Il Tempo Passa, E Noi?

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Il tempo passa. Anche quando sembra impossibile... Passa in maniera diseguale, tra strani scarti e bonacce prolungate, ma passa. Persino per me.

-New Moon

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Erano trascorse due settimane.
Milano non era cambiata di una virgola, era tutto immutato nonostante lo scorrere del tempo, e per questo non ebbi difficoltà a riabituarmi alla mia solita routine quotidiana. Avevo ricominciato a lavorare, ed era stato semplice. Tutti, il mio primo giorno di lavoro, mi avevano chiesto come fosse stato il mio soggiorno in America, com'era stato il matrimonio, ci fu persino qualcuno che mi chiese delle foto, che però io non avevo fatto.
Non avevo nemmeno una foto di quelle due settimane passate a New York, nemmeno un ricordo a cui attaccarmi in un momento di sconforto. Avevo sempre amato le foto, ma non ero mai stata una capace di farle, non era mai stata una mia passione. Eppure doveva essere fantastico saper racchiudere le emozioni in una sola immagine, poter trasmettere alla gente le sensazioni che tu stessa hai provato in un determinato momento.

Di quelle due settimane non mi restava niente se non i ricordi.

Avevo scritto pagine e pagine sulle sensazioni che avevo provato, quello era il mio dono, ero nata per farlo e, anche se non ero la più brava, la migliore, avevo comunque fatto della mia passione la mia professione. E per quello ero fiera di me.

Trascrissi tutti i ricordi e le sensazioni provate nel mio taccuino, ormai logoro dal tempo. Cercai di riportare su carta tutto quello che io e Harry c'eravamo detti, tutti gli sguardi nascosti, tutti i sentimenti che avevamo cercato di reprimere, e poi scrissi di come non ce l'avessimo fatta a combattere i nostri sentimenti, che loro erano fuoriusciti dal nostro corpo come fiume in piena, come non fossimo più riusciti a controllarli.
Anche se non era la fotografia, qualcuno lassù mi aveva dato il dono di esprimere i miei sentimenti e di poterli raccontare al resto del mondo, di far provare sensazioni che senza la mia scrittura non avrebbero provato, o almeno era quello che cercavo di fare.

Tutto attorno a me era rimasto immutato.
Non appena rientrai nel mio piccolo appartamento nella periferia di Milano, tutto era come l'avevo lasciato, anche l'odore di casa era rimasto uguale, come se il tempo non fosse passato. Sistemai malinconica le mie valige, mettendo tutto ordinatamente apposto, prendendomi tutto il tempo che serviva, perché non avrei dovuto cucinare per nessuno, se non per me stessa, non sarei dovuta uscire con un ragazzo, perché quello che avevo era lontano chilometri e chilometri da me.

Erano passate due settimane e invece per me il tempo sembrava non passare mai.
Eppure conducevo la stessa vita di un mese fa, prima della mia partenza, andavo a lavoro, in palestra e poi tornavo a casa. Tutto era rimasto uguale, ma qualcosa era cambiato.
Ero io ad essere cambiata, ero io ad essere diversa.
L'ennesimo giorno di lavoro volgeva a termine, così mi misi a sistemare la mia scrivania, mettendo tutte le stampe in un cassetto, chiudendo tutte le finestre del mio computer, e mi alzai per andarmene, quando il mio cellulare squillò.

«Elis! - esclamai rispondendo al telefono - tornata stanca dal viaggio di nozze?» dissi, con tono ammiccante.

«Non sono mai stata più stanca di così» disse con voce avvolta, e io non potei fare a meno di scoppiare a ridere.

«E' inutile che ridi in quel modo - il suo tono era quasi offeso - magari fossi stanca per il motivo che credi! Tu non hai idea di quanto quel biondo mi abbia fatto camminare! Ho i piedi in fiamme!» concluse teatralmente.

«Ti sei portata solamente scarpe col tacco, immagino» dissi, sicura della risposta.

«Era un viaggio di nozze, mica un pellegrinaggio! Mi sono comprata un paio di orribili scarpe da ginnastica qui, ma le misure non sono come le nostre, secondo me erano più piccole. Ora ho tutti i calli ai piedi».

Non Passerai//H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora