Battiti

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Erano attratti l'uno dall'altra. Bastava guardarli per capire che c'era qualcosa che li legava fortemente. Sembravano due bambini che giocavano a rincorrersi e desiderarsi ogni istante. Erano abbracci, carezze, parole di conforto, suggerimenti, qualche pizzico di gelosia non manifestato. Erano tante cose, solo che avevano paura di dirselo. E capita di perdersi, mancarsi e farsi del male. Far regnare l'orgoglio, i rimorsi, i ripensamenti. In fondo però, c'era qualcosa che li avrebbe legati per sempre e un giorno si sarebbero ritrovati per creare quello che in passato non erano stati abbastanza coraggiosi da costruire.

- Susanna Casciani


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Da quel giorno fuori dalla chiesa, io e Harry non avevamo più avuto nessun contatto; ci eravamo limitati solo a rispondere se interpellati, ma non avevamo più parlato l'uno con l'altro, anche perché con lui c'era sempre Charlotte. Ormai mi ero quasi abituata alla sua presenza, dovevo riuscirci.

Era una ragazza davvero adorabile se non fosse perché avrebbe sposato l'amore della mia vita. Ma ero stata io a permetterle di prenderselo, e non gliel'avrei portato via per un capriccio. Lui era felice con lei, non importava quanto potesse fare male.

Quella mattina ero uscita a comprare gadget alquanto ambigui per l'addio al nubilato di Elis, che sarebbe stato l'indomani sera. Avevo dovuto incontrare tutte le sue più care amiche, e ovviamente anche Louis, in un pub a Manhattan.

Era stato un incontro davvero inusuale, perché le amiche di mia cugina erano ancora più strambe di lei, infatti mi avevano costretto ad ingaggiare uno spogliarellista e a comprare oggetti di qualsiasi genere, l'importante era che avessero forma fallica.

Io mi sarei davvero vergognata da morire, ma Elis era... solo Elis.

L'incontro, e il conseguente shopping, era durato tutta la mattinata, per questo mi fermai a mangiare in un grazioso bar che trovai percorrendo la strada di ritorno insieme ad Louis.

«Perciò - cominciò a parlare il mio compagno di pranzo. E già sapevo dove sarebbe andato a parare, se avevo realmente capito come era fatto - chi hai ammaliato con i vestiti che ti sei comprata l'altro giorno?».

«Proprio nessuno» dissi sinceramente.

Era vero, a parte la breve ed imbarazzante parentesi con Harry, da ubriaca.

«Non ci credo minimamente - controbatté - sono indubbiamente gay, ma so riconoscere ancora una bella ragazza quando la vedo. E tu lo sei, eccome».

«Non ti sto mentendo! - dissi piccata - nessuno mi ha degnato di uno sguardo».

«Sei tu a non vedere quella che sei. Sei tu a non piacerti e quindi a non accorgerti di chi ti sta attorno. Da quando siamo entrati qui, la maggior parte dei ragazzi non ha fatto altro che guardarti, cosa che mi da alquanto fastidio. Inoltre il cameriere ti ha scritto il suo numero sul tovagliolo e tu non te ne sei nemmeno accorta - abbassai lo sguardo verso il tovagliolo e vidi che aveva ragione, c'era un numero scritto con una penna blu. Ma quando lo aveva scritto? - l'ha scritto quando ha portato l'acqua e tu eri troppo interessata dal menu per accorgertene» rispose alla mia silenziosa domanda.

«Le cose sono due - continuò - o sei lesbica, cosa che ritengo improbabile, visto che Elis mi ha raccontato qualcosa di te. O sei innamorata».

Scoppiai in una risata.

Adoravo quel ragazzo, era davvero speciale. Sapeva scherzare come non mai, ma sapeva anche intraprendere discorsi seri con una facilità strabiliante. Era un grande amico di Elis, questo sottintendeva che fosse davvero una brava persona, per questo decisi di raccontargli la mia storia, partendo da tre anni prima.

Non Passerai//H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora