Marchi D'appartenenza

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C’è una grande differenza tra il piacere e l’amore. Se ti piace un fiore lo stacchi immediatamente; se lo ami, lo innaffi e te ne prenderai cura per sempre.

-Kristiano Loshi

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Aprii lentamente gli occhi a causa di una fioca luce che attraversava le tende, che avevo comprato il pomeriggio precedente. 

Erano ormai due settimane che mi ero stabilita quasi permanentemente in questa stanza, la stanza di Harry. 

Ogni sera mi ritrovavo ad addormentarmi sul suo divano e lui era costretto a svegliarmi per riaccompagnarmi a casa, ma dopo una settimana avevamo capito che questo meccanismo non era fattibile per la salute mentale di entrambi, così decidemmo che se mi fossi addormentata sarei rimasta a dormire in casa sua. 

Dopo qualche giorno c’eravamo resi conto che stavamo affrontando una sorta di convivenza, così decisi di prendere la mia valigia e portare qualche mio vestito da Harry. Da quel giorno non avevo più dormito a casa di zia, che continuavo comunque a vedere tutti i giorni.

Voltai lo sguardo alla mia sinistra e trovai Harry, che ancora dormiva profondamente. 

Potevo godermi tutta la sua inconsapevole bellezza quando dormiva: la bocca socchiusa, il profilo perfetto e sopracciglia lunghe nere. 

Portai una mia mano sul suo viso, accarezzandogli la fronte e le tempie, per poi passare alle carnose labbra rosate. Accarezzare la sua pelle era come accarezzare un cristallo, sulla superficie tanto liscio da sembrare fragile, ma dentro forte, duro. 

«Adoro svegliarmi con tutta questa dolcezza» disse una voce roca.

Spostai il mio sguardo sui suoi occhi e li vidi aperti, a fissare i miei, mare contro terra, topazio contro smeraldo.

«Scusami, non volevo svegliarti» mi scusai, posando un dolce braccio sulle sue labbra.

«Hai fatto benissimo invece – continuò, lasciandomi una scia di baci sul collo – non bisogna mai perdere tempo prezioso».

Sentii le sue mani insinuarsi sotto la mia canotta, fino ad arrivare al seno, mentre con la sua bocca continuava a percorrere il tragitto che andava dal mio collo alla clavicola, per poi tornare indietro e ricominciare la solita tortura. 

Quando fu abbastanza soddisfatto mi tolse la maglia, buttandola sul pavimento, mentre aveva già iniziato a baciare uno ad uno i capezzoli.

Cominciai a slacciare i suoi jeans, troppo impaziente di averlo, di sentirlo. 

Quando entrambi fummo nudi, uno sull’altro, sentii ogni parte del mio corpo in contatto con la sua. Potevo chiaramente sentire su di me la morbidezza della sua pelle l’odore fantastico che emanava e che restava sulla mia pelle per tutta la giornata.

«Ti amo» dissi con voce ansante.

«Ti amo anche io, Bea – rispose Harry, interrompendo quella dolce tortura – ora e per sempre».

Ci amammo come solo due anime che si appartenevano potevano fare, come due corpi che ormai si conoscevano, come due persone che si amavano incondizionatamente.

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Alzarsi ogni mattina era una tortura se accanto a me c’era Harry, ma per fortuna avevamo la possibilità di passare tanto tempo insieme, in quanto la gelateria rimaneva chiusa per un mese, sia perché l’anno era andato benissimo, sia perché era impossibile pensare di comprarsi un gelato nel bel mezzo dell’inverno newyorkese.

Non Passerai//H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora