capitolo 2

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Ero davanti allo specchio, dalla finestra di camera mia avevo già visto un SUV nero che riconobbi come quello di mio padre e una Ferrari italiana nera opaca che non avevo mai visto prima.

Ero davanti al grande specchio a figura intera e mi stavo ravvivando i miei lunghi capelli castani scuro, alcuni li spacciavano per neri da quanto erano scuri, i miei occhi verdi erano contornati da un velo di mascara e una linea di Eye-liner, la truccatrice era passata prima e sul viso aveva fatto un ottimo lavoro.

Le mie labbra carnose erano coperte da un rossetto rosso scuro, e sul mio naso alla francese non aveva fatto molto. Sul mio viso non c'erano imperfezioni, avevo lavorato molto, fisicamente, esteticamente e mentalmente per arrivare lì dove ero ora.

Decisi che mi sarei fatta una coda alta, per scoprire il collo e per evidenziare la mia mascella delicata e pronunciata.

Il vestito mi evidenziava le mie forme delicate, gambe magre e snelle, pancia piatta e tonica, seno pronunciato ma non abbondante, fisico a clessidra, glutei sodi e pronunciati, spalle magre e toniche come le braccia.

La prima cosa che ho imparato da questo mestiere, è quanto il proprio fascino condizioni ogni incontro. La prima cosa da fare è mostrarsi sicure, quasi letali. Mai e dico mai stare al loro gioco se non per fini che gioveranno a te in futuro, e soprattutto la postura del corpo è una cosa fondamentale.

Spalle dritte ma non rigide, sguardo sicuro e annoiato, gambe non unite ma una leggermente davanti all'altra.

Queste cose le ho imparate io a mie spese.

Mi legai un cinturino di pelle nera sulla coscia scoperta dal vestito e ci misi una Glock 43, la mia pistola preferita.

Il vestito era nero, lungo fino alle caviglie, aveva uno spacco che partiva dal fianco e arrivava fino a giù e che mi scopriva la gamba mostrando la pistola, il sopra era un corpetto aderente con coppe a triangoli che formavano un ampia scollatura e una fascia sotto che le univa, dietro avevo la schiena nuda se non per i lacci del vestito che si intersecavano.

Mi scopriva alcuni tatuaggi, come la pistola che avevo in mezzo al seno che puntava dritto nello sterno, il serpente che mi girava intorno al braccio e che copriva da polso a spalla.

Ai piedi decisi di mettere solo dei tacchi neri con il laccetto.

Mi spruzzai il profumo e scesi giù nella sala bar dove sicuramente mi stava aspettando mio padre e il nuovo socio in affari.

Scesi dalla grande scalinata in marmo bianco e li notai già a guardarmi. Mio padre come sempre, a ogni fine giornata mi aveva portato una rosa nera, io gli sorrisi guardando la rosa e poi raffreddai lo sguardo per passarlo a quell'uomo che mi stava ancora guardando.

Era molto alto, capelli castani scuri mossi, aveva un leggero ciuffo disordinato, gli occhi erano verdi, leggermente più chiari dei miei.

Indossava una camicia nera che gli evidenziava la muscolatura sulle braccia e sull'addome, dei pantaloni neri e dei mocassini neri.

Il viso era pronunciato, forte, la postura era rilassata ma sempre pronta a ogni eventualità, in mano teneva un bicchiere di scotch credo.

Scesi le scale e raggiungendoli diedi un leggero bacio sulla guancia a papà presi la rosa e gliela diedi alla donna di servizio per farmela mettere in camera.

"Mason ti presento la mia adorata figlia Olivia, Olivia lui è Mason William" disse mio padre, noi ci guardammo e lui fece un cenno del capo per tornare al discorso, che io avevo stoppato, con mio padre.

"I Carter sono troppo stupidi per compiere un affare così grande, io gli toglierei dalle opzioni" C'eravamo spostati in salotto sul divano e stavamo parlando di un affare che, anonimamente, era finito bene per noi, però abbiamo venduto molte armi e mio padre vuole sempre aver sotto controllo le famiglie di mafiosi e i loro scambi "dissento" dissi io a Mason con un sorrisetto furbo.

lui era seduto con i gomiti sulle ginocchia e il bicchiere di Scotch tra le mani, al mio commento alzò le sopracciglia spostando l'attenzione su di me, mio padre mi guardava con un che di incuriosito e orgoglioso "Il Signor Carter magari è troppo stupido è vero, ma c'è da contare che è anche completamente pazzo" dissi io, per enfatizzare il discorso presi la mia pistola in mano, Mason non si mosse ne mutò l'espressione, me la puntai alla tempia "le persone pazze, che non nascondono di esserlo, arriverebbero pure a dare la propria vita per soldi e potere." misi la pistola sul tavolino di vetro e facendola roteare finì con la canna contro di lui, lui non la guardò neanche.

"che non nascondono di esserlo?" ripetè lui una parte della mia frase per capire meglio il concetto. Sapevo che mi stava studiando, il suo sguardo investigatore stava cercando di classificarmi, io mantenendo il sorrisetto furbo mi appoggiai delicatamente allo schienale accavallando le gambe "Siamo tutti pazzi Mason, solo che alcuni lo sanno nascondere meglio di altri" dissi io mantenendo lo sguardo nel suo.

C'era qualcosa di diverso in lui, sapeva come si faceva questo mestiere, domande perfetto, postura impeccabile, mani con calli per quanto ha stretto un coltello o una pistola. Non era uno sciocco e capì immediatamente perché mio padre volesse renderlo suo socio.

"Olivia, tu farai da cecchino nel prossimo incontro con i Kinsu, ti voglio nell'edificio blu a est, distanza prossimale circa 20 metri, sarai al ottavo piano" disse mio padre guardando le carte e mostrandomi il punto esatto "se permette io ho cecchini esperti che fanno questo lavoro da più di trent'anni" si intromise Mason. Io lo guardai, era già successo, e era giusto, si aspettavano che mio padre mi usasse come figlia trofeo, o solo per portarmi a letto i soci e rendergli parte integrante del lavoro, ma si sbagliavano, si sbagliavano di grosso.

"lo farà Olivia. Olivia non sparare al Signor Kinsu per nessuna ragione, ne a sua moglie, ci sarà un uomo, alto e muscoloso e pelato di fianco a loro, puoi sparare ma non per uccidere. Per gli altri invece fai cosa ne vuoi basta che non creino problemi, e soprattutto spara se necessario." disse mio padre guardandomi serio, io annuì e poi lui continuò " è un caso importante per noi, acquisiremo molte armi da rivendere, ma temo sia una trappola visto che il caso va a vantaggio nostro, quindi facciamoci trovare preparati. Mason andrai tu con la mia scorta, io non ci sarò perché devo sistemare alcune faccende. Olivia ci sarà anche il padre di Rosie, coprilo a ogni costo. Mason se noti qualcosa di strano fai un cenno a Olivia che lei capisca per prepararsi" disse mio padre alternando lo sguardo tra me e lui.

"Quand'è questo caso?" chiesi io aspettandomi che fosse tra tre settimane o un mese "domani" disse lui.

Mio padre era andato a prendere alcune carte e io e Mason stavamo studiando il luogo. "qui è un punto ceco per loro, metti uno della squadra. Ho già lavorato con i giapponesi e fidati se ti dico che non hanno pietà, cerca di mettere già in posizione di attacco le persone che ti porterai, fagli mettere i giubbotti antiproiettile che non si vedano assolutamente" dissi io a lui. C'eravamo seduti per terra, io avevo tolto i tacchi e le carte erano sparse sul tappeto.

Lui fece solo un cenno di assenso pensieroso "ti darò una specie di radiolina per tenerci in contatto, il cenno sarà questo" disse facendo il gesto di ravvivarsi il ciuffo "originale" dissi io scettica, lui alzò gli occhi al cielo e serrò la mascella.

La cena era finita e Mason se ne stava andando "Mason domani mattina qui alle 8:00, ci prepareremo e poi alle 19:00 abbiamo l'incontro" disse mio padre, lui annuì "arrivederci Olivia" mi disse squadrandomi per l'ultima volta. Inclinai la testa come cenno di saluto e lui salì in macchina e se ne andò.

Qualcosa di lui mi incuriosiva e nello stesso tempo mi faceva stare sull'attenti. Indossava una maschera che però gli si era attaccata alla pelle e lui ormai ci era abituato e non provava neanche a toglierla. I suoi occhi erano pozze verdi senza fondo, studiai la sua macchine fino a che fosse possibile chiedendomi se lui sarebbe stata la nostra rovina e o la nostra salvezza.

"Allora come ti è sembrato?" chiese mio padre rilassando la postura "può andare molto lontano, hai fatto bene a portarlo dalla nostra parte, ma non sottovalutarlo mai" dissi io "va bene Olivia, sei pronta per domani?" mi chiese lui, io annuì sicura "sai che se questa vita ti pesa puoi andare a fare il college o comunque qualcosa per staccarti per un po'" disse lui. Si è sempre preoccupato per me "no papà va bene così" dissi io sincera sorridendogli, lui mi diede un bacio sulla fronte e mi augurò la buona notte.

Mi ritirai nella mia camera e mi preparai per andare a dormire.

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