Fiducia

3.8K 127 114
                                    

“Tutti abbiamo dei segreti,non c’è niente di male.Ma tutti abbiamo bisogno di un confidente,un amico con cui condividere i segreti.In un certo modo,il condividere i nostri segreti con qualcuno ci fa capire chi sono i veri amici.Loro sono le persone di cui ci fidiamo di più.”

-Forever

Era ormai passato un mese dal nostro NON appuntamento, un mese e mezzo da quando ero a New York, e l’amicizia tra me e Harry procedeva alla grande. Elis e Niall non potevano essere più felici e innamorati e ci ritrovavamo ogni giorno a casa nostra. Eravamo davvero un gruppo affiatato, ridendo e scherzando tutto il tempo, mentre io acquistavo giorno per giorno fiducia in loro. 

Mi sentivo davvero bene. 

Il lavoro procedeva alla grande, Theo era fiero del mio impegno e gli affari andavano davvero bene. Ero finalmente fiera di me stessa, perché mi sentivo utile a qualcosa. Ero appagata, anche se non stavo svolgendo la vita che sognavo, mi sentivo serena e tranquilla. Ma come dicono in molti la felicità non dura per sempre.

Ero in pausa pranzo con Harry, Niall ed Elis quando il mio cellulare prese a squillare Era un numero che non conoscevo, ma il prefisso internazionale era inconfondibilmente quello italiano.

«Pronto, chi parla?» dissi risoluta.

«Ciao dolcezza. Quando torni da me?». 

Raggelai. Avrei riconosciuto quella fastidiosa voce ovunque. 

Cosa voleva ancora da me? Perché mi stava cercando?

«Enrico» sussurrai, senza riuscire a dire altro.

«Esatto, piccola. Perché te ne sei andata? Pensavo mi amassi. So che ti ho ferito, ma tu hai fatto la difficile. Sono un uomo, la carne è debole e ho ceduto, ma ora sono tutto tuo, torna da me».

Non riuscivo a dire niente, non riuscivo nemmeno a muovermi. Vedevo solo che Harry mi fissava preoccupato, ma non riuscivo proprio a muovere alcun muscolo facciale per tentare di rassicurarlo. Mi alzai dal tavolo dove stavamo mangiando tutti e quattro e vidi che Harry mi stava seguendo, ma non volevo piangere davanti a lui, non volevo farmi vedere debole, ma nel contempo non riuscivo a scacciarlo, avevo inconsapevolmente bisogno di lui.

«Mi devi lasciare stare. Hai capito» dissi alzando la voce, ma la mia voce risultò stridula e debole.

«Oh, piccola. Io sarò la tua ossessione! Mi manchi e se..». 

Non sentii come concluse il suo discorso, perché Harry mi prese dalle mani il telefono. 

«Lasciala stare, lei sta bene qui. Non ti azzardare più a richiamare, brutto coglione. Lei sta con me ora, quindi vatti a cercare qualche sgualdrina che ti soddisfi a dovere. Ciao» disse in perfetto italiano, mettendo poi fine alla chiamata.

In quel momento tutte le forze mi mancarono, la tensione e l’adrenalina che avevo accumulato per cercare di formulare qualche parola sensata, erano scomparse e mi dovetti appoggiare a Harry per non cadere.

«Ora ti porto a casa, babe – sussurrò al mio orecchio – Elis, porto Bea a casa mia. Non mi sembra il caso che faccia il turno pomeridiano. Dì a Theo che è stata poco bene» disse rivolgendosi a mia cugina.

«Se vuoi resto io con lei» si propose Elis.

«No Elis – aggiunsi io, con le poche energie che mi restavano – Theo non ce la farebbe da solo oggi. E’ sabato e ci sarà il pienone alla gelateria. Ci sarà Harry con me». 

Non Passerai//H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora