Incredibilmente mi svegliai prima che il mio cellulare iniziasse a intonare le note di “Who you are” di Jesse J, dando così il benvenuto ad un nuovo giorno.
Ero ancora sovreccitata e non avevo realizzato dove mi trovassi realmente. Era ancora tutto così nuovo.
Mi alzai e mi diressi in cucina, stupita dal fatto che non ci fosse nessuno. Il display del mio nuovo Iphone bianco segnava le sette e un quarto e, essendo sabato, era normale che Mara ed Elis non si fossero ancora alzate. Dopo essermi preparata una bella tazza di latte e cereali al cioccolato, mi sedetti nel magnifico divano a L a vedere un programma di cucina alla TV. Alle otto vidi spuntare Mara ed Elis, che, essendo ancora immerse nei loro sogni, mi salutarono con un impercettibile gesto di mano.
Dopo aver riso e spettegolato quasi per un’ora e dopo un’attenta preparazione, io ed Elis uscimmo.
Andammo in un delizioso negozio che vendeva una varietà infinità di vestiti in maschera. Era un piccolo negozio di circa trenta metri quadri, con stand pieni di vestiti, divisi per genere e colore. Al centro della stanza c’era un bancone d’acero con delle piccole vetrine sul fronte, dove erano esposte maschere e accessori. Scegliemmo con cura, ma nello stesso tempo con estrema facilità, i nostri vestiti e accessori. Il tempo stava passando molto più velocemente di quanto mi aspettassi. Dopo un’ora, infatti, eravamo già fuori; un record per gli standard di mia cugina.
«Bea, oggi è il mio giorno libero, però devo passare dalla gelateria per dare dei documenti a Theodore, il nostro capo, e ne approfitto per annunciargli il tuo ingaggio».
«Va bene Elis» le dissi sorridendo.
La gelateria era un locale abbastanza grande e colorato; il pavimento era riempito da lucide piastrelle bianche e le pareti, invece, con carta da parati azzurra e bianca. Sul lato sinistro del locale era posizionato un enorme bancone a forma di L, beige con delle rifiniture azzurre, che richiamava il colore della carta da parati. All’esterno un tendone azzurro con dei coni gelato stampati ombreggiava l’ingresso.
«Bea, aspettami fuori. Se il capo ti vede, ti farà il terzo grado e non voglio perdere più di cinque minuti qua dentro nel mio giorno di pausa».
«Certo, Elis. Aspetterò qui».
Ne approfittai per osservare ciò che mi circondava: uomini in giacca e cravatta che, con le loro ventiquattrore di pelle, a grandi falcate si dirigevano verso i loro uffici. Donne con vestitini succinti e tailleur facevano sfoggio dei loro gioielli preziosi. Ad un tratto il mio sguardo cadde su un giovane alto e muscoloso, che si dirigeva proprio verso me con un sorriso alquanto enigmatico. Aveva sicuramente la mia età, o poco più, ma a colpirmi furono i suoi occhi: due occhi verdi come il mare cristallino, tanto profondi da intimidirmi. I suoi capelli erano bruni con delle sfumature cioccolato; il suo viso fine ed armonioso. Restai quasi fulminata dal suo sguardo; era intenso, passionale, tanto da entrarmi dentro. Sentii un brivido percorrermi tutta la schiena, non riuscivo bene a capire che sensazione stessi provando. Stava per entrare proprio in gelateria, quando ad un tratto si fermò sulla soglia; vedevo a stento la sua espressione: aveva un sorriso colpevole stampato in viso, si girò verso di me per poi proseguir un attimo dopo all’interno del locale. Cercai di non guardare dentro, ma inspiegabilmente la tentazione era troppo forte.
Stava parlando con un uomo di mezz’età, tarchiato con dei capelli brizzolati ed un vistoso baffo nero. Sembrava stessero discutendo, ma purtroppo non ero per niente brava a leggere il labiale. Qualche minuto dopo si strinsero la mano e il ragazzo del mistero si diresse verso l’uscita.
«Quindi sei tu che prenderai il mio posto qui?» disse freddamente, prendendomi alla sprovvista.
Oddio, stava parlando con me?! Ero scioccata, avevo gli occhi sbarrati, la salivazione annullata e i battiti cardiaci accelerati.
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Non Passerai//H.S.
FanfictionA volte ritornano.. Ma sarà davvero sempre così? Gli amori, quelli veri, sono destinati a ritornare o è solo un'illusione? Beatrice ritorna a New York dopo tre anni, in vista del matrimonio di sua cugina. Sapeva in cuor suo che avrebbe dovuto rivive...