Capitolo 34

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Mi svegliai con un fiato caldo sul collo. Sorrisi quando vidi Mason dormire accanto a me. Dalle grandi vetrate della casa notai che era circa l'alba.

Cercai di scattare una foto con gli occhi e imprimermela nella memoria.

Dovevo andare in bagno, Lentamente spostai il braccio di Mason. I muscoli mi facevano male a ogni movimento. Tenendomi al muro riuscì a alzarmi. Zoppicando riuscì a raggiungere il bagno. Ci misi 5 minuti per trovare la forza di alzarmi dal water. Andai verso lo specchio e mi guardai. alcune parti delle gambe erano fasciate. La pancia e il seno erano avvolti da fascia bianche, si vedeva dal viso che ero dimagrita.

"Olivia" disse di scatto Mason aprendo la porta del bagno. "Sono qui" dissi andando verso di lui zoppicando. Vidi la preoccupazione nei suoi occhi "non farlo più" disse lui prendendomi in braccio e mettendomi sul letto. "So camminare caro Mason" dissi io scherzando. "Olivia come tu pensi che essere tornata a casa sia un illusione, io penso che tu sia ancora lì in quel posto" disse lui ", non volevo svegliarti solo per andare in bagno" dissi io mentre mi sistemavo sotto le coperte. Lui annuì "riesci a camminare vedo" disse lui dopo un po' " si anche se sento come se i muscoli mi scoppiassero" dissi io "è normale" disse Mason "ti stai riprendendo meglio del previsto" aggiunse.

"Riesco a fare anche questo" dissi io alzando il busto per baciarlo. Lui mi sostenne con una mano dietro la schiena. Gli misi le mani tremolanti trai capelli. Lui per non farmi far fatica mi fece poggiare la schiena sul cuscino e si avvicinò. Quanto mi erano mancate le sue labbra.

Si staccò "ne sono alquanto felice" disse "Hai fame?" chiese lui. Io annuì "chiedi a Anna di prepararmi una macedonia" dissi "va bene ma oggi pomeriggio ti porto qualcosa di più sostanzioso" disse lui alzandosi.

"Mason" lo bloccai prima che andasse di sotto. Lui si girò "chiama papa" dissi io.

Mio padre entrò dopo 10 minuti in pigiama e con gli occhi semichiusi "ti ho svegliato?" dissi io piano "aspettavo solo che Mason mi chiamasse" disse lui sorridendomi e sedendosi sul letto al mio fianco "hai dormito?" chiese mio padre accarezzandomi il viso dolcemente "si" dissi io.

Mi avvicinai con il busto e lui mi sostenne come aveva fatto Mason. Lo abbracciai.

Abbracciai il mio papà.

"Ho pensato di averti persa" disse "Ho guardato i tuoi video ogni secondo. Guardavo il tuo petto pregando che non si fermasse. In quei momenti rivivevo l'impotenza che mi attanagliava quando persi tua sorella" disse lui. Strinsi il più possibile il suo busto e lui leggermente aumentò la presa su di me "papà ho avuto paura ogni secondo. E pensavo che solo la morte mi avrebbe potuto dare pace. Ma l'unica cosa che mi fermava dallo strozzarmi con quelle catene eravate voi. Voi mi avete fatta sopravvivere. Mi avete salvata. Non dire neanche per un secondo che sei stato importante" dissi io guardandolo negli occhi. "Ho una cosa per te" disse lui sorridente. Prese una cosa da dietro la schiena. "Una rosa nera" ridacchiai io prendendola "è da un po' che non te le portavo" disse lui. "Grazie papà"

Lui se ne stava per andare "papà un altra cosa" dissi. Lui si fermò "Eloise conosceva le vostre mosse. C'è una cimice nel salotto. L'unica cosa su cui possiamo contare ora è sull'effetto a sorpresa..." mio padre mi bloccò "Adesso vedremo per la cimice. Però tu Olivia riposati per un po'" disse mio padre "Tu non mi butterai fuori" dissi fulminandolo "ti sospendo momentaneamente" disse. Io guardai in basso. Era il minimo dopo quello che era successo, lo capivo ma non vuol dire che l'avrei rispettato.

Lui uscì e dopo un paio di minuti rientrò Mason con la macedonia "non ho sentito le tue urla ne colpi di pistola. È andata meglio del previsto" disse Mason "Mi ha sospesa" dissi io mettendomi le mani sul viso "Ho nuove informazioni e lui mi sospende. Fanculo" dissi sbuffando "Olivia sei stata torturata da Eloise. Se fosse per me non metteresti più piede fuori" disse Mason. Io lo fulminai "felice che tu non sia mio padre".

"Ho sonno" dissi poi cercando di girarmi da un lato. "Ti lascio riposare" disse lui.

Sperai che con la luce del sole le ombre sparissero e con loro anche gli incubi.

Mi svegliai appesa per i polsi "no no non può essere" dissi in quella stanza vuota. Le fiamme si ergevano davanti a me. E tra il fuoco comparì Eloise "morirai da sola Olivia. Brucerai viva. Nessuno ti verra mai più a salvare" quelle parole mi rimbombavano nella testa. Il fuoco mi prese le gambe e urlai. Urlai quando le catene si spezzarono e mi lasciarono in balia del fuoco. Stavo precipitando tra le fiamme quando prima di toccare terra venni strappata dal buio.

Aprì gli occhi e mi ritrovai sotto il soffione della doccia. Ero seduta per terra. Mason spalancò la porta del bagno "Olivia ti ho sentita urlare" disse lui inginocchiandosi davanti a me per prendermi in braccio. "Aspetta" dissi io mettendo la testa sul muro della grande doccia di marmo e stando lì a occhi chiusi. Il petto si alzava e abbassava velocemente. Mason non sapeva cosa fare. Era solo lì davanti a me che aspettava miei ordini. Io mi feci più in là invitandolo e mettersi sotto il getto. Lui lo fece "come fai a stare sotto l'acqua gelata" disse respirando affannosamente per il freddo "l'acqua calda non avrebbe aiutato con il fuoco" dissi io guardandolo. "Hai sognato di essere nel fuoco?" chiese lui "Si. Però stavolta ero incatenata ai polsi. Quando la stanza in cui ero si riempì completamente di fuoco, le catene si spezzarono. Io precipitai nel fuoco. Poi mi sono svegliata" dissi io guardando dritto "da quanto dormivo?" chiesi "circa dieci minuti" "dio mio" dissi.

"Usciamo prima di prenderci una broncopolmonite" disse lui aiutando a alzarmi "devo rifarti le bende mi sa. C'è la fai a camminare?" chiese lui porgendomi la mano "si" Presi la sua mano e zoppicando andai nel letto. "Proviamo a toglierle del tutto" dissi io. Tolsi quelle dalle gambe "secondo te riesco a non metterle più?" chiesi io "Quelle delle gambe puoi toglierle, dai polsi aspetterei un altro giorno. Dalla schiena...proviamo a vedere" disse Mason abbassando lo sguardo. "È così brutta la situazione sulla schiena?" chiesi scherzosamente, lui non rispose "fammi una foto" dissi io passandogli il mio telefono.

Lui la fece e mi passò il telefono. Non c'era un lembo di pelle che era pulito dai lividi e strisce rosse. Socchiusi la bocca. Non dissi niente, fissai solo la foto. La persona che avrebbe dovuto amarmi più di tutte, La persona che avrebbe dovuto essere mia madre, mi ha torturata e martoriata. Come si poteva arrivare a livelli simili?

"Va bene" dissi spegnendo il telefono e buttandolo sul letto "quanto smetterà il bruciore?" chiesi io "Olivia sei imbottita di antidolorifici. Il dolore che sentì non è nulla a quello che proveresti senza quelli" disse lui "va bene allora diminuiamo la dose e mi allenerò a camminare. Ho spezzato un collo così, riuscirò a tornare in piedi" dissi io calma cercando di convincere me stessa "Diminuirò le dosi da domani. Provocheranno vomito, svenimenti e brividi di freddo" disse lui cauto "per quanto?" chiesi "circa tre giorni" disse lui. "Va bene" dissi io ravvivandomi i capelli. Si vedeva da ogni mio movimento che non andava bene. Mi feci forza.

"Puoi lasciarmi da sola Mason?" chiesi in un sussurro non guardandolo negli occhi "Va bene, per qualunque cosa sono qua fuori. Arriverò tra 2 ore per il pranzo" disse lui andandosene.

Leggere lacrime mi sfiorarono il viso. Ti prego finisci, ti prego finisci, ti prego finisci. Continuavo a ripetere. Volevo togliermi questo dolore di dosso. Basta ero stanca.

Volevo solo la normalità. Volevo uscire di casa per andare a correre sapendo che nessuno mi avrebbe rapita. Avrei voluto camminare senza sentire un dolore allucinante a ogni movimento. Era tutto troppo difficile

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