La verità dell'amore

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Non ti ho amato per noia, o per solitudine, o per capriccio.

Ti ho amato perché il desiderio di te era più forte di qualsiasi felicità.

A. Baricco

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Il discorso di Niall si era concluso già da qualche secondo, ma né io né Harry eravamo riusciti a sciogliere l'intreccio delle nostre mani. Quel contatto rappresentava un tacito assenso a quello che c'eravamo detti pochi giorni prima, ma ancor di più a quello che non eravamo stati capaci di dirci. Quando sentii il pollice di Harry accarezzarmi il dorso della mano, non potei fare a meno di alzare lo sguardo verso di lui, incatenando i miei occhi ai suoi. Fu come essere stata appena sommersa da acqua cristallina.

Lui era lì davvero, non solo la sua presenza fisica, ma anche la sua anima, che riuscivo a scorgere nei suoi occhi.

«Scusami».

Fu l'unica cosa che riuscii a dire.
Mi ero comportata da ragazzina stupida, e me ne stavo rendendo conto solo in quel momento.

Era come se fino ad allora la mia mente fosse stata offuscata, forse a causa della paura di soffrire. Ero stata così con lui fin dall'inizio, tre anni prima, perché la paura di perderlo era così forte da rendermi cieca ai miei stessi sentimenti. Avevo avuto sempre paura che lui mi potesse abbandonare, visto il mio passato, e per questo mi ero comportata da immatura.

Ma le cose sarebbero cambiate, avrei smesso di combattere il destino.
Se dopo tre anni ci trovavamo ancora l'uno davanti all'altro, vi doveva essere un motivo ben preciso.

Harry non parlò, ma mi rivolse un bel sorriso e, portandosi la mia mano verso il suo viso, mi lasciò un dolce bacio su di essa. Potei sentire le sua labbra umide nitidamente sulla mia pelle, che bruciava ogni volta che lui la sfiorava. Quando mi era vicino sentivo come se il mio corpo ardesse, come se stessi implodendo.

Non avevo più provato con nessuno quella sensazione, non sentivo un buco nello stomaco quando qualcuno, al di fuori di lui, mi guardava negli occhi. Non arrossivo quando uno sguardo sconosciuto mi scrutava con insistenza, ma bastava solo che Harry pronunciasse il mio nome per sentire le mie guance arrossire. Non sentivo l'istinto di baciare labbra diverse dalle sue.
Harry era la mia condanna, e io l'avrei scontata.

Senza proferir parola, Harry mi sottrasse dai miei pensieri trascinandomi al centro della pista, dove era ricominciata la musica, sotto le note di 'Say Something' di A Great Big World&Christina Aguilera.

Il testo della canzone parlava per noi, perché entrambi eravamo stati sul punto di arrenderci, contro il nostro volere. Ci stavamo arrendendo ad un destino che non ci apparteneva. Stavamo rinunciando ad un noi che, invece, era destinato ad essere.

«Io mi stavo arrendendo, ti stavo lasciando andare via - cominciai - ero convinta che lasciarti andare fosse la cosa giusta, ma, mentre la mia ragione ne era realmente convinta, il mio cuore ha sempre saputo che era un errore».

Parlai piano, senza mai staccare gli occhi dai suoi, che erano concentrati e potenti, tanto da riuscire a scorgere in essi la potenza del suo amore. Anche lui si stava arrendendo, ma in modo completamente diverso dal mio, perché lui si era adattato come meglio aveva potuto al mio abbandono. Per una volta nella mia vita ero stata io ad abbandonare qualcuno, forse l'unica persona che non aveva mai avuto intenzione di farlo.

Non l'avrei abbandonato più, non l'avrei più spinto ad andar via da me.

«Non hai mai smesso di essere mia, e il mio cuore non è mai appartenuto a nessun'altra se non a te».

Non Passerai//H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora