First Time

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Puoi incatenarmi
Puoi buttare via la chiave
Ma non ci sono botole non me ne andrò
Tu sei la verità che posso spiegare
Tu sei l’unica che vedo
Non è un’illusione per me

One direction - Illusion

«Non so cosa dirti, cosa consigliarti. Questa è una cosa che devi vedere con te stessa, prima di vederla con Harry; riguardo a lui, sai che non mi fido, sempre nell’ambito delle relazioni intendo. Ma posso anche sbagliarmi, in fondo tutti possono cambiare per amore». 

Adoravo la saggezza che aveva Elis, sapeva sempre come risollevarmi e farmi riflettere. 

Anche da bambine era così.

«Ma lui non è innamorato di me, questo è sicuro. Però hai ragione; devo fare chiarezza dentro di me – sorrisi – ma ora veniamo a te. Cosa mi devi raccontare? Tralascia i dettagli sconci, per favore» dissi, e scattammo a ridere all’unisono, mentre lei aveva già iniziato a raccontare.

«Qui è Niall che vi parla, al momento sono occupato e non in grado di rispondervi, mi spiace e spero non siate sul punto di morire, per cui lasciate un messaggio dopo il beep e forse vi richiamerò».

Per l’ennesima volta quel giorno rispose quella dannata segreteria.

Beep…

«Horan, giuro sulle mie tanto adorate scarpe che ti prendo a calci nel sedere quando deciderai di farti vivo, semmai lo farai, perché credimi se fossi al posto tuo io starei alla larga dalla sottoscritta!» sbottai rabbiosamente al cellulare e lo gettai dentro il cassetto del bancone, che richiusi con tanta forza che i vetri dello stesso tremarono, facendomi temere che si rompessero in mille pezzi.

Avevo da poco cominciato il turno pomeridiano in gelateria e danni su danni, che sembravano non avere fine, avevano reso una normale giornata soleggiata, una giornata a dir poco disastrosa.  

A partire dal pranzo “accidentalmente” finito sulla mia uniforme mentre avevo cercato di evitare uno scontro con un tipo in tenuta da jogging, che aveva ben pensato di far mostra dei suoi “non pettorali” per le strade di New York sfrecciando incurante fra le persone. Per poi continuare con l’aggeggio infernale della panna che quel giorno non aveva la minima intenzione di collaborare. 

Risultato?! 

Indescrivibili quantità di panna sul pavimento e sul bancone d’esposizione dei gelati da dover ripulire. Ma quello che più aveva reso la mia giornata insopportabilmente fastidiosa era stato il non avere notizie di Niall dalla sera precedente, ed il solo fatto che non rispondesse a nessuna chiamata e nessun messaggio, mi aveva preoccupato e non poco.

Milioni di domande si facevano strada nella mia mente. Domande su cui gravavano dubbi ed incertezze, paure ed insicurezze che appartenevano ad una me fin troppo paranoica.

«Oh andiamo Elisabeth, sei davvero ridicola!» mi rimproverai, e scacciai quelle assurde paranoie che vorticavano senza limite alcuno nella mia testa.

Decisi così di alzarmi dallo sgabello dove ero seduta da almeno quindici minuti con lo sguardo fisso su quello che la grande vetrata della gelateria, che dava sulla strada, offriva, e con un panno cominciai a sistemare i tavoli stracolmi di fazzoletti e macchie di gelato pasticciato sulla superficie, in modo da tenere a bada quella mia mente malata. 

Non Passerai//H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora