi – non ne voglio parlare».

«Scusa» disse con un filo di voce.

«Non ti devi scusare di niente. Dovrei essere io a scusarmi per aver creato problemi a te e zia. Grazie di avermi ospitato qui per tutto questo tempo».

Non mi ero ancora girata a guardarla. Non ne avevo la forza, perché mi sentivo in colpa. Avevo creato a lei e mia zia molti problemi anche se non l'avrebbero mai ammesso.

«Ti vorrò sempre bene, Bea, qualunque cosa accada. Se avessi bisogno di qualsiasi cosa sappi che ci sarò sempre per te. Niente potrà cancellare il nostro legame» disse, poggiandomi una mano sulla spalla.

Il suo tocco mi fece irrigidire all'inizio, ma poi fu come se il suo amore per me mi desse la forza di reagire. Per questo trovai la forza di girarmi verso di lei e abbracciarla.

«Grazie davvero di tutto – dissi cercando, per la prima volta da giorni, di trattenere le lacrime – ti vorrò sempre bene come una sorella».

Il nostro abbraccio fu interrotto da un ingresso inaspettato. Il mio corpo reagì istantaneamente a questa sua vicinanza, nonostante non lo vedessi ormai da giorni.

Non Passerai//H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora